Momenti di tensione al porto di Lampedusa, dove agenti della Guardia di Finanza stanno cercando di contenere centinaia di migranti che chiedono di lasciare il molo. Gli agenti hanno effettuato anche una carica di alleggerimento sui migranti che tentavano di sfondare il cordone. È stata una notte di sbarchi a Lampedusa. In questo momento sono circa 6.800 i migranti presenti sull’isola. Quasi tutti si trovano all’hotspot di contrada Imbriacola, ma altri migranti sono in attesa in vari punti dell’isola, soprattutto sui moli. Al contempo proseguono i trasferimenti: 700 persone verranno imbarcate sul traghetto di linea che giungerà in serata a Porto Empedocle e 180 partiranno con un volo Oim.
Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha definito gli sbarchi continui “un atto di guerra”. “Quando ti arrivano 120 mezzi che sbarcano migranti, non è un episodio spontaneo, ma è un atto di guerra”, ha detto nel corso di un’intervista alla Stampa estera a Roma. “Per la società italiana questo è il collasso, non è solo un problema di Lampedusa. Sono convinto che vi sia una regia dietro questo esodo. Ne parleremo pacatamente in seno al governo italiano ma non possiamo assistere ad altre scene simili. Quanto succede a Lampedusa e Strasburgo è il fallimento dell’Europa”. La premier Giorgia Meloni, nel programma “In 5 minuti” di Bruno Vespa, ha dichiarato che l’Europa deve fare di tutto “per fermare gli arrivi”. E il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha esortato l’Europa a non lasciare soli i paesi di primo approdo, Italia e Grecia in primo luogo: “Gli sforzi non possono essere fatti solo dai Paesi di primo arrivo ma devono essere condivisi, questo è un problema dell’Ue e ci devono essere meccanismi di solidarietà. Nel flusso ci sono rifugiati e persone che essenzialmente si muovono per ragioni economiche, tutti devono vedere i propri diritti umani rispettati, ma c’è un modo per distinguere lo status di rifugiato. In ogni caso, è essenziale che ci sia la solidarietà europea”. Parole che arrivano nelle ore in cui la Germania ha fermato i meccanismi di accoglienza solidale dall’Italia e la Francia ha rafforzato i controlli al confine. “dal quotidiano “Italia oggi”)
Davanti alle scioccanti scene degli inarrestabili sbarchi di migranti si va dalle miopi, istintive e apolitiche reazioni ai lapalissiani inviti alla solidarietà europea. L’Italia è uno dei Paesi più esposti, ma non si può e non si deve fermare alle sterili polemiche, abbaiando verso i partner europei e promettendo sfracelli di puro contenimento del fenomeno. La politica non può buttarla in caciara, cavalcando il disagio popolare e la (il)legittima difesa socio-culturale. Non esiste altra strada al di là di una paziente e costruttiva ricerca di accordi intereuropei, senza drammatizzazioni e con tanta buona volontà da parte di tutti. Non è buonismo, ma sano realismo.
A minare il terreno dell’accordo ci sono anche i nuovi numeri sulle richieste di asilo che confermano come l’Italia, sebbene decisamente in affanno sulla gestione della prima accoglienza dei migranti con quasi 120.000 sbarchi nel 2023, non sia affatto il Paese che sopporta l’onere maggiore. Non solo non è ai primi posti della classifica europea dei Paesi che accolgono più rifugiati (persino dopo la crisi ucraina) ma — guardando ai numeri in rapporto alla popolazione — è solo settima tra i Paesi membri in quanto a richieste di asilo: oltre a Germania, Francia e Spagna (che anche in numeri assoluti sono i Paesi con più richieste) anche Grecia, Paesi Bassi e Olanda accolgono più richiedenti asilo. Stando a questi numeri, dovrebbe essere l’Italia a offrire solidarietà agli altri Paesi e non viceversa. Questo dato di fatto — specie alla vigilia del voto per il rinnovo del Parlamento europeo — rischia di far saltare il nuovo Patto europeo, che è la carta su cui l’Italia gioca il tutto per tutto nell’ottica di “difesa dei confini”, nella speranza di frenare a breve flussi migratori che non possono aspettare i tempi lunghi del cosiddetto “Piano Mattei” fatto su aiuti e accordi con i Paesi di origine e di transito dei migranti. (dal quotidiano “La Repubblica” – Alessandra Ziniti)
La narrazione politico-governativa dell’immigrazione in Italia è basata sul presupposto che il nostro Paese sia la vittima del fenomeno, costretto ad accogliere troppi soggetti mentre gli altri Paesi farebbero orecchie da mercante. Non è vero e sarebbe ora di finirla! I partner europei non brillano per solidarietà, ma smettiamola di scaricare su di essi le nostre colpe e le nostre incapacità. Cerchiamo accordi seri anziché polemizzare: la partita è difficile, ma non impossibile. Su di essa si misura il futuro culturale, sociale, economico e politico dell’Italia e dell’Europa.
A livello propagandistico si promette di chiudere porti, di innalzare muri, di mettere in galera gli scafisti, salvo rimangiarsi sistematicamente ed inevitabilmente la parola; a livello politico si continua a giocare a rimpiattino ed a incolpare la Ue e gli altri Stati membro. Così facendo non si risolve niente e si trasferisce la problematica alle discussioni del bar all’angolo.
In Italia nessuno finora è stato in grado di elaborare una strategia da proporre alla Ue e in passato si sono commessi a destra e sinistra errori clamorosi. Probabilmente si continua a trattare il problema come se riguardasse un’emergenza, mentre è diventato una questione strutturale, una sfida epocale, un elemento imprescindibile con ripercussioni sul nostro modo di essere e di vivere.
Se mai mi tornasse voglia di andare a votare, del problema migratorio farei il criterio fondamentale di scelta. Fra nove mesi circa avremo le elezioni europee. Invece di vagheggiare su nuovi e fantomatici equilibri politici, invece di farne un sondaggio sul consenso partitico, mettiamo in tavola le carte e vediamo chi ha proposte serie e agibili sull’immigrazione. Temo di dovermi “accontentare” ancora una volta dell’astensione. Sarò diventato qualunquista, ma…