Chiara Colosimo, deputata di Fratelli d’Italia, è la nuova presidente della commissione Antimafia. Colosimo è stata eletta con 29 voti, quelli della maggioranza che registrava una assenza nelle sue fila. I parlamentari dell’opposizione sono usciti dall’aula. Il centrodestra ha deciso di votare per il proprio candidato sul quale Pd, M5s e Avs avevano espresso la loro contrarietà. A presiedere la seduta è stato il parlamentare più anziano, Francesco Castiello di FI.
La seduta si è svolta nel giorno in cui si celebra il 31esimo anniversario della Strage di Capaci. L’organismo è stato convocato per eleggere presidente, vicepresidenti e segretari. Sul nome della candidata unica del centrodestra, fortemente voluta da Fratelli d’Italia, è andato in scena un muro contro muro tra governo da una parte e opposizioni dall’altra. Colosimo è finita al centro di alcune polemiche dopo un servizio di Report, che l’ha indicata come vicina a Luigi Ciavardini, l’ex estremista nero dei Nar, condannato a 30 anni per la strage di Bologna, a 13 per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e a 10 per quello del giudice Mario Amato. Le opposizioni, con in prima fila il Pd e i Cinque Stelle, nelle ore che hanno preceduto la seduta hanno minacciato di non votarla. Anche Alleanza Verdi e Sinistra ha annunciato che non avrebbe partecipato al voto. E così alla fine è stato.
«Io non ho amicizie. Ho semplicemente espletato, nelle mie funzioni di consigliere regionale, quello che mi era concesso e che era anche dovuto e cioè incontrare anche persone che sono state o sono detenute» ha spiegato Colosimo a chi le chiedeva come intendesse rispondere ai familiari delle vittime che avevano chiesto di non votarla vista la sua conoscenza con l’ex Nar Ciavardini. «Conosco il presunto Ciavardini – ha aggiunto -, esattamente come lo conoscono moltissimi altri eletti di altre appartenenze politiche, poiché lui è in un’associazione che si occupa, come da articolo 27 della Costituzione, del reinserimento di altri detenuti nel momento in cui hanno scontato le loro pene». (dal quotidiano “Il sole 24 ore”)
Proprio nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci, in cui 31 anni fa persero la vita il procuratore Falcone, sua moglie e la sua scorta in un tremendo attentato, proprio nel momento in cui il popolo italiano avrebbe più che mai bisogno di compattezza istituzionale nel dopo-alluvione, le forze politiche a livello parlamentare non sono riuscite a trovare la quadra su una nomina molto delicata riguardante la presidenza della commissione Antimafia.
Non ho elementi per giudicare se Chiara Colosimo abbia avuto o abbia effettivamente pericolosi rapporti con un personaggio a dir poco inquietante e responsabile di feroci atti terroristici. La sua difesa mi sembra piuttosto debole e tale da non sgombrare il campo da ogni e qualsiasi dubbio. Ragion per cui, pur senza voler infierire né su di lei né su Ciavardini, come minimo la nomina mi è parsa alquanto inopportuna e (quasi) provocatoria. Su queste materie non si può giocare a nascondino, occorre la massima trasparenza e il massimo di unità.
Il presidente Mattarella continua a lanciare appelli: dopo quello contro le tentazioni etniche, è arrivato quello per la lotta alle mafie: “Nelle istituzioni, nelle scuole, nella società civile, la lotta alle mafie e alla criminalità è divenuta condizione di civiltà, parte irrinunciabile di un’etica condivisa. L’azione di contrasto alle mafie va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione”. Ho l’impressione che qualcuno lo stia prendendo in giro e con lui prenda in giro un po’ tutti, compresi coloro che “inavvertitamente” hanno votato per la destra.
Mentre nel dopo-alluvione stanno venendo a galla inadempienze, ritardi, responsabilità della politica, mentre si celebrano anniversari storici per la nostra Repubblica, mentre il Capo dello Stato invita tutti al rigoroso rispetto della Costituzione, vi è chi gioca a scaricabarile, chi suscita dubbi e perplessità sulla propria rettitudine etica e politica, chi si diverte a sparare cazzate a più non posso.
Tutti avranno notato un clima collaborativo nell’avvio dell’azione di aiuto e sostegno alle popolazioni colpite dall’alluvione. Speriamo non duri l’espace d’un matin. Collaborare non vuol dire dribblare le differenze di idee, non significa affogare nella concretezza (?) i discorsi ideali e valoriali, non comporta solo un certo qual bon ton a livello istituzionale. Occorre riportare la politica alla sua vera e insostituibile funzione, non certo sparlando di etnia e di immigrazione, non certo mettendo in campo pedigree di “dubbio gusto”, non certo radicalizzando i discorsi etici, non certo governando solo per arraffare voti e, perché no, non certo facendo opposizione tanto per farla o per farla ad intermittenza.