Mio padre mi ha insegnato a diffidare delle collettive momentanee e facili esaltazioni così come delle condanne sbrigative e sommarie: ragionare con la propria testa senza venderla all’ammasso, ascoltare con le proprie orecchie, parlare con la propria bocca. Cerco di mettere in pratica questi consigli anche nelle situazioni più difficili e delicate.Mi riferisco al coro di esaltazione per il comportamento degli agenti di polizia che, a Sesto San Giovanni, hanno diligentemente fermato e controllato un elemento sospetto, hanno reagito prontamente ai suoi spari e quindi hanno involontariamente eliminato un pericoloso terrorista islamico in fuga, responsabile della strage di Berlino e che avrebbe presumibilmente potuto reiterare i suoi attacchi.Coraggio, tempestività, prontezza, freddezza, professionalità: onore al merito e capisco come l’onore possa assumere la valenza di sollievo quando il merito è quello di averci difeso da un pazzo scatenato vocato fanaticamente a seminare morte e terrore.Lasciamo perdere se sia stato opportuno o meno rivelare il nome di questi due agenti: probabilmente lo si è fatto per dare ad essi il giusto riconoscimento pubblico, facendo prevalere l’opportunità del compiacimento sulla necessità del riserbo cautelativo e protettivo. Mi rimetto alla valutazione dei massimi responsabili dell’ordine pubblico e della lotta al terrorismo e non mi associo alle sottigliezze mediatiche.Lasciamo stare la forzata, esagerata ed esaltante ricaduta dell’episodico successo sul sistema di controllo territoriale, anche se ammetto al riguardo una probabile superiorità del nostro Paese rispetto ai sovrastimati partner europei.Mi permetto invece di allargare il discorso sul ruolo e il comportamento delle forze di polizia ed al loro trattamento economico e normativo.Innanzitutto sarebbe cosa buona rivedere e sistemare l’inquadramento e la remunerazione di questi operatori che svolgono una funzione importante e rischiosa al nostro servizio: credo non sia il caso di risparmiare nei loro confronti, senza tuttavia sorvolare sugli sprechi che sono in agguato anche in questo settore della pubblica amministrazione.Poi viene il problema del loro comportamento, della loro guida e del loro coordinamento. Non si possono dimenticare e tacere abusi, atteggiamenti gratuitamente violenti, eccessi colposi, reazioni spropositate, esibizionismi politici di un certo tipo, pestaggi, spedizioni punitive, coperture omertose, depistaggi e via discorrendo. Per queste eccezioni (?) ci sono responsabilità a tutti i livelli, che purtroppo non vengono mai scoperte e punite ma maldestramente giustificate o silenziate.Ho sempre riscontrato come ci siano due pesi e due misure nel comportamento in occasione di scontri per manifestazioni politiche rispetto ai disordini negli stadi, nella lotta alla microcriminalità rispetto alla macrodelinquenza, nella lotta contro il microspaccio di stupefacenti rispetto alle mafie che ne detengono il monopolio, nel controllo pesante sulle prostitute rispetto ai loro sfruttatori e carnefici. Mano dura coi piccoli e soprattutto con il ribellismo sociale, mano leggera con i grandi e con la delinquenza di livello e più nascosta.Non è il caso di insistere con esempi che disturbano e mettono in crisi la credibilità del sistema.Andiamo quindi adagio nella generalizzata esaltazione: onore al merito, ma senza dimenticare il resto. Soprattutto non sopporto la strisciante mentalità da sbrigativi giustizieri del giorno e della notte: non abbiamo bisogno di sceriffi tuttofare, di protagonismi da telefilm, ma di servitori dello Stato a tutela della nostra sicurezza.Non so perché, ma i ministri degli Interni mi lasciano sempre perplesso: credo siano oggettivamente impossibilitati a svolgere quella funzione di indirizzo che sarebbe loro richiesta davanti alle sfuggenti autorità di polizia, carabinieri e guardia di finanza.Se devo essere sincero non nutro alcuna fiducia nei vari capi e generali: troppe storiche infedeltà condizionano il giudizio, troppe mele marce promosse per non essere rimosse, troppi fili pericolosi con i poteri mafiosi, troppe opacità nei rapporti con la delinquenza organizzata, troppe simpatie destrorse, troppe mentalità squadristiche.Credo che chi è impegnato in prima linea nel mantenimento dell’ordine e nella lotta alla delinquenza meriti tutta la collaborazione che spesso non viene concessa. Fiducia e stima vengono dopo e faccio molta più fatica a concederla.