I misteri dolorosi del rosario sociale

“L’agonia della Sanità. Liste d’attesa fino a due anni, 8 mila medici in fuga, fondi sotto la media Ue. Così il servizio pubblico esclude i più deboli: 5,6 milioni rinunciano alle cure”. Sanità obsoleta: il 90% dei macchinari andrebbero sostituiti. L’89% delle strutture usa macchinari che andrebbero sostituiti. Il record dei mammografi: il 70% ha oltre dieci anni. L’attacco dei sindacati: «Imprese danneggiate dal tetto di spesa». Ed è in crisi anche l’assistenza domiciliare”. Ecco titoli e sommari di due articoli di Paolo Russo sul quotidiano La Stampa.

Mi sembra una nitida fotografia della più colossale delle contraddizioni infra e post covid: moltissime chiacchiere scientifiche pochissimi fatti “politici”. La miglior difesa contro i virus non è tanto la vaccinazione, che, pur nella sua obbligata introduzione, lascia il tempo che trova tra efficacia ancora tutta da dimostrare ed effetti collaterali tutti da scoprire, ma il cordone sanitario che purtroppo anziché essere tirato e rafforzato viene indebolito.  La sanità si è dimostrata una coperta corta che ha cercato di proteggerci dal virus, ma ci ha scoperto su tutto il resto.

A tre anni di distanza dallo scoppio dell’epidemia ci ritroviamo becchi e bastonati: non abbiamo imparato niente, scopriamo ancor più di avere un sistema sanitario gruviera. Posso capire (?) lo choc iniziale affrontato con buona volontà, ma poi non si è combinato nulla a livello strutturale ed organizzativo. Ciò che poteva e doveva essere una spinta a potenziare ed efficientare il sistema sanitario è diventato l’ombelico a cui guardare con assurda soddisfazione: siamo bravi, abbiamo evitato il peggio, possiamo stare tranquilli.

Non ho ancora capito se sia un problema di risorse insufficienti, di confusione amministrativa, di palleggiamento delle responsabilità, di scelte politiche errate, di insensibilità sociale. Fatto sta che le liste d’attesa per analisi e visite mediche hanno tempi biblici, mancano i medici, prima di entrare in un pronto soccorso bisogna accendere un cero a santa Dinfna, vergine e martire.

È vero che a criticare si fa presto. Infatti liste d’attesa interminabili, sprechi e scandali rappresenterebbero solo una faccia della sanità italiana, che continua a essere una delle migliori al mondo. Nonostante le evidenti difficoltà strutturali ed economiche nelle quali versa il Servizio Sanitario Nazionale, la sanità italiana continua a occupare le posizioni più alte nelle classifiche sulle migliori al mondo. In effetti, al netto dei limiti e dei difetti, il nostro sistema di sanità universale, libera e gratuita per tutti, è un punto di orgoglio per il Paese. A rimarcare tutto questo ci pensa la nota agenzia statunitense Bloomberg, che ha stilato un rapporto basato sui dati elaborati da Organizzazione mondiale della sanità, Onu, Banca Mondiale, Fondo monetario internazionale, dal quale è emerso il livello elevato della sanità italiana.

E allora come la mettiamo? La nostra società è piena di misteri, batte in tal senso la religione. Aumenta la povertà mentre milioni di persone vanno in vacanza e si lamentano non perché mancano i soldi, ma la neve su cui sciare…Per fare una tac ci vogliono mesi e mesi, ma la sanità italiana è di alto livello… Le casse erariali piangono, ma si regala un miliardo di euro alle società calcistiche…L’evasione fiscale è un male endemico della nostra società, ma si introducono parecchi condoni a favore di chi non le paga e si introducono tassazioni di favore per quanti non le vogliono pagare… La crisi occupazionale è gravissima, non c’è lavoro, poi si scopre che molte imprese non trovano persone da assumere o prospettano assunzioni da vero e proprio sfruttamento…della serie il lavoro c’è, ma non si vede.

Ho l’impressione che il dibattito abbia connotati virtuali, fuorvianti e sdrammatizzanti, mentre i problemi esistono in tutta la loro emergenza continua. La sanità ne è la prova del nove. Lì le balle stanno in poco posto. Si rischia di morire alla faccia di Bloomberg!