Ad ogni giorno (non) basta il suo casino internazionale. Ultimo per chi batte, l’inghippo siriano, autentico caleidoscopio conflittuale in cui si intersecano i contrasti tra tutte le potenze che da tempo immemorabile soffiano su questo fuoco.
Finito il turno di Assad, sembra essere iniziato quello di una imperscrutabile (almeno per il momento) rivoluzione terroristica, ma non sarà la volta buona, i giochi resteranno aperti e su di essi si sfogheranno un po’ tutti alla ricerca dei loro sporchi interessi. Non è da escludere che in futuro si possa rimpiangere Assad: è già successo con altri dittatori.
Il disordine mondiale aumenta sempre più, impazza e sembra non lasciare scampo. A livello occidentale solo la Ue potrebbe tentare di dipanare la matassa, ma non ha la compattezza, non ha la dirigenza, non ha la lungimiranza strategica e nemmeno l’abilità tattica.
Meglio allora lasciar fare a Donald Trump: lui sì che se ne intende! Pensiamo di spegnere il fuoco con la benzina e speriamo di non scottarci. Non mi stupirei che il futuro presidente Usa, nonostante l’antiterrorismo di facciata, avesse in testa di appoggiare strumentalmente i ribelli siriani in chiave anti-Russia e anti-Iran, lasciando fare magari il lavoro sporco a Israele che muore dalla voglia di intervenire. La Turchia dovrebbe stare coi ribelli, mettendo in imbarazzo la Nato, anche se una Nato forte val bene una messa turco-siriana.
Ho dato solo alcune pennellate paradossali in una tela dove tutto può essere dipinto. Torno alla casa comune europea. Qui la padrona è, scusate la volgarità, Ursula von der Kazzen (non è mia, è di un mio simpatico ed intelligente amico che non ne ha preteso il copyright) con la sua batteria di commissari allo sbaraglio. Trump, Putin e c. questi signori se li mettono in tasca e li tirano fuori per assestare loro le botte al momento giusto. L’Europa si guarda l’ombelico, mentre i potenti (?) mostrano ben altri attributi.
Dopo l’ingresso dei ribelli jihadisti a Damasco e la caduta del regime di Assad, l’intero quadro politico e militare del Paese sembra sospeso sul caos. Cosa accadrà? La polverizzazione del regime siriano, e il ridefinirsi del puzzle delle alleanze, a cosa condurrà? Per ora c’è una sola certezza: siamo davanti a un salto nell’ignoto. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha convocato per oggi una riunione straordinaria. Il responsabile per i diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Turk, durante una conferenza stampa alla vigilia della Giornata internazionale per i diritti umani ha sottolineato come “bisogna prendere tutte le misure per proteggere le minoranze siriane ed evitare rappresaglie”. (dal quotidiano “Avvenire”)
Dopo il danno anche la beffa dell’intervento a cose fatte del sempre più imbelle Onu, che fa finta di preoccuparsi delle minoranze, le quali stanno fresche se aspettano l’Onu, fanno in tempo ad essere tutte massacrate e sacrificate sullo spettacolare altare siriano.
«Parlèmma ‘d robi alégri» intimarono gli amici di mio padre alla compagnia in vena di discorsi penosi: uno di loro, accettando il perentorio invito, rispose: «Co’ costarala ‘na càsa da mòrt?». Provo a parafrasare questo dialogo: «Parlèmma ‘d päza!». «Quand scoppiarala la pròsima guéra?».