Stupro Palermo, Meloni: “Giambruno frainteso. Credo in liberà di stampa, non gli dico mica cosa dire”. Botta e risposta tra Giorgia Meloni e i giornalisti sul caso Giambruno durante la conferenza stampa post Consiglio dei Ministri. ”Nessuna giustificazione nei confronti degli stupratori, Giambruno ha detto in modo frettoloso una cosa diversa da quella interpretata dai più”, dice la premier commentando le frasi pronunciate dal compagno Andrea Giambruno sullo stupro collettivo di una ragazza a Palermo. ”La ringrazio per la domanda, ma mi chiedo che idea avete del concetto di libertà di stampa?”, si interroga la leader di Fdi, che poi aggiunge: ”Perciò io non vorrei essere chiamata in causa e vorrei che quel giornalista non venga messo in discussione perché legato a me”. (dal sito internet de “La Stampa”)
Mi ero ripromesso di non commentare “l’incidente poco diplomatico” tra Giorgia Meloni e il marito giornalista (?) impegnato a sparare commenti politici alla viva il parroco da una rete mediaset, che ai più non sono sembrati perfettamente in linea con le opinioni, almeno quelle pubbliche, della moglie premier. Però la solita arroganza infantile con cui la presidente fa i capricci, esibendo un “becco di ferro” fuori dal comune, mi ha scosso ed irritato e mi impone di esprimere un giudizio.
Giorgia Meloni sa benissimo che nessuno contesta la libertà di stampa. Se c’è qualcuno che la sta mettendo in discussione è proprio lei con un’invadenza spropositata e impensabile sulla Rai, ridotta a bollettino governativo e cassa di risonanza delle idee (?) della destra al potere.
La questione è un’altra ed è di opportunità e buongusto. Non è una cosa seria che il marito della premier svolga una professione di supporto opinionistico nei confronti della funzione pubblica della moglie. Siamo in un disgustoso nepotismo di fatto, che dovrebbe mettere in grave imbarazzo gli interessati prima che incuriosire i media e i social.
Non voglio esagerare, ma la Costituzione all’articolo 54 recita: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Mi chiedo se questo ingorgo famigliare della premier deponga a sua disciplina ed onore. Sul piano squisitamente giuridico non c’è niente di strano, sul piano politico c’è tutto di inopportuno.
Non mi interessano le idee più o meno balzane di Andrea Giambruno, non mi interessa se coincidano con quelle della premier, mi stupisce e disturba questa manfrina familistica somministrata agli italiani. Tra moglie e marito non metterci il dito: non posso fare a meno di immaginare l’accesa discussione che sarà intervenuta fra i coniugi, ma se la vedranno loro.
Il problema è difendere la dignità delle istituzioni, nella specie la dignità e serietà della Presidenza del Consiglio, ridotta a bega famigliare. E non mi si dica che la contestazione riguardi il fatto che la premier sia donna: sarebbe ugualmente da criticare se il premier fosse uomo e la moglie gli reggesse più o meno intelligentemente la coda.
La premier prima ha interpretato “autenticamente” le parole del marito, poi ha chiesto di essere lasciata in pace. Avrebbe dovuto chiudere sul nascere l’impasse con un “no comment” invece…
Non è certamente il più grave dei problemi, è questione di stile, forse di buonsenso e, se lo stile e il buonsenso non ci sono, purtroppo nessuno te li può insegnare. Non è facile fare il marito o la moglie di un presidente del consiglio così come non è facile tenere separata la vita privata da quella pubblica, perché in una donna o in un uomo pubblico conta anche la vita privata.