É in corso lo spoglio dei voti delle elezioni parlamentari polacche, che secondo exit poll sono state vinte dal partito di governo nazionalista ’Diritto e Giustizia’ (Pis) guidato da Jaroslaw Kaczynski ma che darebbero all’opposizione filo-Ue capeggiata da Donald Tusk una maggioranza dei seggi nella decisiva Camera bassa, il Sejm. «La democrazia ha vinto. La Polonia ha vinto»’. Così Donald Tusk, ex primo ministro polacco ed ex presidente del Consiglio europeo, ha rivendicato la vittoria della Coalizione Civica formata dai partiti di opposizione alle elezioni generali. Secondo gli exit poll, il partito di governo Legge e Giustizia (PiS) ha ottenuto il 36,8% dei voti, Coalizione Civica (Ko) il 31,6%, Terza Via il 13% e La Sinistra (Lewica) l’8,6%. Se confermato, il risultato farebbe sì che la Coalizione Civica, la Terza Via e la Sinistra avrebbero la maggioranza nel parlamento polacco. Con un’affluenza alle urne al 72,9%, la più alta dalla caduta del comunismo nel 1989. «Sono l’uomo più felice della terra», ha affermato Tusk rivolgendosi ai suoi sostenitori e rivendicando di avere abbastanza voti per spodestare il partito al governo, il PiS di Jaroslaw Kaczynski in carica da otto anni. «Questa è la fine dei tempi brutti, questa è la fine del governo PiS», ha detto Tusk, 66 anni, incontrando i suoi elettori a Varsavia. (dal sito del Sole 24 ore)
Vista la dichiarata e sperimentata fede europeista di Tusk, ogni tanto una buona, seppur piccola, notizia. Potrebbe indebolirsi il patto di Visegrad, stipulato fra i Paesi sovranisti, che funziona da freno alle politiche europee. Il gruppo trae le sue origini dall’alleanza tra i leader della Repubblica Ceca, della Slovacchia, dell’Ungheria e della Polonia. Tutti e quattro i membri del gruppo Visegrád hanno aderito all’Unione europea il 1º maggio 2004. Sono Paesi sovranisti, ecco perché oso ribattezzarlo come il patto dei furbacchioni, di coloro cioè che sono entrati nella Ue, ne hanno succhiato soldi e aiuti vari per poi mettersi di traverso quando arriva il momento di fare dei sacrifici. Europeisti del cavolo, per non dire di peggio.
Manco a farlo apposta la nostra premier Giorgia Meloni è vicina alla logica politica di questi Paesi, forse più per convenienza che per convinzione. Adesso mi aspetto che faccia una delle tante sue piroette interne ed internazionali, cominciando magari a prendere le distanze da un gruppo di alleati piuttosto scomodi. Lancerà messaggi di congratulazione a Tusk? Forse è presto, staremo a vedere.
A parte le giravolte meloniane, il fatto di un cambio di governo in Polonia potrebbe avere qualche positivo sviluppo a livello europeo ed internazionale. Non mi illudo. Stiamo a vedere i risultati ufficiali e le conseguenze politiche che ne seguiranno. Putost che niént l’è mej putost, a meno che non diventi la sperànsa di mälvestì ca faga un bón invèron.
Sandrone è il contadino rozzo e ignorante, ma scaltro e sensato al quale è stata data in moglie “Pulònia (Polonia)”, la “rezdòra” tutta casa e chiesa, legata ai costumi patriarcali, sempre sorpresa di fronte alle novità, il cui nome deriva da Sant’Apollonia, una delle Sante popolari delle nostre campagne. Siamo nel campo delle maschere. Chissà che la Polonia non si stia emancipando e il Sandrone europeo ne possa avere qualche beneficio.