Travolto dal terremoto mediatico Gennaro Sangiuliano ha provato a gettare la spugna e ha presentato le dimissioni a Giorgia Meloni. Lei però le ha respinte e per ora il ministro resta dov’è. Difficile dire per quanto tempo, perché anche se giura di «non voler ricattare nessuno», la vendetta di Maria Rosaria Boccia somiglia tanto a quella di chi, sedotto e abbandonato, decide di trascinare con sé l’oggetto del suo desiderio. Pare perfino provarci gusto, almeno a giudicare dal suo profilo Instagram, dove questa sera ha postato una confezione di popcorn poco prima dell’intervista del titolare della Cultura al Tg1(con il direttore Gian Marco Chiocci).
Lui, invece, è apparso provato, ha ammesso una «relazione di tipo affettivo», ma ha ribadito «in maniera categorica» che il suo dicastero non ha «speso un solo euro» per i viaggi dell’imprenditrice, affermando di non essere «ricattabile». Poi una serie di precisazioni sulle foto apparse in questi giorni, sui viaggi fatti assieme e sulla decisione «di interrompere il percorso di nomina di Boccia a consigliere per i Grandi eventi». Nessun rischio neanche per il G7 della Cultura perché l’imprenditrice «non ha mai avuto accesso a documenti riservati», al massimo a una «bozza di programma», quindi «non c’è alcun problema di sicurezza» per l’evento. Infine il capitolo più imbarazzante, con la conferma che è stata sua moglie a fare pressioni affinché interrompesse la frequentazione. E a lei che il ministro ha chiesto scusa in lacrime a fine intervista («la persona più importante della mia vita»), prima ancora che alla premier e ai suoi collaboratori. (dal quotidiano “Avvenire” – Matteo Marcelli)
L’episodio in questione (non certo il più grave fra i tanti successi a livello dell’attuale compagine ministeriale) pone innanzitutto il problema del rispetto della vita privata delle persone (comprese, a maggior ragione, quelle che facilmente finiscono nell’occhio del ciclone) e dell’opportunità di evitare l’insopportabile accanimento mediatico che sa tanto dello sbirciare dal buco della serratura.
Parto quindi dal massimo rispetto per le vicende personali di Gennaro Sangiuliano, senza alcuna ironia e senza scadere nel pericoloso gossip in cui si stanno esercitando un po’ tutti: gli fanno ingiustamente notare l’inadeguatezza politica illuminandola con le luci rosa di eventuali avventure sentimentali borderline.
C’è però un punto dolente che non può essere taciuto: fin dove le vicende private possono essere isolate dal contesto pubblico. La Costituzione italiana dà una secca risposta: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore” (articolo 54).
E allora un ministro non può prendersi un’infatuazione per una donna con la quale viene a contatto nella sua complessa tela di rapporti umani? Sì fintanto che questa rispettabile “cotta” non lo espone a rischio di favoritismi o addirittura di ricatti. Qui il discorso si fa delicatissimo e porterebbe a concludere che, se uno vuole impostare una vita sessualmente liberal, deve stare nel suo privato senza ricoprire incarichi pubblici.
È bigottismo? Forse sì, nel senso che è facile scandalizzarsi per le eventuali scappatelle di un ministro mentre tutta la società vive di rapporti sentimentalmente e sessualmente a dir poco criticabili. Nei Paesi anglosassoni si è molto rigidi e infatti le dimissioni vengono rassegnate in fretta e furia.
Si potrebbe dire che la società (condizionata dai media) guarda la pagliuzza nell’occhio dei ministri e trascura la trave nell’occhio del cittadino medio. Qualcuno sostiene che se ci si mette in questa logica del giudicare i politici in chiave moralistica non se ne esce vivi, lasciando intendere che è tale la confusione nei rapporti tra etica e politica da consigliare un velo di pietoso silenzio.
Come se ne esce? Con la dignità degli amministratori pubblici colti in fallo e pronti a farsi da parte. Con la serietà della pubblica opinione a non infierire, sparando, magari a casaccio, sul pianista di turno e tenendo la politica, per quanto possibile, al riparo dalle telenovele imbastite dai media.
Il ministro Sangiuliano mi sembra molto più censurabile per il modo approssimativo di fare politica e di propinare cultura di bassa macelleria che non per una eventuale scappatella extra-coniugale. Lo spirito è forte, ma la carne è debole. Purtroppo nel caso di Sangiuliano ad essere debole è prima e più lo spirito politico-amministrativo che la carne fatta di pulsioni sessuali difficilmente contenibili.
In cauda venenum: non vorrei che alla fine della fiera il governo Meloni facesse pagare a Sangiuliano il conto delle numerose trasgressioni etiche compiute fino ad oggi dai suoi vari componenti. Questo ministro, lo ammetto, mi sta diventando simpatico, perché così politicamente inadeguato da fare compassione e così umanamente fragile e normale da fare tenerezza.