Mercoledì pomeriggio, al termine della conferenza stampa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del primo ministro albanese Edi Rama a Shengiin, in Albania, ci sono stati dei momenti di confusione dopo che il deputato italiano Riccardo Magi ha tentato di avvicinarsi all’automobile con cui Meloni stava lasciando il cantiere dove sono in corso i lavori per la realizzazione del centro per migranti. È stato però subito ostacolato e poi allontanato da alcuni agenti di sicurezza albanesi appena fuori dal recinto del cantiere, nonostante alcuni suoi collaboratori gridassero «è un parlamentare della Repubblica».
Magi, segretario di +Europa e uno dei dirigenti radicali che hanno favorito la nascita della lista Stati Uniti d’Europa per le elezioni europee in programma nel fine settimana, ha cercato poi di bloccare il corteo di auto in uscita dal campo sventolando un foglio con su scritto “Un miliardo: hotspot elettorale”. È stato però subito fermato e strattonato con modi piuttosto rudi da agenti che dicevano di lavorare per conto del ministero dell’Interno albanese.
Meloni a quel punto ha fatto fermare la sua auto, ne è scesa insieme alla sua segretaria personale Patrizia Scurti, e ha accennato un dialogo con Magi, invitando gli agenti a lasciarlo («Leave him», ha ripetuto la presidente del Consiglio, in inglese). Meloni ha prima liquidato in modo ironico le denunce di Magi sul mancato rispetto dei diritti umani alla base dell’accordo tra Italia e Albania («Se accade questo con le telecamere a un parlamentare, potete immaginare ai poveri cristi che saranno chiusi qua dentro», aveva urlato Magi), poi è tornata sui suoi passi ironizzando un po’ su una presunta ansia di visibilità di Magi proprio in vista delle elezioni europee: «Ho fatto un sacco di campagne elettorali in cui non sapevo se avrei superato la soglia di sbarramento e dovevo segnalare la mia esistenza in vita. Le sono totalmente solidale». (Il Post giornale online)
Spero di non sbagliarmi, ma le battute finali stanno facendo traboccare il vaso della campagna elettorale di Giorgia Meloni: le trovate si sprecano, i bluff si rincorrono, dalle liste d’attesa nella sanità a quelle dei migranti alla inutile passerella in Albania. Un presidente del Consiglio così politicamente e smaccatamente schierato, che si mette tanto in vista e in pista penso di non averlo mai visto.
Intravedo due motivi al di là dello stile personale e caratteriale della premier: la paura di perdere o quanto meno di non stravincere e la megalomania congenita che forse le sta giocando qualche brutto scherzo in Italia e ancor più all’estero dove il due più due meloniano non fa quattro.
Sul piano del consenso credo che il suo elettorato più avveduto e moderato si stia spostando verso Forza Italia o addirittura verso l’astensione. Di conseguenza non le resta altro che andare al pieno incasso del fanatismo neofascista emergente dalle manifestazioni elettorali e/o rincorrere l’estremismo leghista rivedendolo e “scorreggendolo”. I toni quindi, ancor più che le parole, come ha acutamente osservato Monica Guerritore, sono la risorsa dell’attrice, quando le parole cominciano a sciogliersi in bocca e i fatti stanno in poco posto. Ogni occasione è buona per alzare i toni in modo anche sgangherato e inammissibile, le parole si sprecano e si urlano, i fatti si inventano. Ho la netta impressione che la Meloni abbaia come fa il cane: per paura.
D’altra parte i partner di governo e gli amici sembrano più dei congiurati contro di lei che dei leali collaboratori e sostenitori: i guinzagli del potere non funzionano più al massimo, i leghisti gliene combinano di tutti i colori, i forzitalioti si allontanano sempre più dalle sue performance imbarazzanti e inconcludenti.
Quanto alla megalomania, si è vista crollare gente molto più in gamba di lei e che la sapeva molto più lunga. D’altra parte non ci si può cambiare mentalità e personalità e chi le consiglierà un po’ di moderazione verrà visto come un traditore: è la triste fine dei presuntuosi.
Giorgia Meloni è questa e non può che (non) fare e dire le cose che appaiono. Un fenomeno da baraccone politico, che rischia di seppellire la politica sotto le nostalgie fasciste e sotto le picconate istituzionali e anticostituzionali. Altro che donna intelligente come molti la giudicano: sono stanco di sentire questa pietosa fandonia. È un personaggio estremamente pericoloso proprio perché pieno di arroganza e vuoto di intelligenza.
Assomiglia per certi versi a Berlusconi: è una vignetta anche poco simpatica di questo suo predecessore, in quanto ne ha solo i difetti e non ne ha nemmeno minimamente le doti personali, le intuizioni sociali e le radici imprenditoriali. Una donna con le palle? Sì, quelle che stanno per menzogne.
Non so se sia utile all’opposizione spingere sull’acceleratore della polemica come ha fatto Riccardo Magi (in modo peraltro ineccepibilmente provocatorio e politicamente invasivo): o pensano che la rana si stia talmente gonfiando da essere in procinto di scoppiare e che quindi possano bastare mirate e velenose punture di spillo o altrimenti rischiano di fare il suo gioco. Ricordiamoci sempre di cosa diceva Montanelli del fenomeno berlusconiano: è una malattia che deve fare il suo corso per creare gli anticorpi. Mi sembra che la similitudine possa attagliarsi al caso. Non bisogna avere fretta, siamo ancora nel pieno dell’infezione, verrà un giorno…sperando che non sia troppo tardi.