Due papi al prezzo di uno…stallo reazionario

Il cardinale Gerhard Mueller, nel suo ultimo libro “In buona fede”, è spietato su papa Francesco: i suoi amici privilegiati se accusati di abusi; un cerchio magico fa le nomine in Vaticano; il «no» alla messa in latino avrebbe addolorato e allontanato le frange tradizionaliste; il pontefice si sarebbe circondato da persone «non preparate dal punto di vista teologico»; in Vaticano ormai le informazioni circolerebbero «in modo parallelo»: da una parte i canali istituzionali purtroppo sempre meno consultati dal pontefice, e dall’altra quelli personali utilizzati persino per le nomine dei vescovi o dei cardinali; la gestione dell’affair  Becciu, il cardinale accusato di essersi arricchito assieme ai suoi famigliari con i fondi della Segreteria di Stato vaticana, sarebbe stata portata avanti senza prove e senza possibilità di difesa per l’interessato.

Il cardinal Mueller, l’ex  Prefetto della Dottrina della Fede, allontanato da questo incarico, ha il dente avvelenato contro il papa ed è diventato la punta di diamante dell’opposizione, i cosiddetti tradizionalisti o “indietristi”, presenti più che mai all’interno della gerarchia cattolica (ma anche nel popolo di Dio), ringalluzziti dalla strumentale enfatizzazione dell’insegnamento ratzingeriano innescato dalla morte del pontefice emerito: vogliono inchiodare la Chiesa al passato, arrivando persino a “sputtanare” papa Francesco, accusandolo di autoritarismo (ma non sono loro gli scrupolosi assertori dell’infallibilità papale?), di avere creato una sorta di cerchio magico a Santa Marta (proprio loro che appartengono alla consorteria del potere curiale!), di creare corsie privilegiate (la predica viene dal pulpito di chi punta ad una Chiesa collusa col potere all’affannosa ricerca di privilegi e di connivenze!!!), di destrutturare la comunità cristiana (ma Gesù non voleva strutture rigide, schemi prefabbricati, voleva la carità come struttura portante), di tagliare nettamente la lingua latina nella liturgia (ma il Concilio Vaticano II non aveva collegialmente deciso una linea?).

L’accusa di modernismo è vecchia come il cucco: l’hanno formulata verso Gesù, quindi… Papa Francesco non sarà perfetto, mi accontento di viverlo e verificarlo come pastore evangelico. E se lo vadano una buona volta a rileggere il Vangelo questi signori, che confabulano nei sacri palazzi, osservando solo “la tradizione degli uomini”.

Mi piace immaginare come reagirebbe mia sorella Lucia di fronte a questi attacchi sconsiderati. Direbbe con ogni probabilità: ”Cosa dovrebbe fare il papa con questa manica di reazionari preoccupati soltanto di difendere il loro potere, gente inaffidabile e intrigante? Se si è creato un gruppo di collaboratori di fiducia, ha fatto benissimo…”. Il loro modo di agire la dice lunga sulla loro mala fede: lanciano i sassi e poi nascondono la mano dietro il ricordo di Benedetto XVI. Lavorano nell’ombra, sputano veleni, lanciano accuse in stile prettamente curiale. E pretenderebbero di essere rispettati e considerati? Ma mi facciano il piacere!

Di fronte a questa incresciosa situazione, mentre c’è in atto il chiaro tentativo di indebolire il papato, partono i pompieri, i negazionisti delle due correnti presenti all’interno della Chiesa, vale a dire quella dei conservatori e dei progressisti, quanti cioè che vogliono a tutti i costi affermare il continuismo tra il papato di Ratzingher e quello di Bergoglio, coloro che considerano il pluralismo all’interno della Chiesa come un pericolo e non come una ricchezza. Sembrano, tanto per fare un paragone politico, quelli che “destra e sinistra per me pari sono”, salvo andare regolarmente a votare per la destra.

Papa Francesco, che non invidio affatto, ha due possibilità su cui giocare: fregarsene altamente di questa falsa opposizione, contando sul proprio carisma e sul consenso popolare, ma soprattutto puntando al discorso evangelico senza se e senza ma, rilevando come gli oppositori non abbiano un leader da portare avanti e quindi evidenzino una estrema debolezza tattica aggiunta ad una scoperta strategia reazionaria; provare a rafforzare le basi teologiche del suo pontificato inserendo tra i suoi fedelissimi personaggi di alto spessore che sappiano contrastare ogni e qualsiasi tentativo di “ereticizzare” la sua pastorale e provare a riformare, pur con la dovuta cautela, la struttura curiale e un po’ tutto l’ambaradan gerarchico della Chiesa.

La seconda strada darebbe indubbiamente maggiori garanzie di tenuta nel tempo, ma forse non avrebbe il tempo di avviarsi compiutamente data l’età avanzata del papa e la sua salute piuttosto cagionevole. La prima prescinderebbe da valutazioni di opportunità per attestarsi sulla sostanza evangelica scelta come riferimento globale e totale del pontificato francescano.

Termino la riflessione ponendomi una provocatoria domanda a livello mediatico: non è per caso che d’ora in poi saremo costretti a sorbirci citazioni parallele in una sorta di “maanchismo papale” della serie “papa Francesco dice, ma anche papa Benedetto ha detto”. Convergenze parallele? Non più di tanto! Forse convergenze soprattutto frenanti e fuorvianti. E lo Spirito Santo? Se la vedrà Lui!