Tutte le tangentopoli sono bigie

In attesa che emergano eventuali e precise responsabilità di carattere penale, di fronte alla tangentopoli europea non si può che ascoltare la musica di fondo, che tuttavia disturba assai le orecchie di chi concepisce la politica non come l’arte degli affari propri e dei potenti, ma come un servizio alla gente. Il ciclone giudiziario che sembra imperversare presenta due relative novità qualunquiste: anche i gatti europei sono bigi e bigi sono anche gli esponenti politici.

Mia sorella metteva da parte gli schemi politici tradizionali, che a suo pensare, a livello europeo, servivano a coprire una sostanziale e generalizzata conservazione o addirittura un’opzione reazionaria. Quando andò, in rappresentanza del movimento femminile della Democrazia Cristiana, in visita alle istituzioni europee, tornò a casa estremamente delusa e, col suo solito atteggiamento tranchant, disse fuori dai denti: “Sono tutti dei mezzi fascisti!”. Credo che un po’ di ragione ce l’avesse. Penso volesse dire che non credevano in un’Europa aperta, solidale, progressista e partecipata, ma erano chiusi in una concezione burocratica, conservatrice se non addirittura reazionaria. Può darsi che da allora la situazione sia addirittura peggiorata. Chissà cosa direbbe oggi alla luce del trumpismo, del populismo e del sovranismo. Lo immagino e non mi azzardo a scriverlo per non esagerare alle sue spalle.  Non vorrei che fossimo costretti a cercare il male minore, vale a dire chi è meno conservatore, meno reazionario, meno fascista: il compromesso ipotizzabile ai livelli più bassi. E cosa aggiungerebbe a margine degli attuali i rumors tangentizi o tangentari come dir si voglia? Dove regnano la burocrazia in sostituzione della politica e l’intrigo internazionale al posto della diplomazia, può succedere di tutto.

Resta da verificare se i fatti emergenti siano considerabili come brutte eccezioni di una regola sana o come regole insane di una brutta macchina europea. Qualcosa che non va mi sembra comunque indiscutibile. L’affarismo inquina i rapporti politici a livello internazionale come del resto anche a livello nazionale. Si dirà che è sempre stato così e sempre sarà così. L’affarismo non ha tempo e non ha confini. Non è una consolazione, ma una desolazione.

Parlando di religione e prendendo a riferimento il Vangelo si dice che i mercanti entrano nel tempio: questa concettosa realtà è stata sviluppata ed ammodernata nel senso che il tempio è entrato nel mercato. Facendo un parallelismo si potrebbe dire che gli affaristi entrano in politica, ma che, progressivamente, le istituzioni politiche stanno funzionando come un affare. È questo il più x che ci deve alquanto preoccupare.

Sul fronte dei partiti bisogna aggiungere che l’affarismo non ha tessera. Enrico Berlinguer in una famosa intervista rilasciata ad Eugenio Scalfari fu spietato analista e facile profeta nel porre “la questione morale” come un macigno che grava sulla credibilità della politica. Destra e sinistra non solo si stanno sempre più assomigliando sul piano programmatico, ma arrivano ad essere simili (in senso negativo) anche moralmente parlando. È un disastro!

D’altra parte, come avveniva con incredula sofferenza durante le animate ed approfondite discussioni con l’indimenticabile amico Walter Torelli, ex-partigiano e uomo di rara coerenza etica e politica, già agli inizi degli anni novanta constatavo che alla politica stava sfuggendo l’anima, se ne stavano andando i valori e rischiava di rimanerci solo la “bottega” ed al cittadino non restava che scegliere il “negozio” in cui acquistare il prodotto adatto alla propria “pancia”.

Non so se venga prima la degenerazione partitica o l’inquinamento istituzionale: sono strettamente connessi ed interdipendenti. Chi viene colto con le mani nella marmellata ha buon (?) gioco nel nascondersi dietro un fatalistico “così fan tutti”.

Certo questi emergenti scandali danno un’ulteriore picconata alla credibilità della politica e dell’Europa. Rischia di vincere il qualunquismo verso i partiti e lo scetticismo verso le Istituzioni europee. Sapete così facendo dove si va a finire? Nel fascismo! Diamogli pure una bella truccatina, rivestiamolo di panni alla moda, spacciamolo come un’inevitabile involuzione globale, riteniamolo una risposta al vuoto pneumatico del mondo in cui viviamo, sempre fascismo rimane. E che la sinistra stia a guardare o addirittura ne sia coinvolta è cosa che mi fa accapponare la pelle.

Molto tempo fa, se non ricordo male ai tempi della tangentopoli italiana scoppiata negli anni ottanta/novanta del secolo scorso, un mio acuto conoscente mi pose una domanda (quasi) retorica: “Sono più qualunquisti i cittadini che non ne possono più di una politica sporca o i politici che continuano a sporcare le istituzioni in cui operano?”. Non risposi niente, mi salì un nodo alla gola pensando a quanti avevano servito gli ideali democratici. Tutti gabbati?!