Sarà la Corte di Giustizia dell’Unione Europea a definire meglio i contorni del recente decreto legge sui “Paesi sicuri”. La sezione immigrazione del Tribunale di Bologna, esaminando il caso di un cittadino del Bangladesh, ha infatti ritenuto «sussistenti» i presupposti per un rinvio pregiudiziale alla Corte con sede a Lussemburgo, per chiedere quale sia il parametro «sulla cui base debbono essere individuate le condizioni di sicurezza che sottendono alla designazione di un Paese terzo come paese di origine sicuro» e se sussista «sempre l’obbligo per il giudice nazionale di non applicare le disposizioni nazionali in caso di contrasto con la direttiva che riguarda le procedure comuni». In pratica, il Tribunale bolognese chiede se l’ordinamento europeo continui ad essere prevalente. E fa esplicito riferimento, come detto, al Bangladesh, ricordando che i casi in cui si riscontra la necessità di una protezione internazionale sono legati all’appartenenza alla comunità Lgbtqi+, alle vittime di violenza di genere, alle minoranze etniche e religiose, senza dimenticare i cosiddetti sfollati climatici.
Lo spirito del decreto, suggeriscono i giudici, avrebbe quindi il carattere di «un atto politico, determinato da superiori esigenze di governo del fenomeno migratorio e di difesa dei confini. Paradossalmente si potrebbe dire che la Germania sotto il regime nazista era un Paese estremamente sicuro per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca: fatti salvi gli ebrei, gli omosessuali, gli oppositori politici, le persone di etnia rom ed altri gruppi minoritari, oltre 60 milioni di tedeschi vantavano una condizione di sicurezza invidiabile. Lo stesso può dirsi dell’Italia sotto il regime fascista. Se si dovesse ritenere sicuro un Paese quando la sicurezza è garantita alla generalità della popolazione, la nozione giuridica di Paese di origine sicuro si potrebbe applicare a pressoché tutti i Paesi del mondo, e sarebbe, dunque, una nozione priva di qualsiasi consistenza giuridica». (dal quotidiano “Avvenire” – Igor Traboni)
Certe pentole più si mescolano e più puzzano. Quando si parte male è difficilissimo rimettersi in carreggiata. Il governo prima di maramaldeggiare sulla pella dei migranti spediti in Albania doveva studiare bene la fattibilità della procedura non solo dal punto di vista etico, ma anche sul piano giuridico. Invece una gaffe tira l’altra e, come si dice in dialetto padovano, “xe pèso el tacòn del buso”. La materia è delicata e non si può affrontare con la delicatezza di un elefante in un negozio di cristallerie.
Anche volendo prescindere dal merito del provvedimento di “esportazione migratoria”, rimane il punto dolente dei “Paesi sicuri”, da cui dovrebbero provenire i migranti in odore di rimpatrio o comunque di espulsione verso “lager transitori”. Chi lo stabilisce e in base a quali criteri? Non se ne esce vivi! O meglio non ne escono vivi i migranti che scappano dai loro Paesi.
Chi proviene dagli Stati sicuri non avrebbe infatti diritto alla richiesta di asilo e dunque viene trattenuto in un Cpr e allontanato dall’Italia. Il decreto, messo ora in discussione dal tribunale di Bologna, era arrivato dopo la decisione dei giudici del tribunale di Roma, sezione immigrazione, di non convalidare il trattamento di dodici richiedenti asilo, trasferiti nei centri in Albania e poi rientrati a Bari in seguito alla deliberazione della magistratura.
Fa sinceramente pena e vergogna la diatriba sull’accertamento dei motivi che spingono i rifugiandi alla fuga dai loro Paesi di origine così come la verifica della sicurezza di tali Paesi. Ci sarebbero i rifugiandi di comodo? Pensate un po’, gente che scappa disperatamente e mette a repentaglio la propria vita, abbandona tutto, paga cifre pazzesche a scafisti senza scrupoli, si sottopone ad un viaggio in condizioni disastrose senza alcuna garanzia di arrivare a destinazione e rischia di morire annegata. E tra questi ci potrebbe essere un disperato di comodo? Ma fatemi il piacere. Poi arrivano e nessuno li vuole accogliere. Tutti li scansano e li sballottano di qua e di là, come se fossero dei rifiuti da far sparire. Trattati “cme i rosp al sasädi”.
E questo sarebbe il buongoverno della destra reiteratamente premiato dagli elettori? E questa sarebbe la politica inattaccabile da parte della Magistratura? Non sono un aprioristico tifoso dei giudici, ma meno male che c’è la magistratura a bloccare provvedimenti senza capo né coda, visto che l’opposizione sa soltanto litigare al proprio interno, che la gente non ha il coraggio di reagire alle ingiustizie e di scendere in piazza e visto che siamo diventati tutti indifferenti davanti alle peggiori porcherie ai danni dei nostri simili.