Sporcare per pulire

Dopo i quadri, la facciata del Senato, a Roma. Ieri mattina «alle 7:45 quattro cittadine e cittadini appartenenti alla campagna Ultima Generazione hanno imbrattato Palazzo Madama con un getto di vernice arancione, utilizzando degli estintori. Alla base del gesto – spiega in una nota la stessa organizzazione ambientalista – la disperazione che deriva dal susseguirsi di statistiche e dati sempre più allarmanti sul collasso eco-climatico, ormai già iniziato, e il disinteresse del mondo politico di fronte a quello che si prospetta come il più grande genocidio della storia dell’umanità».

Una delle militanti che ha rivendicato l’azione ha poi spiegato che «la narrativa tanto in voga secondo la quale ognuno di noi può individualmente contribuire a limitare i danni del riscaldamento globale, salvando il pianeta, è senz’altro positiva ma fortemente irrealistica. Non possiamo illuderci che fare la raccolta differenziata e partecipare a cortei organizzati sia sufficiente. È, di conseguenza, proprio al governo e alle istituzioni che rivolgiamo la nostra rabbia di protesta».

Cinque persone sono state fermate ed identificate. La prima conseguenza dell’azione l’ha annunciata Ignazio La Russa: «Il Senato è stato vigliaccamente scelto perché a differenza di palazzo Chigi, della Camera dei deputati e di altre istituzioni, non ha mai ritenuto fino ad ora di dover creare un area di sicurezza attorno all’edificio». Il presidente del Senato ha convocato per oggi alle 15 il Consiglio, «per ogni opportuna decisione» (dal quotidiano Il Manifesto del 03 gennaio 2023).

Mi sembra un caso di trasgressione da accogliere con una certa attenta benevolenza alla luce dello scopo nobile che si propone, della simbologia che adotta, della provocazione che intende inviare a chi di dovere. Non mi scandalizzo affatto e, dico la verità, non ho il “coraggio” di condannare questo gesto di motivata protesta, che appare più come un atto di legittima difesa dall’inerzia istituzionale che di offesa alla dignità delle istituzioni stesse.

Chissà perché trovo qualche analogia con quanto succedeva ai tempi del regime fascista così come raccontava mio padre. Bastava trovarsi a passare in un borgo, dove era stata frettolosamente apposta sul muro una scritta contro il regime, per essere costretti, da un gruppo di camicie nere, a ripulirla con il proprio soprabito (non c’era verso di spiegare la propria estraneità al fatto, la prepotenza voleva così): i graffitari di oggi sarebbero ben serviti, ma se, per tenere puliti i muri, qualcuno fosse mai disposto a cose simili, diventerei graffitaro anch’io (dal libro “Mio padre” da me scritto e pubblicato anche in questo sito internet).

L’imbrattamento di Palazzo Madama ha tutto il sapore di una sacrosanta (almeno nello scopo) protesta contro il regime di indifferenza verso la catastrofe ambientale in cui siamo inseriti; la stizzita reazione perbenista a livello istituzionale, pur non raggiungendo la prepotenza, assomiglia comunque all’insofferenza verso chi contesta un’autentica e rovinosa deriva anti-ecologica.

È scattata la difesa di “facciata”, evitando accuratamente di entrare nel merito degli enormi problemi sollevati dagli imbrattatori. È più comodo guardare e tagliare il dito della protesta piuttosto che la luna degli argomenti di chi protesta.

Sarebbe opportuno fare due riflessioni. La prima riguarda la generale indifferenza al problema che ci sta distruggendo: per portarlo all’ordine del giorno bisogna ricorrere a gesti clamorosi. Svegliamoci! La seconda è tutta dedicata alla politica che non riesce ad andare oltre le dichiarazioni di principio. Se aspettiamo la politica facciamo in tempo a morire tutti avvelenati dall’inquinamento o sommersi dai disastri ambientali. Si diano una mossa i governanti!

Sul fatto se sia lecito o meno ricorrere a certe manifestazioni, mi limito ad aggiungere un dubbio amletico: si tratta di comportamento incivile o di disobbedienza civile? So benissimo che si può correre il rischio di legittimare o depenalizzare tutte le trasgressioni e persino di scadere nell’apologia di reato. Ma di quale reato? Il fine giustifica il mezzo? Posso non rispondere!?