La rivalutazione del bunga-bunga

Le sentenze si rispettano, non si commentano. Mi atterrò scrupolosamente a questa indicazione nel riflettere sull’ennesimo caso giudiziario riguardante Silvio Berlusconi: il cosiddetto processo Ruby ter andato a sentenza assolutoria perché i fatti non sussistono.

Il cavaliere per quanto concerne la propria condotta morale risponderà alla sua coscienza. Chi sono infatti io per giudicare la moralità delle persone? Riguardo alla umana giustizia ha risposto e sta tuttora rispondendo di fronte alla magistratura in una interminabile, farraginosa e lunghissima serie di processi in cui non ci si raccapezza se non per osservare come Berlusconi abbia il triste primato di essere, a torto o a ragione, il più processato premier di tutti i tempi. Tutta colpa di una magistratura che fa politica? Ma fatemi il piacere… Tuttavia torno al rigoroso rispetto del postulato iniziale: in fin dei conti chi sono io per voler capire il diritto penale?

Resta una chiave di lettura, quella politica, sulla quale mi sento in dovere di esprimere giudizi. Rifiuto categoricamente, per Berlusconi e per qualsiasi politico, la premessa in base alla quale la politica dovrebbe stare fuori dalle stanze da letto dei governanti.

La costituzione italiana all’articolo 54 recita testualmente: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Silvio Berlusconi rientra alla grande fra questi cittadini, ma purtroppo non ha adempiuto le sue funzioni pubbliche con disciplina ed onore, in un miscuglio di interessi personali e pubblici, in una sarabanda di vicende sporche in cui ha trascinato Il Paese, rovinandone l’immagine e screditando la politica ridotta a spasmodica ricerca di enormi tornaconti privati e copertura di vizi privatissimi, istituzionalizzando i conflitti di interesse al punto che i suoi elettori lo votavano in base ad un ragionamento paradossale: “Dal momento che sa fare così bene i propri interessi, chissà che non sappia fare altrettanto bene anche i nostri”.

In un qualsiasi Stato democratico si sarebbe dovuto dimettere da quel dì, lui è stato dichiarato decaduto dopo parecchi anni per poi tornare a pieno titolo nell’agone politico con qualche velleità quirinalizia e sedersi nell’aula del Senato tra applausi, baci e abbracci.

Questa deriva politica è ancora in atto e solo la storia ci dirà se e quando finirà e quanto abbia danneggiato il nostro Paese e la democrazia. La commistione fra pubblico e privato è stata recentemente sancita dalla seguente decisione: “La presidenza del Consiglio ha comunicato di avere in data odierna dato incarico all’avvocatura dello Stato perché revochi la propria costituzione di parte civile nel processo penale “c.d. ‘Ruby ter’ a carico – fra gli altri – del senatore Silvio Berlusconi”. La costituzione, si legge nella nota di Palazzo Chigi, “era stata disposta nel 2017 dal governo Gentiloni, un esecutivo a guida politica, in base a una scelta dettata da valutazioni sue proprie, in un momento storico in cui non erano ancora intervenute pronunce giudiziarie nella medesima vicenda”. La formazione, prosegue il comunicato, “avvenuta nell’ottobre 2022, di un nuovo governo, espressione diretta della volontà popolare, determina una rivalutazione della scelta in origine operata. Ciò appare tanto più opportuno alla stregua delle assoluzioni che dapprima la Corte di Appello di Milano con sentenza del luglio 2014, divenuta irrevocabile, poi il tribunale di Roma con sentenza del novembre 2022, hanno reso nei confronti del senatore Berlusconi in segmenti della stessa vicenda”.

Un autentico obbrobrio costituzionale e politico! Un piacere fatto a Silvio Berlusconi per calmarne le intemperanze. Il berlusconismo continua ad imperversare come stile di comportamento politico e governativo. A trent’anni dalla discesa in politica del cavaliere stiamo ancora girando intorno al pero dei suoi affari e dei suoi vizi privati trasformati in pubbliche virtù, al punto che mi sta diventando simpatico, anche perché almeno lui aveva e ha il carisma, mentre i suoi destrorsi successori di carisma non ne hanno affatto e combinano disastri in perfetta continuità non affaristica ma politica. Il regime berlusconiano non è affatto finito!

Berlusconi ha fatto credere al Parlamento italiano che Ruby Rubacuori, la sua fiammetta minorenne, fosse nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak. Giorgia Meloni fa credere al popolo italiano che un’amica di Abascal, Orban, Morawiecki, Le Pen e Akesson possa essere una convinta e costruttiva europeista alla faccia di Macron e Scholz. Tutte questioni diplomatiche?!