Letta, Bonaccini, Veltroni…ma anche Meloni

Giorgia Meloni è stata “migliore di quanto ci aspettassimo” sulle questioni economiche e finanziarie. Lo ha detto Enrico Letta, segretario del Pd, secondo quanto riporta il New York Times. Letta, continua il quotidiano statunitense, ha affermato che la Meloni ha abbandonato l’aggressività’ chiaramente dichiarata nei confronti dell’Unione Europea, decidendo di “seguire le regole” ed evitando di “commettere errori”. Per Letta, “la realtà’ è che lei è forte. É in piena luna di miele, senza un’alternativa all’interno della maggioranza e con l’opposizione divisa”.

Dopo l’intervista Letta è stato il turno di Stefano Bonaccini: “Meloni non è una fascista, è una persona certamente capace”. Il candidato segretario Pd segnala che “il fatto che l’Italia sia stata esclusa dal vertice dell’Eliseo non è un buona segnale”. Nonostante questo, aggiunge Bonaccini, “mi pare che Meloni abbia tutto l’interesse a stare dentro il Patto Atlantico e all’Eurozona”. Quanto alla maggioranza, “sono partiti baldanzosi, ho l’impressione che siano incorsi in qualche incidente di troppo e soprattutto voglio vedere come si comporteranno rispetto al tema Europa”. Tuttavia, Bonaccini invita ad evitare critiche affrettate: “Serve misura”, sottolinea e ricorda che, ad esempio, “sui balneari, con cui siamo sempre andati d’accordo nella mia regione, le gare vanno fatte”. (La Repubblica).

Valter Veltroni, l’ex segretario dem che evitava pure di nominare l’avversario Silvio Berlusconi, Intervenendo alla presentazione di un libro, afferma che «la sinistra che torna e quella che si camuffa non costituiscono un’alternativa credibile alla destra che ha trovato, con Giorgia Meloni, una leader determinata. E non sarà delegittimando gli avversari e parlando solo di loro che si crescerà, lo si dovrebbe aver capito». Liberarsi, dunque, della tentazione stalinista di demonizzare l’avversario. Ma lo capiranno? (Il Secolo d’Italia).

Enrico Letta più che Giorgia Meloni difende se stesso ed il suo appiattimento sulla linea Draghi: è chiaro che, se Giorgia Meloni si è convertita al draghismo come sembra, Letta, che ne è stato un sostenitore acritico, non può che esprimere apprezzamento. Non faccia quindi il furbetto della moderazione e vada a quel Paese. Quanto all’opposizione divisa, ne è forse il maggior responsabile, perciò scenda dal pulpito e si metta fra gli ultimi banchi a battersi il petto per gli errori commessi.

Stefano Bonaccini non faccia il bullo, ma veda di guidare il PD alla riscossa culturale prima che politica. Lasci perdere le lezioni di stile: c’è gente ridotta in povertà, che aspetta un’azione politica forte ed a cui sicuramente non danno fastidio il richiamo ai valori dell’antifascismo e la contestazione al centro-destra anche su questo piano. Non faccia l’ex comunista all’emiliana, non ripieghi sulla brutta copia di Pierluigi Bersani, dia slancio alla sua segreteria. Parola d’ordine: tirare giù senza pietà!

Ormai fa chic rendere a Giorgia Meloni l’onore delle armi con tanti inopinati riconoscimenti. Tutto opportunismo e niente più. Il ragionamento di fondo consiste nel ritenere che affondare i colpi non serva a conquistare voti, tanto vale essere prudenti, tolleranti e lungimiranti (?). Guai a parlare di agganci col neofascismo, non bisogna toccare questo tasto. Ignazio La Russa quindi è uno specchiato democratico, Isabella Rauti una donna della Resistenza, Giorgia Meloni una coerente e convinta antifascista. Guai a intravedere in parecchie scelte politiche del nuovo governo una qualche reminiscenza di fascismo e razzismo. Il fascismo è morto e sepolto! Mi permetto di non essere d’accordo e di rivendicare fra i motivi del mio astensionismo dalle urne proprio questa falsa moderazione.

Quanto a Valter Veltroni, il suo “maanchismo” non ha liniti ed evidentemente punta a comprendere anche Giorgia Meloni. Forse non farebbe male a dedicarsi totalmente ai libri anziché giocare a fare il notabile di turno. Dopo aver varato sbrigativamente e teoricamente un partito, il Pd appunto, non è stato capace di gestirlo, se ne è andato e adesso fa il saputello.

Mi permetto di esprimere un giudizio estremamente critico verso questa destra-destra e purtroppo anche verso questa sinistra non sinistra.  La validità delle proprie tesi politiche non si scopre solo coi voti, ma con la coerenza valoriale e storica. Non so, oltre tutto, se il PD perda più voti a causa di un’opposizione all’acqua di rose o per un’opposizione troppo radicale, intransigente ed antifascista. Sarebbe interessante verificarlo.