Città del Vaticano-Adista. Mai fatti affari con i russi. È la precisazione contenuta in una nota dello Ior in risposta a quanto affermato da Mychajl Podoljak, consigliere del presidente ucraino Zelensky, nel corso dell’intervista concessa ad un organo di stampa ucraino.
«Lo Ior non riceve né investe denaro della Russia», si legge nella nota. «Lo Ior respinge con forza le illazioni del Consigliere, secondo cui lo Ior starebbe investendo denaro russo. Oltre a non corrispondere a verità, una simile attività sarebbe altresì impossibile in considerazione delle stringenti politiche dello Ior e delle sanzioni internazionali che si applicano anche al settore finanziario. In primo luogo, infatti, lo Ior non accetta, come clienti, istituzioni o persone fisiche che non abbiano una stretta relazione con la Santa sede e la Chiesa cattolica. In secondo luogo, lo Ior è un intermediario finanziario soggetto a vigilanza, che opera tramite banche corrispondenti internazionali di altissimo livello e di impeccabile reputazione tenute al rispetto delle norme internazionali. Le dichiarazioni rese in senso contrario sulla stampa si basano sul nulla e vanno, quindi, considerate come tali».
Non mi sento di escludere pregiudizialmente e ideologicamente rapporti tra Ior e Russia, in passato ne abbiamo viste e sentite anche di peggio. Mi sembra tuttavia che questi subdoli attacchi al Vaticano intendano indebolire ogni e qualsiasi tentativo di trattativa per la pace. I governanti ucraini pensano di difendere il loro Stato con una sorta di guerra continua, che consacrerebbe l’Ucraina come vittima, aiutata e sostenuta dall’Occidente: se Putin si è infilato in un tunnel da cui non riesce a togliersi, Zelensky si sta impantanando in una situazione senza via d’uscita. Questa ignobile guerra sta paradossalmente diventando un elemento costitutivo del potere russo ed ucraino e nello stesso tempo un elemento di stabilità per gli Usa incapaci di puntare ad un equilibrio diverso.
Chi sta scoprendo questa situazione di colpevole stallo? Papa Francesco! E allora bisogna boicottarne le iniziative. Alla nomenclatura ucraina dà fastidio qualsiasi accenno di dialogo con la Russia. Agli Usa danno fastidio le aperture verso la Cina. L’Europa non riesce a trovare un suo spazio di manovra, non conta niente nello scacchiere mondiale. Lo ha recentemente ammesso Romano Prodi.
Il papa fa giustamente e continuamente appello ai popoli, quello ucraino, quello russo e quello cinese. Il popolo americano è totalmente assente dal problema. I popoli europei sono chiusi nei loro gusci. Questi reiterati appelli possono sembrare retorici e inconcludenti, credo invece che, batti oggi ribatti domani, possano essere un grimaldello per far saltare le serrature dei governi. Il Vaticano sta usando due armi: quella della compassione verso i popoli che soffrono, quella della provocazione dialogante verso i governanti che fingono di non capire.
La diplomazia non esiste se non nelle buone intenzioni papali. Forse il Vaticano non è mai stato così forte, seppure isolato e osteggiato. L’unico spiraglio percepibile viene, per dirla con Antonio Spadaro, dall’atlante di Francesco. Il papa ha certamente messo in conto incomprensioni e contrarietà, d’altra parte è l’unico contestatore del (dis)ordine mondiale in cui, più o meno, tutti i governanti stanno facendo i propri comodi a danno dei governati. Il recente G20 ne è stato la palese dimostrazione.