Viva la Costituzione e abbasso Sanremo

Mi sono categoricamente astenuto dal seguire in televisione la celebrazione del 75° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione italiana proposta al Festival di Sanremo. Lo avrei potuto fare da “guardone”, ma ho sempre rifiutato di puntare sulle ostentate fortune altrui, preferendo ripiegare sulle mie dignitose miserie.

Ricordo quando avevo l’occasione di assistere agli spettacoli lirici all’Arena di Verona: quanto mi infastidivano coloro che all’ingresso “sgolosavano” facendo ala agli elegantoni ed osservando la sfilata del pubblico vip. Potevano benissimo costruirsi qualche occasione alternativa, ma confondevano la cultura con l’ostentazione dell’evento culturale.

Troppo seria la Costituzione per essere spettacolarizzata, seppure da un grande uomo di cultura (mi riferisco a Roberto Benigni), seppure alla compiaciuta presenza di un grande uomo politico (mi riferisco a Sergio Mattarella), seppure a fin di bene (la divulgazione del nostro patto democratico-repubblicano).

La dignitosa povertà valoriale non dovrebbe portare all’accattonaggio politico-culturale, ma dovrebbe portare al sacrificio di scelte educative consapevoli e mirate. Per avviare un bimbo al mondo dello spettacolo non si parte dal circo equestre (con tutto il rispetto per chi lavora in esso) altrimenti in lui si farà strada l’idea che lo spettacolo non sia anche qualcosa di impegnativo, ma soltanto qualcosa di leggero e divertente.

Che messaggio è arrivato agli italiani dal mix Sanremo-Costituzione? Che il Festival è una cosa seria (e non lo è per niente) e la Costituzione è una roba divertente (e non lo è per niente, soprattutto con le arie che tirano). Probabilmente Sergio Mattarella si sarà chiesto: se il mio illustre predecessore Sandro Pertini andò a tifare per la nazionale di calcio, come del resto ho fatto anch’io, perché non andare al festival di Sanremo a tifare per la vera democrazia? Che confusione!

Non voglio pensare che si sia trattato di una scialuppa di salvataggio lanciata al Festival a rischio affogamento nel populismo bellicista: il populismo buono che scaccia quello cattivo? Sempre populismo è! Forse si è trattato di un pazzo tentativo di bonificare la spazzatura festivaliera con un depuratore costituzionale. Forse l’idea di dare un’immagine positiva del Paese nonostante Sanremo. Forse la pura follia di riscattare i vizi popolani con le virtù popolari. I dati sull’audience ci diranno che l’esperimento è riuscito. Cosa si deve fare per salvare la democrazia…

Sarò uno sclerotico e nostalgico cultore della Costituzione, sarò un talebano della Resistenza, sarò un cittadino fuori dal tempo, sarò tutto quel che volete, ma cosa ci faceva Mattarella al teatro Ariston, cosa c’entra la Costituzione col Festival di Sanremo? Qualcuno magari prima o poi me lo spiegherà. Viva l’Italia! L’Italia che si dispera per le tante disgrazie e l’Italia che s’innamora improvvisamente per la Costituzione (chiedo scusa per la brutta parafrasi di uno stupendo brano di Francesco De Gregori).