L’Europa delle lenticchie

Roberta Metsola, nel suo discorso del secondo insediamento alla presidenza del Parlamento europeo, ha citato, parlando in italiano, una frase di Alcide De Gasperi: «Parliamo, scriviamo, insistiamo, non lasciamo un istante di respiro; che l’Europa rimanga l’argomento del giorno».

L’Europa non è l’argomento del giorno e, se è quando lo è, viene discusso come compromesso politico a basso livello. Ne è stato un esempio clamoroso il penoso tatticismo sciorinato, prima, durante e dopo le recenti elezioni, da Giorgia Meloni che ha trattato l’appoggio alla peraltro debolissima candidatura, già di suo frutto di anelito a mera sopravvivenza, di Ursula von del Leyen per due piatti di lenticchie: uno costituito dalla visibilità politica senza politica; un secondo dall’ottenimento di un commissario di peso per l’Italia senza peso. Tanto rumore per nulla: Ursula ha fatto a meno di Giorgia e Giorgia ha votato contro Ursula. Sotto banco non ho idea di cosa ci possa essere e non mi interessa per niente.

Le forze politiche italiane a livello europeo stanno andando in ordine sparso e contradditorio: i partiti della destra italiana sono divisi fra Popolari, Patrioti e Conservatori, sarebbe meglio dire fra moderatamente populisti, sbracatamente nazionalisti e reazionari più o meno camuffati; i rappresentanti dei partiti del centro-sinistra viaggiano separatamente: i piddini portano il lume alla cerimonia del matrimonio di convenienza fra Ppe, socialisti e liberali, il M5S si muove a tentoni, mentre per l’Alleanza verdi-sinistra risulta complicato collocarsi fra il “verdismo” dell’ecologismo guerrafondaio e il sinistrismo fine a se stesso.

Non ci sarebbe niente di male se a Strasburgo si rimescolassero le carte sul tavolo di un’Europa proiettata su politiche nuove e futuribili, purtroppo non è così e il Parlamento europeo non è molto meglio di quello italiano. Le spinte nazionaliste prevalgono su quelle europeiste, gli accordi si fanno in botteghe più grandi ma ancor più pericolose, la governance europea non esiste perché consiste nella impossibile sommatoria di quelle degli Stati membro.

Per i cittadini, anche i più motivati e convinti, rimane la schiacciante immagine di un carrozzone europeo costoso, inutile, prevaricante e confusionario. Aveva perfettamente ragione Alcide De Gasperi, citato nella felice espressione di cui sopra: forse l’Europa si è fermata, perché, dovendo camminare più che mai con il passo degli uomini e delle donne, non esistendo al momento una classe dirigente del livello degasperiano capace di imprimere una direzione al cammino europeo, è costretta a segnare il passo.

Divertitevi a passare in rassegna i personaggi di spicco che si muovono sulla scena europea e mi darete ragione…Quanto all’Italia, pensate un po’, siamo Raffaele Fitto dipendenti, il nostro prestigio è nelle sue mani…