La pace dei sepolcri e la rivincita dei sogni

Il ritorno di Trump alla Casa Bianca il 20 gennaio ha riportato sul tavolo la risoluzione diplomatica per porre fine all’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca iniziata a febbraio 2022. Ma ha anche portato a temere a Kiev che un rapido accordo di pace potrebbe avere un prezzo elevato per l’Ucraina. I consiglieri di Trump hanno lanciato proposte per porre fine alla guerra. Prevedono la cessione di fatto ampie parti del paese alla Russia per il prossimo futuro. Dall’inizio dell’invasione russa, gli Stati Uniti sotto la presidenza democratica di Joe Biden hanno impegnato oltre 175 miliardi di dollari in aiuti per l’Ucraina, inclusi oltre 60 miliardi di assistenza per la sicurezza. Ma non è certo se gli aiuti continueranno a quel ritmo sotto Trump. Il quale ha detto in più occasioni di voler porre fine rapidamente alla guerra. (da open.online)

Cosa c’è da aspettarsi dal dialogo fra Trump e Putin? Ci sono tanti modi per dialogare e raggiungere eventuali accordi. Nel caso di questi due squallidi personaggi non si potrà che rimanere ad un livello di scambio di reciproci e sporchi interessi: andranno probabilmente alla ricerca degli scheletri nei loro armadi (Dio solo sa quanti ne avranno) e ne faranno un “rogo diplomatico”. Resterà nell’aria la puzza di morte e la pace spunterà dai sepolcri.

Il compromesso si può cercare e trovare al più alto livello (esempio la Costituzione italiana), ma è molto più facile trovarlo al più basso livello. Nel secondo caso i problemi non vengono risolti e nemmeno avviati a soluzione, ma scaricati sui soggetti terzi più deboli. La guerra in buona sostanza viene rimossa, ma non risolta.

Saprà l’Unione europea svolgere il ruolo di terzo incomodo capace di scombinare i giochi? Il recente attivismo zelenskyano verso i paesi europei dimostra che l’Ucraina teme di essere parte di un bottino spartito fra Russia e Usa. I più cinici osservatori diranno che è sempre meglio una pessima pace di una bella guerra. Io non mi metto su questo piano, piuttosto che cedere alla peggiore delle realpolitik preferisco aggrapparmi ai sogni come diceva Martin Luther King.

“Non consultarti con le tue paure, ma con le tue speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni, ma al vostro potenziale irrealizzato. Non preoccupatevi per ciò che avete provato e fallito, ma di ciò che vi è ancora possibile fare” (Papa Giovanni XXIII).

Qualcosa peraltro sembra muoversi anche al Parlamento europeo: un seme di pace gettato nel terreno pieno di sassi e spine. Una sorta di realismo ottimistico, un ammonimento a persistere nel sogno per chi crede nella pace e anche per chi crede di essere definitivamente dalla parte giusta della guerra e non si accorge di essere chiuso in una prospettiva di morte.

La strada che l’Unione Europea sembra intenzionata a imboccare è quella di un’economia di guerra, con un aumento vertiginoso delle spese militari. Nella convinzione che solo con la vittoria – a partire dall’Ucraina – si raggiunga la pace. Costi quel che costi. Convocato dal presidente del Consiglio Antonio Costa, il Consiglio europepeo per la Difesa del 3 febbraio apre la strada al tema della difesa europea, mettendo all’ordine del giorno temi come spesa bellica, rafforzamento degli eserciti nazionali, finanziamenti all’industria degli armamenti. Con loro ci saranno il segretario generale della Nato, Mark Rutte, e anche il primo ministro del Regno Unito Keir Starmer

Un orientamento guardato con grande preoccupazione da una trentina di europarlamentari di diversi paesi e di quattro gruppi (S&D, Verdi, Left e Renew), di cui una dozzina italiani. Oggi a Roma alcuni di loro si sono riuniti concordando un’agenda di lavoro su corsa al riarmo, intelligenza artificiale, crisi climatica, migrazioni e deportazioni, ma anche sostegno agli organismi internazionali come Onu, Cpi, Unrwa. Poi, nella David Sassoli dello Spazio Esperienza-Europa a piazza Venezia, hanno annunciato la nascita dell’Intergruppo per la pace. Presenti alla conferenza Marco Tarquinio del gruppo S&D, Gaetano Pedullà, Carolina Morace, Dario Tamburrano del M5s. In collegamento Leoluca Orlando e Cristina Guarda dei Verdi. Hanno aderito all’Intergruppo anche Brando Benifei, Giuseppe Lupo, Matteo Ricci e Cecilia Strada di S&D e Ignazio Marino dei Verdi. (dal quotidiano “Avvenire” – Luca Liverani)

E poi credo in Dio e recito tutte le mattine la preghiera scritta dal cardinale Zuppi: “Signore, che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, che vieni sulla terra per portare luce nelle tenebre, dona al mondo la pace. Donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace. Donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Amen”.

Ricordiamo al mondo di essere in fiduciosa ed impegnativa attesa che si compiano le evangeliche profezie: “I superbi siano dispersi nei pensieri del loro cuore; i potenti siano rovesciati dai troni, e finalmente innalzati gli umili; siano ricolmati di beni gli affamati, i pacifici siano riconosciuti come figli di Dio e i miti possano ricevere in dono la terra”.