Il papa è più uguale degli altri

“Bergoglio al Policlinico Universitario Fondazione Agostino Gemelli è stato sistemato al decimo piano, interamente dedicato al Vescovo di Roma, negli stessi locali che in passato hanno già ospitato ricoveri papali. Nella suite ci sono tutte le strumentazioni mediche necessarie per monitorare lo stato di salute: in particolare, l’apparecchiatura per l’emogasanalisi, un esame che consente la misurazione di alcuni importanti parametri sanguigni, tra cui i livelli circolanti di ossigeno e anidride carbonica e il pH ematico. Esami che hanno permesso di verificare la presenza di un’infezione respiratoria. Di particolare importanza la tac toracica, che ha dato esito negativo.

Con il Pontefice si troverebbero tra gli altri Andrea Arcangeli, direttore della Direzione di Sanità ed Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e Massimiliano Strappetti, assistente sanitario personale del Pontefice.

La stanza del Gemelli è una specie di mini appartamento, sobrio e accogliente, nell’ala destra dell’Ospedale, vicino al cosiddetto reparto «solventi». Nella suite tutta bianca e con arredi semplici ci sono, oltre allo spazio per il letto, il bagno, una tv naturalmente. Gli ambienti sono ovviamente collocati e gestiti in un livello di sicurezza e riservatezza assolute. Si giunge alla camera del Papa attraverso un lungo corridoio, che è sotto il controllo congiunto della Polizia di Stato italiana, della Gendarmeria vaticana e degli uomini della sicurezza del Policlinico; al passaggio si arriva oltre che da una rampa di scale anche con un ascensore utilizzato dal personale sanitario. Nella suite ci sono anche angoli – in particolare un salottino con una poltrona letto – per lo staff papale. Il Vescovo di Roma può raccogliersi in preghiera, o celebrare messa o partecipare alla funzione, in una piccola cappella con un inginocchiatoio e un grande crocifisso. La stanza del Papa ha grandi finestre che danno sul piazzale dell’ingresso principale del Nosocomio”. (dal quotidiano “La stampa”)

È inutile nascondere come il trattamento riservato al pontefice faccia a pugni con quello riservato al cittadino comune: file al pronto soccorso, mancanza di letti, mancanza di medici, reparti affollati, lungaggini per analisi ed esami e chi più ne ha più ne metta. Il confronto è impietoso, ma viene spontaneo farlo, anche perché il papa predica molto bene, ma in questo caso, razzola male recitando la parte del privilegiato, del malato di lusso, del raccomandato altolocato.

Ha scelto una residenza (quasi) francescana a Casa Santa Marta, ma la sua suite ospedaliera, a occhio e croce, non ha proprio niente di francescano. Confesso che la cosa mi sta disturbando, in molti lo pensano anche se nessuno ha il coraggio di dirlo.  Avrei gradito molta più sobrietà: dal policlinico Gemelli non si sta innalzando un inno alla povertà e all’uguaglianza.

Perché non trasformare questa suite in alcune modeste camerette da mettere a disposizione dei poveri cristi e tra queste quella del papa a cui riservare anche sul piano sanitario un trattamento come a tutte le altre persone malate?

Non si tratta di demagogico pauperismo, ma di evangelica povertà condivisa. Papa Francesco ci ha abituato a segni, a scelte emblematiche a gesti significativi e allora ci aspettiamo da lui sempre qualcosa di semplicemente straordinario e rivoluzionario. Forse non è né giusto né opportuno.

Forse sto cadendo nella tentazione in cui i tifosi cadevano nei confronti di Roberto Baggio quando giocava nella nazionale di calcio? Ogni volta che entrava in possesso del pallone ci si aspettava una giocata straordinaria (un colpo di tacco, una acrobatica rovesciata, un palleggio insistito, etc.), che magari nell’economia della squadra rendeva poco. Il grande e meritatissimo consenso che si è creato attorno al papa non vorrei che mi portasse psicologicamente a pretendere da lui una profezia continua (che non è più profezia).

E chi sono io per criticare il Papa? Tuttavia mi faccia un regalo: restringa l’appartamento papale ospedaliero al minimo e dignitoso indispensabile per sé e per i suoi successori.

Gli auguro di guarire in fretta, di uscire il più alla svelta possibile dall’ospedale e di non avere bisogno di ritornarci, ma, se dovesse capitare, starà meglio lui e ci darà un esempio che farà stare meglio tutti.