Stellantis, illuminati da quale stella?

Il segno. Stellantis, i parroci di Pomigliano davanti ai cancelli con i lavoratori. La richiesta dei lavoratori Trasnova ai sacerdoti della città delle fabbriche: «Pregate per noi». Don Tortora: «Senza risposte verremo a dire Messa qui».

Il segno è stato forte e avvertito con emozione dai lavoratori preoccupati per il proprio futuro. I parroci di Pomigliano d’Arco stamattina si sono recati dinanzi ai cancelli dello stabilimento Stellantis per solidarizzare con i lavoratori di Trasnova, giunti alla terza notte di protesta.

Don Aniello, don Leonardo, don Salvatore, don Filippo, don Pasquale, don Pietro, don Sebastiano, don Peppino, volti noti in città per la loro azione pastorale e sociale, hanno ritenuto che la loro presenza fisica valesse più di mille parole. In rappresentanza del vescovo di Nola Francesco Marino, i sacerdoti hanno offerto la piena disponibilità delle rispettive comunità parrocchiali per ogni forma di sostegno spirituale e materiale.

In realtà, l’esigenza più sentita dei lavoratori ha sorpreso anche i sacerdoti: “Pregate per noi”, hanno chiesto gli operai di Trasnova, società dell’indotto cui Stellantis ha comunicato di non voler rinnovare la commessa, in scadenza il prossimo 31 dicembre. Sono circa 370 i lavoratori coinvolti in Italia, 90 attivi nel solo stabilimento di Pomigliano per l’attività di movimentazione delle vetture. Lavoratori che definire esterni a Stellantis è poco più di un formalismo, dato che la gran parte di loro lavorano nella fabbrica di Pomigliano da anni, i più anziani da oltre 20.

“Saremo la vostra voce nella città”, ha rassicurato don Aniello Tortora, che oltre ad essere sacerdote nella parrocchia che accoglie l’aria industriale di Pomigliano è anche vicario episcopale per la giustizia e la carità. La Chiesa di Nola e le parrocchie di Pomigliano partecipano storicamente con particolare intensità alle vertenze dei lavoratori della significativa zona industriale della città. Appena poche settimane fa, il vescovo in persona, Francesco Marino, aveva scritto un’accorata lettera sull’altra vicenda che preoccupa il territorio, quella di Leonardo Aerostrutture.

É un momento di grande apprensione per i siti produttivi campani, e Pomigliano rappresenta l’epicentro della crisi. “La nostra battaglia – spiega un lavoratore – è per tutto l’indotto. Se perdiamo noi, perdono tutti. Se vinciamo, vinciamo tutti”. I sacerdoti hanno promesso che in caso di mancate risposte, che portassero i lavoratori a prolungare la loro presenza notte e giorno dinanzi allo stabilimento, verranno a celebrare Messa con loro, proprio davanti a quei cancelli che una volta erano segno di speranza e realizzazione personale. (dal quotidiano “Avvenire”)

L’evento è di quelli che fanno riflettere da tutti i punti di vista. Parto dal discorso ecclesiale. Che le comunità cristiane guidate e rappresentate dai propri parroci solidarizzino concretamente con i lavoratori in difficoltà è un segno di grande rilievo: la vita cristiana è fatta di solidarietà con chi è in difficoltà. Il Vangelo è pieno di inviti ed esempi in tal senso. Di seguito riporto due eloquenti citazioni.

«Lo so, mi hanno cercato i lavoratori della Saeco, fabbrica in crisi, e andrò sicuramente, anche se non riuscirò a passarci subito, ma quando andrò parlerò con tutti. Non voglio fare una visita formale, ma andare, capire, portare il mio contributo per quello che potrò. Non voglio deludere nessuno dei tanti che hanno aspettative nei miei confronti, ma non voglio nemmeno fermarmi ai saluti e alle parole di rito, bisogna capire per aiutare, prima di parlare» (Matteo Zuppi, vescovo di Bologna e presidente della Cei).

Giorgio La Pira, un cattolico profeticamente impegnato in politica. Ecco come si espresse nel 1955 alla segreteria nazionale della DC: «Fino a quando mi lasciate a questo posto, mi opporrò con energia massima a tutti i soprusi dei ricchi e dei potenti. Non lascerò senza difesa la parte debole della città: chiusura di fabbriche, licenziamenti e sfratti troveranno in me una diga non facilmente abbattibile… Il pane (e quindi il lavoro) è sacro. La casa è sacra. Non si tocca impunemente né l’uno né l’altra! Questo non è marxismo: è Vangelo! Quando gli Italiani poveri saranno persuasi di essere finalmente difesi in questi due punti, la libertà sarà sempre assicurata al nostro Paese».

Aggiungo una considerazione culturale più che politica. È ora di affrontare i problemi partendo dalle persone e non dai massimi o minimi sistemi. Vale per i politici investiti di responsabilità, vale per i partiti, vale per i sindacati, vale per tutti i cittadini. In questi giorni il problema Stellantis viene affrontato in modo asettico e farisaicamente scientifico alla ricerca di soluzioni che consentano al sistema capitalistico di continuare a vivere come se niente fosse. È pur vero che, come scrisse un insigne economista, il capitalismo ha i secoli contati, ma, durante questi secoli, chi ha detto che il sistema non possa cambiare?

Chiudo, tanto per cambiare, con una malinconica nota di pessimismo, espressa con una domanda tra l’ironico e lo sconfortante.  Non è che i lavoratori si rivolgono alla Chiesa come ultima spiaggia vista la insensibilità delle istituzioni e la inconcludenza della politica? Può darsi che ci stia anche questo. Ecco perché non bisogna soltanto solidarizzare fattivamente con tutte le forme di povertà, ma impegnarsi sul piano sociale e politico per eliminarle, facendo della giustizia sociale l’imperativo irrinunciabile dell’essere cristiani.