Quando si è ricordato di aver lasciato la sua bambina di un anno in auto era ormai troppo tardi. Solo tornando nel posto dove aveva parcheggiato, dopo circa sei ore, un papà si è accorto del tragico errore. É accaduto a Marcon, a pochi km da Venezia. L’uomo ha chiamato i soccorsi ma la temperatura dentro l’abitacolo, dopo tutto quel tempo sotto il sole, era troppo elevata: per la piccola non c’è stato niente da fare, inutile l’intervento dell’ambulanza del 118. Il padre avrebbe dovuto portare la neonata all’asilo nido, ma per ragioni ancora da chiarire (e da capire) l’ha dimenticata sul seggiolino e poi si è allontanato. Una distrazione fatale. L’uomo e la moglie, che abitano nella vicina Mogliano, sono stati subito assistiti dagli psicologi dell’Usl 3 veneziana. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri, per effettuare i rilievi di rito e tentare di ricostruire la dinamica della vicenda. (dal quotidiano “Avvenire”)
Il fatto è di alcuni giorni fa, ma conserva tutta la sua impressionante disumana carica. La prima istintiva reazione è quella di incredula rabbia, ma immediatamente giunge una sconvolgente pietà verso i protagonisti di questa paradossale vicenda, che purtroppo ha numerosi precedenti.
È giusto innanzitutto immaginare la sofferenza di questa piccola creatura che muore. «La risposta di Dio al dolore innocente è Dio stesso, è Gesù vero Dio e vero uomo, che ha caricato su di sé, per sempre, tutto questo male, tutta questa sofferenza. Eppure non dobbiamo stancarci di chiedere ‘perché’, tutti i ‘perché’ generati dal dolore, che ci assediano e che sono già preghiera» (papa Francesco).
Poi è sacrosanto provare infinita compassione per questo padre. Come farà a vivere con questo peso sulla coscienza? «Se hai un peso sulla coscienza, se hai vergogna di tante cose che hai commesso, fermati un po’, non spaventarti. Pensa che qualcuno ti aspetta perché mai ha smesso di ricordarti» (papa Francesco).
E la madre? Al senso di colpa suo aggiungerà quello del marito. Sarà spontaneo scaricare le colpe e si potranno scatenare persino conflitti che potranno mettere a dura prova la loro convivenza. «Quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede “permesso”, quando in una famiglia non si è egoisti e si impara a dire “grazie” e quando in una famiglia uno si accorge che ha fatto una cosa brutta e sa chiedere “scusa”, in questa famiglia c’è pace e c’è gioia» (papa Francesco).
Stanno intervenendo gli psicologi: giusto ed opportuno. Sapranno dare assistenza e trovare anche qualche profonda spiegazione a quanto accaduto.
Sono intervenuti i carabinieri per dare una spiegazione oggettiva alla vicenda. La fredda ricostruzione dei fatti, l’individuazione di eventuali reati, potrebbero diventare le lacrime di coccodrillo di una società che non lascia spazio, prima alla dolcezza dei sentimenti e poi alla tristezza per averli trascurati.
I media faranno il loro mestiere alla ricerca degli stucchevoli risvolti umani, psicologici e sociali. Il silenzio sarebbe l’unica cosa giusta, ma ci disturba, perché, poco o tanto, la coscienza ci rimorde e allora dobbiamo spiegare, scandalizzarci, colpevolizzare, chiacchierare, giudicare, teorizzare.
Forse sarebbe il caso di tacere e di pregare. Quanto al tacere mi scuso per non averlo fatto. Quanto al pregare sono ancora in tempo per farlo.