Sono rimasto colpito dalle presuntuose e fastidiose dichiarazioni (quasi un sostanziale ed eloquente fuori onda) del noto ed autorevole esperto di geopolitica Lucio Caracciolo, rese durante una puntata della trasmissione “otto e mezzo” su la 7 dedicata all’affaire Almasri: il salotto di Lilly Gruber trasformato per l’occasione in un bar sport prestato alla politica, dove ai rutti sgangherati di Mario Sechi, direttore di Libero, hanno fatto eco quelli eleganti del direttore di Limes.
La Corte penale internazionale chi se la fila? Così ha detto a bassa voce Caracciolo. Alcuni importanti Paesi, come gli Usa, non ne riconoscono la giurisdizione, ma anche chi la riconosce ne ha una considerazione molto relativa, tendente a zero. Fin qui la triste realtà. Tutti sono disposti ad ospitare Netanyahu nonostante l’ordine di arresto emesso nei suoi confronti dalla Carte dell’Aia, il generale libico Almasri ha scorrazzato liberamente in Europa, il torturatore di migranti è stato fermato in Italia, ma per cavilli giuridici l’ordine di arresto è stato prima dribblato e poi apertamente violato con il suo rimpatrio.
Il realismo caraccioliano è indiscutibile, ma ci sarebbe invece molto da discutere sul suo paralizzante e contagioso scetticismo: il cortocircuito fra decisioni della Corte dell’Aia e comportamento degli Stati è sintomo di un grave malessere a livello mondiale, dove regna il caos calmo del menefreghismo nei confronti di tutte le istituzioni sovranazionali (dall’Onu alla Cpi) che dovrebbero garantire giustizia e pace nei rapporti internazionali. Rinunciare al ruolo di questi organismi vuol dire rimettersi in toto alla legge del più forte con tutte le conseguenze a livello di coesistenza bellica.
Morale della favola indirettamente narrata dal direttore di Limes: non c’è da stupirsi dell’assordante silenzio italiano e tanto meno da censurare la subdola violazione del diritto internazionale da parte del governo. Se chi, bene o male, fa opinione, lancia questi messaggi, contribuisce alla creazione di un clima negativo, in cui tutto diventa possibile anche le torture ai migranti in cambio della loro neutralizzazione, anche i genocidi spacciati per legittima difesa.
Ma Lucio Caracciolo ci ha riservato un’altra chicca. Ha svaccato come atto di “pseudo-aventino portasfiga” la protesta parlamentare delle opposizioni contro il silenzio governativo relativamente alla vicenda Almasri. Ci rendiamo conto che il Parlamento è trattato dall’attuale governo come “un’aula sorda e grigia” di mussoliniana memoria? Altro che ironia fuori luogo!
Tirando le conclusioni, se i criminali di guerra e simili se la possono cavare con la realpolitik e le ragion di Stato, se i Parlamenti non contano un cazzo, dove andiamo a parare? Lucio Caracciolo abbia la compiacenza di spiegarcelo dall’alto della sua scienza infusa: sostituiamo la Costituzione italiana, lo Statuto delle Nazioni Unite, lo Statuto della Corte penale internazionale, la dichiarazione di Helsinki, la Costituzione europea e quant’altro con gli atti della rivista italiana di geopolitica “Limes” da lui magistralmente diretta?
La situazione politica è di una gravità eccezionale e sconfortante: ai miei tempi si sarebbe scesi in piazza un giorno sì e l’altro pure. Oggi invece soffro in silenzio, mi sfogo scrivendo, mi consolo col Papa, ma mi sento politicamente solo e pensare che la politica non è un fatto puramente personale.
Durante la contestazione sessantottina andava per la maggiore uno slogan: “Pagherete caro, pagherete tutto!”. Pagheremo caro, pagheremo tutto! Soprattutto davanti a Dio che non starà a sottilizzare e ci chiederà conto: ero torturato nei lager libici e voi facevate accordi coi miei torturatori, li lasciavate andare liberi perché vi conveniva. Oserò portare a mia discolpa le tesi minimaliste e giustificazioniste di Lucio Caracciolo? Il Padre Eterno dirà: Lucio Caracciolo chi? E passerà al giudizio. Non vado avanti con la parafrasi evangelica perché rabbrividisco al pensiero della sorte che mi toccherà…