G7, la leadership paralizzata dell’Occidente davanti a guerre e crisi che avanzano. Dietro i lustrini del summit, la pochezza delle decisioni, e un mondo ostile, impoverito e non rappresentato. Biden immobile, spaesato, ricorda il Breznev mummificato sulla Piazza Rossa, simbolo dell’Urss morente. (La Stampa – Domenico Quirico)
Sintesi perfetta! Mi permetto solo di aggiungere alcune mie riflessioni, brevi e piuttosto acide.
In questo tragicomico balletto si è aggirata una prima ballerina, roba da fare invidia a Carla Fracci.
A proposito di balletti (che lui non poteva soffrire), mio padre mi raccontava come sul palcoscenico del teatro Regio durante una rappresentazione (non ricordo se di Gioconda o di Aida) i ballerini non si reggessero in piedi a causa delle “merde” dei cavalli, abbagliati ed emozionati dalle luci della ribalta. Furono costretti ad intervenire alcuni inservienti per ripulire gli spalti: lascio ai lettori immaginare le risate del pubblico.
Al teatro Regio giustamente si rideva, in collegamento col G7, svoltosi in Puglia, si sarebbe dovuto piangere, invece appalusi a scena aperta a Giorgia Meloni, la più eclettica ed insulsa dei protagonisti di una stagione politica infame.
Seconda riflessione. Non ho capito cosa sia andato a fare al G7 papa Francesco: come scritto in un mio precedente commento, prima di arrivare a destinazione aveva sferzato quelli che si sentono potenti e sono miseramente deboli. Sembrava quasi una stoccata alla Enzo Iannacci, invece c’era di mezzo il Vangelo. Al summit baci, abbracci e bisbigli diplomatici. Gesù a dir poco avrebbe impugnato una frusta…
Terza riflessione. Possibile che negli Usa non ci sia nessuno capace di invitare caldamente Joe Biden a ritirarsi in buon ordine per motivi di salute personale e di salute pubblica mondiale. Il rischio infatti è di fornire un perfetto assist a Donald Trump. Una mia carissima amica, tempo fa, aveva pronosticato, in clima hollywoodiano, la candidatura alla Casa Bianca di George Clooney: una bella provocazione. Magari sulla deprimente scena politica internazionale potrebbe costituire un’americanata pazzesca ma anche una ventata di affascinante protagonismo cinematografico, altro che la claudicante ballerina de noantri.