Un “radicale di sinistra”: così fonti della campagna di Donald Trump, citate dalla Cnn, definiscono Tim Walz, scelto secondo i media Usa come vice di Kamala Harris. Secondo una fonte dell’entourage del tycoon, Harris “si è inginocchiata di fronte alla sinistra antisemita e anti-israeliana e ha scelto qualcuno di pericolosamente progressista come lei”. Il super Pac pro-Trump Make America Great Again Inc ha scritto sui social media che “Il governatore Tim Walz e Kamala Harris andranno molto d’accordo. Sono entrambi radicali di estrema sinistra che non sanno come governare”. (Ansa.it)
Benissimo! Ciò che non piace a Trump mi dà speranza. Era ora che i democratici dicessero qualcosa di sinistra. Quanto alla radicalità, ciò che negli Usa è radicale, per me è più che moderato. La capacità di governare? Se governare vuol dire appiattirsi sullo status quo, ben venga chi non sa governare.
I timori però sono due. Il primo è che il progressismo democratico si esaurisca nell’individualismo libertario, trascurandone la dimensione sociale. Il secondo è che, in caso di vittoria, la riscossa valoriale si spenga strada facendo come è successo con Joe Biden.
È infatti difficile capire le dinamiche politiche americane condizionate dall’irrinunciabile smania imperialistica, guidate dalle lobby e subordinate all’immediato impatto mediatico delle scelte: tutto ciò che mi fa dubitare della democrazia americana, arrivando persino a teorizzare il “cretinismo” delle folle statunitensi.
Staremo a vedere. Mi lasciano sperare qualcosa di buono l’attivismo sotto traccia di Barak Obama e la ritrovata compattezza (almeno così sembra) dei democratici. Chissà che i problemi enormi a livello internazionale e nazionale non inducano gli americani a non fare gli americani.