La comica intermedia e la tragedia finale

Mi sono ben guardato dal seguire il dibattito televisivo fra Biden e Trump: troppo forte ne sarebbe derivata l’umiliazione per assistere a questo scempio della democrazia. Quando osservo i big a cui sono rimessi attualmente i destini dell’umanità, mi prende un senso di scoramento e certamente la campagna elettorale statunitense risulta molto deprimente, una sorta di reciproco auto-impeachment da cui non si esce vivi.

Perché siamo caduti così in basso? Da una parte abbiamo un evidente puttaniere a trecentosessanta gradi, un potenziale golpista che c’ha già provato, un arrogante bellicista che porterebbe al massimo il clima di guerra totale, un egoista all’ennesima potenza messo in sella a quella che dovrebbe essere la più grande potenza democratica. Dall’altra parte abbiamo un personaggio inadeguato, incapace di ricoprire le enormi responsabilità che gli vengono affidate, che non riesce a rendere l’idea sulle proprie intenzioni di governo, che ha galleggiato sui problemi internazionali e non offre alcuno spiraglio di uscita da essi.

La società americana sembra essere allo sbando, l’impero statunitense traballa, i valori democratici sono stati accantonati da tempo, i due partiti, il repubblicano e il democratico, non si distinguono, vanno a gara a chi è più insignificante e meno rappresentativo, le contraddizioni istituzionali emergono in modo drammatico (non si capisce chi governa, chi fa le leggi, chi amministra la giustizia), il mondo aspetta il Godot americano, la speranza in una ripresa valoriale si è da tempo dissolta.

Può il mondo fare a meno del contributo degli Usa? La risposta è no! E allora? L’Europa non riesce a svolgere un ruolo protagonistico fondamentale, la Cina è dedita ai propri loschi affari, la Russia persegue il ritorno ad un ruolo imperiale, il resto del mondo sembra dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Dell’Italia meglio non parlare. Rimane soltanto la Nato a svolgere, armi alla mano, il ruolo di gendarme del mondo, che lascia sfogare i vari focolai di guerra funzionali ad un falso equilibrio dove la catastrofe sembra solo rinviata a data da destinarsi.

E la CNN manda in onda la sfida fra due squallidi personaggi: un tempo si sarebbe azzardata la scelta del meno peggio, oggi mi sembra non sia più possibile tali e tanti sono i problemi che richiederebbero un minimo di disegno politico-programmatico. Una sorta di tragicomica intermedia che mette solo ulteriore ansia.

Abbiamo toccato il fondo? Lo stiamo per toccare? Siamo ancora lontani e il peggio deve ancora venire? E pensare che la politica è sempre stato il mio pallino: dove è finita? Senza non si può fare… Non resta che interrogarsi su cosa ognuno possa mettere in moto per invertire una tendenza che sembra inesorabile. Magari basta poco, basta uscire dai propri interessi per guardare a quelli di chi soffre, e tutto potrebbe cambiare. Proviamoci! Magari le punture di spillo diventeranno iniezioni di speranza, i disagi personali diventeranno iniziative di gruppo, le proteste particolari diventeranno proposte condivise, le grida stentoree diventeranno cori sommessi, lo spontaneo disimpegno diventerà ribellione civile, il pessimismo della ragione diventerà l’ottimismo della volontà, i bisogni trascurati troveranno qualche timida risposta, la società ritroverà finalmente l’ago della politica/pace nel pagliaio della confusione/guerra…Giorgia Meloni, alle prese coi giovani ribelli, si rifugerà tra i suoi  scatenati e nostalgici porno giovani e Donald Trump, alle prese con le donne richiedenti asilo e diritti, si rifugerà tra le sue fredde porno star. Per favore, lasciatemi sognare!