La diplomazia alla puttanesca

Mohammed Abedini Najafabadi, l’uomo dei droni, è libero ed è tornato nel suo Paese. Il Guardasigilli Nordio ha firmato la richiesta di revoca dell’arresto dell’ingegnere iraniano bloccato a Malpensa lo scorso 16 dicembre: su di lui pendeva il mandato di arresto internazionale degli Stati Uniti, che lo accusano di aver avuto un ruolo chiave in un attentato in Giordania un anno fa, dove persero la vita tre militari americani. Con l’atterraggio di Abedini a Teheran, scarcerato dopo 27 giorni di reclusione in Italia, si chiude una vicenda complessa, intrecciatasi con l’arresto della giornalista Cecilia Sala in Iran, che ha visto lavorare sottotraccia il nostro Paese assieme a Usa e Iran. (dal quotidiano “Avvenire” – Massimo Chiari)

Penso sia ormai più che dimostrato il legame esistente fra la liberazione di Cecilia Sala e quella dell’iraniano Abedini. Non è un fatto scandaloso, ma nemmeno da osannare come un grande successo diplomatico. Purtroppo ha comportato un certo qual riconoscimento delle pretese iraniane: ricordiamoci che siamo di fronte ad un Paese che calpesta i diritti fondamentali (delle donne in primis), che non esita ad utilizzare la tortura e che arriva a condannare a morte chi gli si oppone.

In secondo luogo l’Italia ne esce scopertamente e spudoratamente “usa-dipendente”: nel nostro Paese non si muove foglia che l’America non voglia. L’improvviso e teatrale viaggio di Giorgia Meloni lo dimostra: non ci si è rivolti al presidente in carica Joe Biden, ma a quello eletto Donald Trump, mettendo le mani avanti a scanso di equivoci. Abbiamo così ottenuto il nulla osta che dovremo in futuro onorare come una sorta di cambiale in bianco che gli americani non mancheranno di mettere all’incasso. Non è la migliore delle versioni della storica nostra alleanza con gli Usa.

In terzo luogo e in conclusione non c’è proprio niente da sbandierare e celebrare e di cui andare fieri, ma semmai c’è da ingoiare il boccone amaro e da tacere. Solo la vita di Cecilia Strada è salva. Per la dignità italiana meglio lasciar perdere. Oltre tutto il ministro Nordio si è rimangiato la parola anticipando e scavalcando con una certa nonchalance il parere della magistratura competente: non era infatti il caso di rischiare un altolà giudiziario…

Un tempo queste cose si facevano e non si dicevano, oggi si spettacolarizzano addirittura prima e dopo averle fatte. Non era ipocrisia quella di un tempo, era soltanto buongusto; non è coraggio quello di oggi, è soltanto cinico protagonismo.

L’unico rigurgito di dignità potrebbe in prospettiva consistere in un’azione internazionale decisa e coerente a favore dei diritti democratici in tutto il mondo, nella interruzione del pericoloso e sbrigativo flirt con gli Usa, nel ritorno ad una seria politica europeista. La pazienza strategica che sfida l’improvvisazione tattica.