I francesi alla riscossa, gli italiani alla rincorsa

Un trionfo Rn ai ballottaggi non è automatico, per via delle strategie combinate degli altri partiti, fra i quali è scattato un riflesso antilepenista, anche se in ordine sparso. Diversi leader, a cominciare dal premier macroniano Gabriel Attal, martellano ora lo slogan “tutto salvo l’estrema destra”. Questo si tradurrà in concertazioni, nelle varie circoscrizioni, per «sbarrare la strada» a Rn: tanto la gauche, quanto i macroniani, dovrebbero ritirare dai ballottaggi non pochi dei loro candidati rimasti in ritardo, in modo da facilitare il compito di candidati di altro colore meglio piazzati per battere i lepenisti. Una strategia che, secondo gli esperti, potrebbe in effetti allontanare Rn da quella maggioranza assoluta chiesta nuovamente a gran voce, nella serata elettorale, da Bardella e Le Pen. Gli schieramenti avranno tempo fino a domani sera per ufficializzare le proprie mosse nelle circoscrizioni ancora in ballo.

Al 66,7%, la partecipazione è stata molto più alta che nelle elezioni precedenti, a riprova dell’alta posta in gioco percepita dagli elettori. In molte circoscrizioni, la battaglia verso i ballottaggi è già cominciata, con toni aspri. Sarà probabilmente senza esclusione di colpi. I temi più importanti per gli elettori, nell’ordine dato dai rilevamenti, sono potere d’acquisto, immigrazione, salute e sicurezza. (dal quotidiano “Avvenire” – Daniele Zappalà)

Innanzitutto bisogna osservare come tutti i commenti sulle elezioni anticipate francesi partissero dal dato percentuale della destra lepeniana che veniva fissato ad oltre il 33%, mentre il dato reale si è fermato a poco più del 29%: c’è una discreta differenza…Non voglio soffermarmi sull’entità della vittoria, che tuttavia mi sembra più che altro una sconfitta di Macron. In un sistema proporzionale puro i discorsi sarebbero apertissimi, ma è giusto prendere atto di una situazione che vede la destra alla possibile soglia del governo della Francia. Non è cosa da poco!

Ebbene, nonostante tutto, in senso squisitamente e paradossalmente politico, invidio i francesi per due motivi, forse in base al famoso detto che l’erba del vicino è sempre più buona. Ai cugini d’oltralpe si prospetta una destra-destra che non gioca a nascondino in Europa e nel mondo come la nostra che si camuffa all’estero, si “populizza” all’interno e si scatena ideologicamente in senso neo-fascista tramite le sue avanguardie giovanili. Dopo di ché gli italiani non capiscono con quale destra hanno a che fare, se con quella che flirta con Ursula von der Leyen, che scambia bacetti con Joe Biden, che si erge a difensore della famiglia, che garantisce ordine e serenità a tutti oppure quella sostanzialmente anti-europea che simpatizza per Orban, che non esiterà a schierarsi dalla parte di Trump, che vuol fare a fette il Paese, che intende mettersi la Costituzione sotto i piedi, che pensa di clericalizzare la laicità dello Stato,  di creare il clima per far saltare i freni inibitori per l’antisemitismo, il razzismo, in una parola sola e riassuntiva, il fascismo.

Marine Le Pen col suo Rassemblement National parla come mangia, almeno per ora, e chi la vota sa dove va a parare.  I francesi conoscono bene il rischio che corrono salvo decidere di correrlo. Chi non se la sente ha ancora la possibilità di fare diga al secondo turno elettorale con patti di desistenza tali da sbarrare la strada a chi intende marciare verso la maggioranza assoluta in Parlamento. Andasse male la diga, ai francesi antilepenisti rimane la speranza di una coabitazione istituzionale molto difficile e logorante al termine della quale potrebbero cambiare parecchie cose (è la scommessa di Macron!).

Alle ultime elezioni politiche italiane c’era un minimo di possibilità di arginare la destra con qualche patto elettorale tattico ma importantissimo: niente da fare gli antimeloniani andarono in ordine sparso e portarono Giorgia a Palazzo Chigi. In Italia poi, costituzionalmente parlando, non esiste la possibilità di una coabitazione Chigi-Quirinale se non di fatto nello scontro del governo con Sergio Mattarella, il quale avrebbe una maggioranza schiacciante di consensi tale da condizionare pesantemente l’azione di governo, ma è costretto a rispettare i propri limiti di potere e a giocare soltanto con la saggezza, il buon senso e lo spirito costituzionale che lo contraddistinguono. Vogliono togliere anche questo ostacolo e così abbattere ogni e qualsiasi contrappeso allo strapotere della destra che vuole controllare tutto (Parlamento, Governo, Regioni, Media, Magistratura, etc. etc.).

I francesi sono ancora in tempo, noi siamo messi molto male e al momento non abbiamo spazi di manovra. Sono curioso di vedere se il ruspante pragmatismo antilepeniano potrà insegnare qualcosa allo scettico e debole ideologismo antimeloniano. Così come i francesi si stanno aggrappando al loro sistema elettorale e in subordine financo a quello istituzionale, gli italiani dovrebbero difendere con le unghie e coi denti la Costituzione, il vero baluardo della democrazia, lavorare per un’alternativa politica alla destra senza fare troppo gli schizzinosi, aprirsi a scenari di pace, dialogo e collaborazione a livello internazionale.