La Chiesa fredda e risparmiosa

Alcuni giorni or sono, spinto anche dal periodo liturgico quaresimale, mi sono recato in una basilica cittadina per partecipare all’Eucaristia. Era un giorno in cui faceva ancora piuttosto freddo: regnava il gelo a livello ambientale (riscaldamento pressoché spento) e comunitario (i pochissimi presenti aspettavano l’inizio della messa come si aspetta l’apertura dello sportello di un ufficio pubblico).

Volete sapere cosa ho fatto? Il segno della Croce e me ne sono tornato a casa! Mi risulta che Gesù avesse fatto preparare con cura la stanza per l’Ultima Cena: “Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici”.

Che razza di sciocca speculazione risparmiosa è tenere spento il riscaldamento? “Allora Maria, presa una libbra d’olio profumato di nardo puro, di gran valore, unse i piedi di Gesù, glieli asciugò con i suoi capelli e la casa fu ripiena del profumo dell’olio. Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: “Perché non si è venduto quest’olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?”. Diceva così, non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro e, tenendo la borsa, ne portava via quel che vi si metteva dentro”. 

Altro che messe ingessate, siamo arrivati alle messe congelate… Se proprio si vuole responsabilizzare i cristiani anche sul piano economico, si introduca una specie di ticket da pagare all’ingresso a copertura delle spese di riscaldamento, pulizia e manutenzione delle chiese (come si fa per i turisti che vogliono ammirare le cupole illuminate). Forse però sarebbe il caso di adottare una sorta di spending review concentrandosi sulla gestione dei fatti religiosi essenziali, lasciando magari perdere molte spese previste dalla impostazione della Chiesa “a chioccia”.

Ancor meglio se il Vaticano e tutto l’ambaradan smettessero di brigare con la finanza più o meno allegra e si preoccupassero solo delle entrate necessarie per soddisfare le due esigenze fondamentali della Chiesa: il culto e i poveri.  “Monsignor Alberto Perlasca firmò senza autorizzazione i contratti che davano a Gianluigi Torzi il controllo esclusivo del palazzo di Londra. Lo Ior, dopo un lungo tira e molla, negò il mutuo richiesto dalla Segreteria di Stato per estinguerne un altro particolarmente oneroso, gravante sullo stesso palazzo. «Se avessero detto subito di no, ci saremmo rivolti ad altri, risparmiando un milione al mese» (in tutto furono sei i mesi trascorsi dalla prima richiesta al no definitivo). Sono i fatti raccontati dal sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Edgar Peña Parra, ascoltato nell’aula del processo sull’immobile di Sloane Avenue a Londra, in qualità di testimone” (dal quotidiano Avvenire del 18 marzo 2023).

La Parola di Dio mette i brividi non tanto perché annunciata con cura e impegno, ma perché confinata nel frigorifero del tempio; i poveri staranno ancor più freschi, mentre la lotta alla povertà viene appaltata alla Caritas. Ad ognuno il suo mestiere. Il salvataggio dei migranti lo Stato lo riserva alle sue strutture, guai se le Ong si intromettono. La Chiesa ha la Caritas, un bel fiore all’occhiello che può diventare un brutto alibi.

Così come la sanità pubblica è impostata e gestita in funzione di chi la dirige e non di chi è ammalato, ho la netta sensazione che, complice la scarsità di risorse umane (preti) e materiali (soldi), la Chiesa sia gestita in funzione del mantenimento dello status quo clericale a prescindere dalle esigenze spirituali dei cattolici praticanti (che saranno sempre meno) e dei poveri (che sono sempre di più).

I manuali di sociologia osservano come sia tipico delle aziende sull’orlo del fallimento risparmiare sulle spese di cancelleria (penne, gomme, matite etc. etc.). Non vorrei che fosse così anche per la Chiesa: si illude di essere povera, spegnendo il riscaldamento del tempio, vuotandolo di persone e riempiendolo di affari poco puliti. E pensare che in Quaresima avevo fatto la promessa di non giudicare per non essere giudicato. Vorrà dire che quanto prima mi accosterò alla confessione, cercando col lanternino un prete (se vuoi trovarlo non cercarlo in chiesa…) ed un tempio se non caldo almeno tiepido (e non sarà facile…).