Le precarie convergenze parallele tra Meloni, Salvini e Tajani

“È sempre stato chiaro che ci sono posizioni diverse, apparteniamo a famiglie diverse, noi della maggioranza di governo in Italia ma questo non ha alcuna ricaduta nelle attività di maggioranza e governo”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al suo arrivo al Consiglio Affari esteri, rispondendo a una domanda sullo scontro con il ministro Matteo Salvini “Forza Italia è sempre stata in prima fila per realizzare il programma il governo senza creare alcuna turbolenza, abbiamo sempre difeso le nostre idee, abbiamo sottoscritto un patto con gli elettori e intendiamo arrivare fino alla fine della legislatura con la maggioranza di centrodestra della quale facciamo parte e della quale Berlusconi è stato il fondatore fin dal 1994”, ha precisato. “Il tema Europa è un tema che non riguarda la politica interna. Posso rassicurare tutti gli italiani che non ci sarà alcun problema per quanto riguarda la tenuta della maggioranza, ci sono differenti valutazioni sulla situazione europea”, ha rimarcato. (da Il Fatto Quotidiano.it)

Al di là delle scaramucce innescate da Matteo Salvini contro l’acritica e schematica posizione filoeuropea di Forza Italia, rimane una questione politica imprescindibile, che potrebbe portare a conseguenze di non poco conto: l’Europa non è qualcosa di estraneo o di marginale rispetto all’Italia, è il nazionalismo nostrano, più o meno dichiarato, a credere e far credere questa fandonia. La storia politica attuale ha nella Ue il suo punto di riferimento fondamentale anche se gli italiani sono portati a rinchiudersi nel loro recinto: una sorta di Italexit strisciante e molto pericolosa.

Che il Partito popolare europeo (Ppe), forza politica a cui aderisce convintamente ed organicamente Forza Italia, faccia parte di una maggioranza di centro-sinistra che ha votato e che si appresta a sostenere per cinque anni Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea, non è un fatto episodico e insignificante. Come è quindi possibile che questa ben precisa scelta di campo effettuata da Forza Italia, seppure tramite il Ppe, sia compatibile rispetto alla partecipazione in Italia ad una maggioranza organica di centro-destra con partiti chiaramente euroscettici, patriottici, nostalgici e con una premier che non sa andare oltre un cerchiobottismo di brevissimo respiro.

Tajani veda di spiegarlo bene agli italiani perché una spiegazione chiara è loro dovuta. Forza Italia, perfettamente in linea con la sua storia, sembra rispondere più a Mediaset che al suo pur crescente elettorato. Non ha tutti i torti Salvini nel porre sguaiatamente la questione: il comportamento forzitaliota ricorda molto quello socialista degli anni settanta e ottanta del secolo scorso: a Roma con la Dc, in periferia col Pci. Tenere i piedi in due paia di scarpe non è facile e alla lunga può far male ai piedi.

Il problema è anche e soprattutto di Giorgia Meloni: tenere insieme questa armata Brancaleone non sarà cosa agevole. L’Europa, che fino ad ora sembrava la ciambella di salvataggio meloniana in chiave filo-occidentale, potrebbe ritorcersi contro il centro-destra italiano facendone scoppiare le latenti contraddizioni.

Matteo Renzi, quale animale politico di prima classe, ha cominciata a sentire odore di cadavere e si è prontamente riposizionato strumentalmente nelle vicinanze del centro-sinistra, prendendo spunto proprio da un provvedimento legislativo, quello sull’autonomia differenziata, che rappresenta la base su cui poggia attualmente la convivenza nel centro-destra (un premierato a me, un’autonomia differenziata a te, una riforma della giustizia al terzo partner). Non è un caso che Renzi si dimostri possibilista sui temi della giustizia e diventi intransigente su quello del regionalismo spinto: un messaggio in codice all’elettorato moderato di Forza Italia che da sempre gli fa tanta gola.

E cosa ne direste se il cosiddetto campo largo anti Meloni/Salvini assomigliasse a quello francese anti Lepen? Sarebbe così impossibile che, strada facendo, Forza Italia con l’aiuto/ricatto di Renzi diventasse la forza liberale di stampo macroniano con cui la sinistra dovrebbe fare i conti per vincere e governare?

Da una parte FdI cannibalizzerebbe sempre più la lega vannacciana, dall’altra il Pd, tirandosi dietro il peso morto pentastellato, potrebbe flirtare con quei moderati che finalmente avrebbero trovato uno sbocco politico grazie allo sdoganamento liberale di cui sarebbe garante Matteo Renzi.

Fantapolitica? No, politica italiana a misura europea. Roba interessante? Questo è un altro discorso!