Si era capito che la vicenda di Cecilia Sala doveva servire per la premier Meloni da trampolino di lancio per tuffarsi nella piscina trumpiana. È stato così con esito positivo quanto alla liberazione della giornalista italiana, ma con prospettive inquietanti per il nostro Paese e per l’Europa.
Prendendo atto della situazione di stallo europea e partendo dalla mancanza pressoché totale di fiducia nella prospettiva, peraltro imprescindibile, di un Europa veramente unita e protagonista sulla scena mondiale, si preferisce, a livello del governo italiano (sarebbe meglio dire a livello del governo meloniano), puntare ad essere il riferimento preferito della politica trumpiana, che gioca allo sfascio dei rapporti di problematica collaborazione, sostituendoli con quelli di spietata concorrenza.
Giorgia Meloni, per mania di grandezza e ansia protagonistica, al di fuori di qualsiasi disegno strategico e finanche tattico, sta mettendo l’Italia nella scomoda posizione di “quinta colonna trumpiana”: non è dato capire quali vantaggi ne ricaveremo non tanto e non solo in una prospettiva ideale di pace e di progresso globale, ma anche in una logica realistica di concreti interessi economici e commerciali.
È molto pericoloso infatti giocare il ruolo di nazione favorita, rischiando di svolgere la funzione di mero tassello in un mosaico scombinato e sconclusionato e di rimanere schiacciati in uno splendido e tattico isolamento. Questi giochini pseudo-diplomatici non portano da nessuna parte.
Che Donald Trump giochi a dividere l’Europa lo si è capito fin dagli albori della sua prima esperienza presidenziale, ma che l’Italia si presti a fargli da sponda in questa autentica “maialata” è roba inaccettabile da tutti i punti di vista. Alla fine non saremo figli di nessuno! Peraltro non vedo alcun piatto di lenticchie se non l’illusione di mangiare alla tavola dei padroni mentre ci dovremo accontentare semmai delle briciole che si danno ai cagnolini.
È molto pericoloso inserirsi alla cieca nei giochi neo-imperialisti degli Usa. Dove vuole parare Trump? Non certo a farsi suggerire le mosse da Giorgia Meloni… Il governo italiano è senza politica estera e sale sul primo treno che passa nella speranza che porti da qualche parte, non importa quale.
È decisamente umiliante assistere alla precipitosa corsa alla reggia mediatica di Elon Musk per prostrarsi ai suoi piedi, per legarsi alle sue mire espansionistiche. Ma in che mondo viviamo? E pensiamo di migliorarlo adeguandoci ad esso? Questa è la catastrofe dell’Italia altro che successi della diplomazia italiana!
Non vorrei che la liberazione di Cecilia Sala diventasse la vittoria di Pirro per l’Italia: sarebbe una beffa anche per la giornalista, che, dopo aver battagliato giustamente per i diritti laddove vengono calpestati, si trovasse suo malgrado ad inaugurare un corso storico in cui i diritti dei forti diventano rovesci dei deboli.
Concludo queste amare riflessioni ricordando l’episodio avvenuto in Scozia ai tempi della Brexit. La propensione degli scozzesi verso l’Unione europea, seppure almeno in parte strumentale rispetto alle loro mire indipendentiste dal Regno Unito, sfociò in rabbia e trovò, per ironia del destino, un ulteriore motivo di ribellione nelle parole proferite proprio in Scozia nei giorni del referendum dall’aspirante candidato repubblicano alle presidenziali americane, Donald Trump: «Vedo un reale parallelo fra il voto per Brexit e la mia campagna negli Stati Uniti». Come ha riferito Pietro Del Re, inviato di Repubblica, nel pub di John Muir a Edimburgo, quando Trump è apparso in tv, tutti i clienti si sono avvicinati allo schermo. Poi, hanno tutti assieme cominciato a urlargli insulti di ogni genere, il cui meno offensivo è stato senz’altro pig, porco.
Ebbene non so cosa diranno i clienti dei bar italiani quando appariranno le immagini di Giorgia Meloni in dolce compagnia di Trump e Musk. Si lasceranno incantare dalle sirene di una premier che ha il potere di parlare con gli aspiranti padroni del mondo oppure andranno oltre le prime impressioni e sentiranno anche in questo caso la puzza di porcilaia?
Militava nelle file della Democrazia Cristiana un personaggio di secondo piano, che però ostentava i suoi legami con i big dell’epoca. Cosa faceva? Durante i convegni, saliva di soppiatto alla tavola dei relatori, si avvicinava furtivamente a qualche esponente politico di spicco e osava chiedergli qualcosa, probabilmente gli poneva una innocua e insignificante domanda, che serviva tuttavia ad apparire mediaticamente in rapporti confidenziali con i politici che contavano. Si accontentava di questo. Saprà Giorgia Meloni accontentarsi di sembrare potente? Non credo proprio. E allora…vedi sopra.