Che i figli paghino per le colpe dei padri è una inciviltà dalla quale il mondo stenta a liberarsi. Chi nell’anno del centenario ha riletto Dante può rammentare la sdegno e l’invettiva (“non dovei tu i figliuoi porre a tal croce./Innocenti facea l’età novella…”). Che i figli paghino per la colpa della madre, dalla quale non possono neppure esser separati quando essa vien messa in prigione, perché stanno ancora nel grembo, è una crudeltà dalla quale il nostro codice penale ci ha finora scampati, rinviando obbligatoriamente l’esecuzione della pena.
Finora, ho detto, perché adesso si vuol cambiare. Si vuole che il rinvio della galera a più tardi non sia più obbligatorio per le donne incinte o col bimbo fino a un anno, ma solo facoltativo, secondo che al giudice parrà. Cosa che già funziona se i bimbi hanno passato l’anno anno e stanno sotto i tre, e devono andare in prigione insieme con la mamma condannata. È questo il colpo di genio del Ddl “sicurezza” per salvare i borselli sul metrò (un’ossessione televisiva) dall’astuzia delle mamme ladre, nel testo blindato in Commissione nei giorni scorsi. (Dal quotidiano “Avvenire” – Giuseppe Anzani)
Non so se il “Dio, patria e famiglia”, a suo tempo e oggi così come sembra rispolverato, potesse e possa prevedere l’obbrobrio di cui sopra: che i nascituri e i nati nel loro primo anno di vita possano subire in seno o in capo alla madre, un trattamento penitenziario è roba che oserei definire “nazista”. E tutto per una fantomatica e fumosa ragione di sicurezza da buttare negli occhi degli ossessionati cittadini, che quindi si potranno sentire più sereni, sapendo che i bimbi pagano il conto penale assieme alla madre-ladra. Agli eventuali furti sui metrò rispondiamo rubando la sacrosanta libertà a soggetti innocenti e fragilissimi. Se questo è giustizia…se questo è onore a Dio… se questo è amor di patria…se questo è rispetto per la famiglia…
Preferisco di gran lunga correre il rischio di essere scippato sul bus piuttosto che addormentarmi col peso sulla coscienza di bambini reclusi assieme alla loro madre. E poi, quale coerenza c’è fra l’insistenza antiabortista dell’inserimento dei rappresentanti delle associazioni pro-vita nelle strutture di appoggio alle donne e la legalizzazione di un vero e proprio aborto post-nascita.
Dare madri e figli in pasto alla valutazione di un giudice, per quanto questi possa essere coscienzioso e sensibile, è pur sempre una scelta folle. La tanto sbandierata difesa della vita non si può fermare al concepimento, ma deve andare alla gestazione, alla nascita, all’educazione, alla salute, all’assistenza degli anziani, al rispetto per chi soffre senza speranza di guarigione, alla comprensione verso chi è disperato, etc. etc.
La Costituzione italiana tutto prevede e noi la stiamo distruggendo pezzo a pezzo. E perché? Perché vuolsi così colà dove si fa politica col culo populista. E più non dimandare!