Ci voleva una vescova per disturbare Trump

Timothy Broglio, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, si è congratulato con Trump all’indomani del suo successo elettorale. «La Chiesa cattolica non è allineata con nessun partito politico, e nemmeno la Conferenza episcopale – ha scritto l’arcivescovo in una dichiarazione –. Come cristiani e come americani, abbiamo il dovere di trattarci a vicenda con carità, rispetto e civiltà, anche se possiamo non essere d’accordo su come portare avanti questioni di ordine pubblico». (dal quotidiano “Avvenire”)

 

Cancellare – come ha annunciato Trump – «l’opprimente ideologia del gender» è solo un «gesto di buon senso». L’unica voce libera ad aver rotto il silenzio è quella del vescovo cattolico Athanasius Schneider, conosciuto per le sue posizioni conservatrici e, nello stesso tempo, per essere uno strenuo difensore del magistero e del papato (l’altro giorno ha avuto un intenso e cordialissimo colloquio con Francesco in Vaticano). Contattato dal Messaggero, monsignor Schneider ha riconosciuto che «l’annuncio del Presidente americano, sul fatto che ci sono solamente due sessi, cioè maschio e femmina, è una vittoria semplicemente del buon senso, della logica elementare e del riconoscimento della realtà». (dal quotidiano “Il Messaggero”)

 

Martedì, durante il suo secondo giorno da nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha partecipato a una funzione religiosa alla cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Washington D.C., una delle chiese più importanti degli Stati Uniti, gestita dalla Chiesa episcopale (una delle molte confessioni di cristiani protestanti del paese). Durante la funzione Trump ha ascoltato un intervento molto duro nei suoi confronti pronunciato dalla vescova episcopale di Washington D.C., Mariann Edgar Budde, che ha fatto esplicito riferimento alle sue politiche discriminatorie nei confronti delle persone che appartengono alla comunità LGBTQ+ e durissime per i migranti. Budde ha chiesto a Trump di avere «pietà» nei confronti «delle persone che in questo momento nel nostro paese sono spaventate. Ci sono bambini gay, bambine lesbiche e giovani persone transgender nelle famiglie Democratiche, Repubblicane e in quelle indipendenti, e alcune di queste persone temono per le loro vite». Budde ha anche ricordato a Trump che «le persone che raccolgono la frutta nei campi e puliscono i nostri uffici», cioè i lavoratori migranti, «forse non sono cittadini o non hanno i documenti in regola», ma «pagano le tasse e sono buoni vicini».Budde ha poi fatto un esplicito riferimento a una promessa elettorale di Trump, cioè quella di espellere dagli Stati Uniti tutti gli stranieri che non hanno un permesso di soggiorno. «Le chiedo di avere pietà, signor presidente, dei nostri vicini i cui figli temono che i loro genitori verranno portati via». Trump e il suo vicepresidente J.D. Vance hanno seguito l’intervento con facce piuttosto perplesse. (da ilpost.it)

 

Il messaggio di Francesco al quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti in occasione del suo insediamento alla Casa Bianca: «È mia speranza che sotto la sua guida il popolo americano si sforzi sempre di costruire una società più giusta, dove non ci sia spazio per odio, discriminazione o esclusione». E sulla mediazione negli scenari di guerra: «Chiedo a Dio di guidare i suoi sforzi nella promozione della pace e della riconciliazione tra i popoli». (da “Famiglia Cristiana”)

 

E pensare che Trump non ha esitato a considerarsi l’unto del Signore, bestemmiando clamorosamente. Ci sarà senz’altro chi contestualizzerà prontamente le fandonie religiose del presidente americano (quella del colpo di striscio all’orecchio, considerato come una grazia di Dio finalizzata a spianargli la strada, sembra una macabra barzelletta degna del miglior Berlusconi…).

Mi sarei aspettato di più dai massimi esponenti della Chiesa Cattolica: hanno prevalso la diplomazia, la posizione piuttosto tradizionalista e contraria alle linee pastorali di papa Francesco da parte dell’episcopato statunitense e la conseguente realistica considerazione per la stragrande maggioranza dei cattolici che ha votato per Trump. Un po’ più di coraggio, anche da parte di papa Francesco, non guasterebbe. Maria Vergine si sarà scandalizzata nel vedere capovolto il suo Magnificat. Il Padre Eterno avrà chiesto conto allo Spirito Santo, che, attonito, avrà balbettato qualche motivazione. Il Figlio avrà concluso con un laconico c.v.d. (come volevasi dimostrare), pensando ai tantissimi crocifissi in nome della realpolitik (sempre la solita storia).

Il coraggio lo avrebbero peraltro dovuto avere in campagna elettorale, invece, condizionati dal discorso sull’aborto hanno finito per spianare la strada a Trump. Una retromarcia sull’aborto val bene l’appoggio clericale e laicale ad un Erode riveduto e scorretto, che vuol salvare i bambini dall’età del concepimento in giù per poi magari trattarli da cani dagli zero anni in su?

È quindi tardi per sollevare il ditino della verità evangelica, anche se non è mai troppo tardi. Nel frattempo faremo l’inventario delle iniquità commesse dal salvatore Trump e/o in suo nome e/o per suo conto.

A livello di gerarchie religiose per ora si salva solo la vescova episcopale di Washington. Una donna vescovo: provocazione nella provocazione.