Un uomo d’ordine democratico nel putiferio istituzionale

A chi e a che cosa si riferiva Sergio Mattarella nell’auspicare, domenica, che tra le istituzioni vi sia «collaborazione, ricerca di punti comuni, condivisione delle scelte essenziali per il loro buon funzionamento e per il servizio da rendere alla comunità»?

È la domanda che si pone Angelo Picariello sul quotidiano “Avvenire”. Me la sono posta anch’io non appena ho letto le succitate dichiarazioni del Capo dello Stato, rimanendo però piuttosto deluso, perché, in un autentico putiferio istituzionale come quello che stiamo vivendo, mi sarei aspettato molto di più che non un criptico appello al bon ton.

Mi è sembrato un atteggiamento simile a quello di chi immerso nelle acque alluvionali fino al ginocchio non riesce a fare altro che ripararsi il capo con l’ombrello. Presidente, qui diluvia! Dica e faccia qualcosa di più perché stiamo affogando.

Angelo Picariello si dà una prima superficiale risposta: «Nella decennale dimestichezza con il suo galateo istituzionale, è ben nota la sua ritrosia a prendere parola su argomenti al centro delle libere valutazioni del Parlamento e dell’esecutivo. È quindi probabile che il riferimento principale del Capo dello Stato fosse rivolto alla perdurante inadempienza nella nomina del giudice costituzionale»

Insisto osservando come non basti il galateo istituzionale in mezzo a bordate che mettono in discussione i principi fondamentali della Costituzione come la divisione dei poteri, l’autonomia della Magistratura, il primato dei diritti universali etc. etc.

Sono sicuro che Mattarella stia operando molto sotto traccia con la moral suasion telefonica, ma c’è bisogno di sentire direttamente e chiaramente la sua voce. Non basta parlare di collaborazione, non è sufficiente la mozione degli affetti, occorre un fermo invito all’autocritica per tutti, suggerendo anche i punti su cui impostare l’esame della coscienza costituzionale.

Cosa sta facendo il governo in contrasto con la Costituzione e con il principio del buongoverno? Cosa non sta facendo il Parlamento per legiferare seriamente? Cosa sta sbagliando la Magistratura magari per rispondere con eccessi di zelo agli eccessi di pressapochismo del governo e rifiutando aprioristicamente una propria riforma?

Non si tratta di interferire, ma di svolgere fino in fondo il ruolo che la Costituzione assegna al Capo dello Stato. Non è un caso se gli attuali governanti temono il profilo costituzionale del Presidente della Repubblica, vaneggiando un suo depotenziamento di legge e di fatto con l’introduzione del premierato. E allora, intanto che siamo ancora in tempo, proviamo a dire pane al pane e vino al vino.

Sono convinto che i cittadini italiani e tutti quanti guardano alle vicende del nostro Paese con preoccupazione apprezzerebbero un intervento di Mattarella fuori dai denti non per offendere i trasgressori istituzionali, ma per difendere la Costituzione.

Al Parlamento potrebbe inviare un esplicito invito a svolgere con immediatezza i propri compiti avvertendo che in caso contrario procederà allo scioglimento delle Camere (l’unico pericolo che fa veramente paura ai parlamentari).

Al Governo dica chiaro e tondo di smetterla di giocare al massacro istituzionale, di attaccare rozzamente e faziosamente i magistrati pena la richiesta di dimissioni ai componenti del governo che si dedichino a questo deleterio esercizio (parlar male dei magistrati è diventato lo sport adatto per prevenire la tentazione di parlar male dei politici).

Ai Magistrati chieda di rimanere scrupolosamente nell’ambito delle loro competenze e funzioni, di fare l’impossibile per sveltire i tempi della giustizia, di non dare il benché minimo pretesto a chi voglia infangare il loro operato, di non rispondere alle provocazioni, di riconoscere la necessità di apportare modifiche all’ordinamento giurisdizionale e di elaborare a tale riguardo serie proposte di riforma.

Il tutto avvenga nella massima trasparenza senza alcun timore di disturbare i vari manovratori, parlando, se necessario, direttamente anche ai cittadini senza intermediazioni mediatiche e senza paura di interferire nelle vicende politiche (beata interferenza!!!).

In fin dei conti il Parlamento e tutta la politica in generale, con il plauso dei cittadini, hanno voluto che Mattarella rimanesse a tutti i costi al suo posto. Ebbene, abbiano il buongusto di ascoltarne le reprimende e il coraggio di darsi una regolata.

Tutti vedono come il capo dello Stato giri il mondo per aggiustare il tiro alla inconcludente e ondivaga politica estera governativa; tutti ascoltano le sue puntuali parole, in corrispondenza degli eventi che si succedono, per ribadire principi e valori irrinunciabili per la nostra democrazia, valga per tutti il carattere antifascista della nostra Costituzione repubblicana; tutti apprezzano la sua compostezza e il suo garbo che costituiscono una sorta di continua educazione civica (Dio sa quanto ne abbiano bisogno i governanti e i governati); tutti lo ringraziano  per quanto ha fatto e sta facendo per il nostro Paese.

A questo punto, dato il putiferio istituzionale cui accennavo, faccia un ulteriore sforzo interventista per mettere un po’ di ordine prima che il disordine ci sommerga e ci porti alla rovina. Non c’è tempo da perdere e non c’è ritrosia che tenga. Non rimane che aspettare che il Quirinale diventi sempre più il palazzo della democrazia in mezzo ai palazzi del potere, sperando che il potere si pieghi alle esigenze democratiche e…antifasciste.