Il grido della fraternità e il silenzio della politica

Immagini choccanti, video dell’orrore che raccontano le brutalità a cui vengono sottoposti i migranti che cadono nelle mani degli aguzzini libici. Sono le testimonianze terribili che corrono sui social e che hanno l’obiettivo di raggiungere i familiari e gli amici dei detenuti nel carcere di Garnada, situato a circa 200 chilometri a nord-est di Bengasi, torturati per estorcere denaro in cambio della libertà. Video che “Agenzia Nova” ha scelto di pubblicare, oscurando i volti delle persone torturate. Intanto più di 600 migranti del Niger sono stati deportati con la forza dalla Libia attraverso il Sahara, in quella che è considerata una delle più grandi espulsioni dal Paese nordafricano fino ad oggi.

Anche l’Organizzazione internazionale per le Migrazioni (Oim) ha confermato che 613 persone, tutte nigeriane, sono arrivate nella città desertica di Dirkou lo scorso fine settimana a bordo di diversi camion. «C’è stata l’espulsione di 400 persone lo scorso luglio, ma questo convoglio è il numero più grande fino ad oggi», ha affermato Azizou Chehou, di Alarm Phone Sahara secondo cui il viaggio attraverso la regione del Sahara tra la Libia e il Niger è stato «pericoloso e traumatizzante».

Le espulsioni giungono mentre i Paesi dell’Ue sono stati accusati di ignorare le diffuse e sistematiche violazioni dei diritti umani e gli abusi contro i migranti in Libia e allo stesso tempo cercano di ridurre il numero di persone che arrivano in Europa. «Questa è la politica di confine dell’Europa messa a nudo, esternalizzando espulsioni di massa e morte alla Libia, dove il deserto diventa un cimitero», ha detto David Yambio, portavoce dell’organizzazione non-profit Refugees in Libya. (dal quotidiano “Avvenire” – Daniela Fassini)

Nella presentazione al libro “Salvato dai migranti” di Don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea Saving Humans, papa Francesco scrive così.

«Il dramma dei migranti interpella la nostra identità più profonda: si tratta di scegliere se essere veramente fratelli e sorelle o no. L’ho ribadito all’incontro dei vescovi e dei giovani del Mediterraneo a Marsiglia il 22 settembre 2023: “Davanti a noi si pone un bivio: da una parte la fraternità, che feconda di bene la comunità umana; dall’latra l’indifferenza che insanguina il Mediterraneo. Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà. O la cultura dell’umanità e della fratellanza, o la cultura dell’indifferenza: che ognuno si arrangi come può”.

(…)

La fraternità è un grido: le persone migranti che bussano alle nostre porte portano in sé questo grido: chiedono di essere riconosciute come fratelli e sorelle, di camminare insieme. Il soccorso e l’accoglienza non sono solo gesti umanitari essenziali, sono gesti che danno carne alla fraternità, che edificano la civiltà».

La politica fa orecchie da mercante di morte, scarica l’accoglienza sui Paesi africani di frontiera trasformandola in  tortura e deportazione, tratta i migranti come polvere da nascondere sotto  tappeti cimiteriali, si nasconde dietro l’alibi della lotta agli scafisti, ricorre alle sottigliezze per distinguere tra migrante economico, migrante irregolare, clandestino, richiedente asilo, profugo e rifugiato, criminalizza genericamente ed ipocritamente i poveri diavoli che cadono nella delinquenza di sussistenza, cavalca senza scrupoli gli istinti razzisti della gente, gioca allo scaricabarile intereuropeo, si illude di respingere un’autentica alluvione di povertà e disperazione raccogliendola col cinico cucchiaino della difesa dei confini, continua ad affrontare il fenomeno migratorio con una negativa logica emergenziale anziché in una positiva prospettiva di normalità.

Se non si cambia l’approccio al tema, passando dal compromesso dell’indifferenza alla radicalità della fratellanza, non se ne esce vivi: i migranti moriranno affogati in mare e noi moriremo asfissiati nel pantano del nostro egoismo.