Con quelle bocche possono dire di tutto

Il piano di Fazzolari per i giovani: “Insegniamo a sparare nelle scuole”. Grande sponsor delle armi corte, il sottosegretario e numero due di Meloni ha chiesto un tavolo al consigliere militare. Così un articolo di Ilario Lombardo su La Stampa.

È arrivata la smentita di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: “L’articolo apparso oggi sul quotidiano La Stampa nel quale si sostiene che io vorrei insegnare a sparare nelle scuole» è ridicolo e infondato. La chiacchierata tra me e il generale Federici, consigliere militare del Presidente Meloni, che il giornalista de La Stampa crede di aver carpito come uno scoop verteva su tutt’altro. La necessità di fornire maggiori risorse per l’addestramento di Forze Armate e Forze di Polizia e oltre a ciò l’ipotesi di prevedere un canale privilegiato di assunzione in questi Corpi dello Stato per gli atleti di discipline sportive reputate attinenti, anche se non olimpiche, quali paracadutismo, alpinismo e discipline di tiro. Due misure alle quali lavoreremo al più presto». 

Pronta la replica del direttore della Stampa Massimo Giannini: «Con temerario sprezzo del ridicolo, il sottosegretario Fazzolari ‘spara’ letteralmente la palla in tribuna, per smentire ciò che non è smentibile, cioè la sua idea di portare nelle scuole corsi di tiro a segno con le armi. L’articolo del nostro Ilario Lombardo, che confermiamo parola per parola, è inattaccabile e di fonte sicura al cento per cento. Viceversa, la illogicità della “smentita” del sottosegretario è nelle cose: cita le forze armate, che si esercitano da sempre nei poligoni, e poi l’alpinismo e il paracadutismo, che con carabine e pistole non c’entrano nulla. Quella che c’entra, con ogni evidenza, è invece la nota e antica passione di Fazzolari per le armi. Così forte, da volerla insegnare anche agli studenti in classe, tra le pedagogiche “umiliazioni” auspicate dal ministro dell’Istruzione e le salvifiche lezioni sul “Dante di destra” volute dal ministro della Cultura”».

La premier è intervenuta: «Io ritengo che questa cosa non sia mai esistita e Fazzolari dice di non averla mai detta. Nessuno ha mai pensato una cosa come quella. È un caso che non esiste». Così il premier Giorgia Meloni a Milano in relazione all’articolo pubblicato oggi da ‘La Stampa’, che ha attribuito al sottosegretario l’ipotesi di includere tra le materie sportive il tirassegno. «Quando una cosa viene smentita dagli interessati – conclude – bisognerebbe prenderne atto. Invece si continua a parlare di cose che non esistono».

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Piero De Luca, vicepresidente dei deputati Pd ha twittato: «Ecco l’ultima intuizione della destra, far sparare i giovani a scuola. È questa l’idea che hanno di merito ed educazione? Fazzolari si tenga il suo hobby del tiro a segno ed eviti di trasformare la scuola in un poligono. Ai nostri studenti serve altro, non un far west in classe». Raffaella Paita, Presidente del gruppo Azione-Italia Viva in Senato, ha scritto sempre su Twitter: «Mi auguro la smentita di Fazzolari corrisponda al vero perché saremmo di fronte all’assurdo: tagliare la 18app da un lato e promuovere il tiro a segno nelle scuole dall’altro. Meno libri, più armi».

Sembra una farsa, ma a ben pensarci forse è più una tragedia. Voglio credere al sottosegretario anche se…, ma lasciamo perdere. Cosa resta? Che un uomo di governo, con tutti i problemi che esistono, si dedica alle discipline di tiro ed agli atleti che la praticano al fine di farne una risorsa per esercito e polizia. Sinceramente mi sembra che la difesa sia peggio dell’accusa.

Evidentemente Giorgia Meloni non è messa molto bene con i sottosegretari: Delmastro, alla Giustizia, sparla bene; Fazzolari, alla presidenza del Consiglio, spara male. E sono suoi amici! E li difende!  Entrambi, come minimo, non sanno tenere la lingua a posto. Per carità di patria e di scuola non intendo infierire sull’assurda idea di insegnare a sparare nelle scuole.

Mi limito ad osservare come nel governo italiano ci sia gente specializzata nello sparare cazzate. Una vera e propria gara tra sottosegretari e ministri. Nel commentare la strage di migranti a Crotone, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha detto: “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”. Una cavolata etica che si aggiunge a quella degli sbarchi selettivi e del carico residuale, in riferimento alle politiche dell’attuale governo contro gli sbarchi di migranti. Ormai non c’è che l’imbarazzo della scelta. Forse però al momento la gara è stata vinta dal ministro della cultura Gennaro Sangiugliano: “Il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri: la destra ha cultura, deve solo affermarla”.

Poi c’è anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il quale minaccia di provvedimenti disciplinari una preside qualora intendesse continuare a fare il proprio mestiere, vale a dire spiegare ai giovani come nacque il fascismo in Italia, dalle scorribande di squadracce tollerate dalla politica e dall’opinione pubblica di allora. C’è poco da fare, il centro-destra soffre a sentir parlare di fascismo. Chissà perché…

Come osserva acutamente Marco Travaglio, sembra che questi signori facciano apposta per tirarsi addosso la patente di neofascismo anche da parte di chi (non sono fra quelli) vorrebbe prescindere da simili accuse.

Di fronte a tanta incultura (chiamiamola così per non offendere nessuno), mi sono divertito a rovistare fra le frasi celebri sul parlare a vanvera. Ne ho scelto una piuttosto leggera. “Ci vogliono due anni per imparare a parlare e cinquanta per imparare a tacere” (Ernest Hemingway). In base a questo criterio, visto che di parlare sono anche troppo capaci e che aspettare cinquant’anni è un po’ troppo, bisognerebbe almeno cucire loro la bocca. Avremmo tutti e tutto da guadagnarci.

Un caro saluto a Giovanbattista Fazzolari, Andrea Delmastro, Matteo Piantedosi, Gennaro Sangiuliano e Giuseppe Valditara. Il saluto non si nega a nessuno. Ciao, ciao, sottosegretari e ministri, un bacio ancora. E poi per sempre vi perderò (almeno lo spero).