Toccata nelle urne e fuga dalle piazze

“Perché ci sono cittadini italiani ed esponenti politici che non riescono a dichiararsi antifascisti?”: questa la domanda posta alla base di un’inchiesta televisiva su La7. La lapidaria, apparentemente lapalissiana, ma al contrario culturalmente profonda ed esatta, risposta di un intervistato è stata: “Perché sono fascisti!”.

Pur dando atto a mia sorella di essere spietatamente ed esageratamente realista nel giudicare gli italiani “ancora fascisti”, la realtà rimane vergognosamente imbarazzante, anche perché, tutto sommato, aveva ragione. Infatti la risposta plausibile a tanti problemi, ai risultati delle ultime elezioni politiche, agli indirizzi politici del governo di destra-destra l’ho trovata, pensate un po’, nella impietosa analisi che faceva mia sorella Lucia delle magagne del popolo italiano: siamo rimasti fascisti con tutto quel che segue. Lo diceva con la sua solita schiettezza e in modo poco aulico ed elegante, ma molto efficace.

Mai come questa volta mi sono consolato con le spontanee proteste avvenute a margine delle manifestazioni del 25 aprile. Pacifiche, ma pesanti ed emblematiche. Ne riporto di seguito alcune. Penose e stucchevoli le reazioni dei contestati.

Contestazioni e fischi per il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, a Viterbo per le celebrazioni del 25 Aprile. Durante il saluto alle autorità il presidente della sezione di Viterbo dell’Anpi non ha stretto la mano a Sgarbi che poi dal palco ha commentato: “Da quando è finito il Covid ci si dà la mano, ma il presidente dell’Anpi ha preferito non darmela. É tragicomico che finti antifascisti in nome di un’idea equivoca di libertà abbiano tentato d’impedirmi di parlare, e cioè di negare quella libertà di espressione che dovrebbe essere uno dei valori fondanti di questa ricorrenza”. (Dal quotidiano La stampa)

“Vai a Casa Donzelli!” urla una signora al lato di piazza della Signoria. “Grazie signora, buon 25 Aprile anche a lei” risponde il deputato di Fratelli d’Italia, in prima fila a Firenze per le celebrazioni della festa di Liberazione dal nazifascismo. “L’Italia deve essere unita in questa data – dice poi Donzelli ai cronisti – che ricorda la riconquistata libertà e democrazia dopo che il fascismo aveva conculcato questi valori”. “Non ho cantato Bella Ciao perché non sono intonato” ha concluso poi Donzelli. (Dal quotidiano La stampa)

Il ministro Giuseppe Valditara, a Milano per il 25 aprile, è stato contestato da un gruppo di antifascisti in piazza Sant’Ambrogio. I contestatori sono stati allontanati e respinti dalla polizia vicino al sacrario dei caduti, in largo Caduti milanesi per la Patria, a due passi dall’Università Cattolica. I manifestanti erano una decina e hanno scandito attraverso dei megafoni alcuni slogan all’indirizzo dell’esponente di governo. (Da “Il fatto quotidiano”)

Ignazio La Russa è fuggito a Praga, Giorgia Meloni se l’è cavata con una lettera, i più autorevoli (?) esponenti della destra al governo hanno preferito non scendere in piazza. Come sempre accade la predica se la sono sorbita i presenti.  Non so cosa sarebbe successo se la presidente del Consiglio si fosse azzardata a presentarsi in qualche manifestazione affollata. Stia tranquilla: la verifica della piazza la potrà rinviare, ma non evitare. Con le urne si può barare, con le piazze inferocite molto meno (Macron docet). Qualcuno disse “piazze piene e urne vuote”. Può anche darsi, ma prima o poi qualcuno (in piazza e nelle urne) le presenterà il conto con gli interessi. E sarà sempre troppo tardi.