I topi che ballano davanti alla gatta

Lavoravo da pochi mesi e avevo conosciuto ben pochi utenti dei servizi in cui ero professionalmente impegnato, ma uno non perse tempo e, incontrandomi occasionalmente per strada, mi disse apertamente: “Sa cosa le devo dire dottore? Che quell’ufficio dove lei lavora è un gran casino!”. Rimasi molto male e non feci altro che chiedere tempo per cercare di mettere ordine, per quanto nelle mie modeste e relative possibilità, nella situazione così drasticamente e sinceramente dipinta.

Se dovesse capitarmi di incontrare qualche esponente dell’attuale maggioranza di governo, userei la stessa espressione verbale di quel mio simpatico ma implacabile interlocutore. “Sa cosa le devo dire onorevole? Che quel governo lì è un gran casino!”.

La confusione regna sovrana, non solo a livello programmatico in un vergognoso tira e molla sulle misure di bilancio 2023 e su parecchie altre questioni che si stanno profilando, ma anche a livello politico in un rapporto apparentemente conflittuale tra le forze politiche di maggioranza, che scalpitano su quasi tutto. Sarà una questione catalogabile come “tattica del ladri di Pisa” o sarà qualcosa di più consistente?

Da una parte si colgono le intemperanze più salviniane che leghiste e dall’altra quelle più berlusconiane che forzitaliote. Sembra una gara per conquistare la palma del miglior populista, anche perché il premier Giorgia Meloni ha dovuto in gran parte dismettere i panni del sovranismo per rendersi minimamente accettabile nei consessi europei, quelli dello sfondatore di bilanci per far quadrare i conti della spesa, quelli del riformatore per tranquillizzare i reazionari e i conservatori. Ne sta venendo fuori proprio un “gran casino”. Nella confusione programmatica si aprono spazi politici in cui si immettono i partner di governo alla ricerca di identità e visibilità. Secondo casino!

Mi sembrano infatti manovre sconclusionate, di cui faccio fatica a capire il senso. Sia Salvini che Berlusconi stanno difendendo con le unghie e con i denti la loro residua nonché penosa leadership: il primo le spara grosse per avvalorare la sua capacità di rappresentare certe istanze più velleitarie che realistiche; il secondo, come ebbe a dire acutamente l’ingegner Carlo De Benedetti, sembra cercare il pretesto valido per sfilarsi da una combriccola che lo vede ai margini, lui abituato a ben altra prestigiosa considerazione.

Torna d’attualità quell’alzata di sopracciglia esibita al Quirinale dopo la smaccata e poco garbata auto-candidatura meloniana. Salvini non può finire becco per i tradimenti opportunistici di Giorgia Meloni e bastonato dai leghisti rimasti senza riferimenti seri. Berlusconi non può essere il maestro messo dietro la lavagna da una scolaretta saputella e presuntuosa. E allora vanno alla spasmodica ricerca di qualche risibile appiglio, fanno tiri in porta finendo per sfondare la propria rete.  Da un certo punto di vista non hanno tutti i torti all’insegna del “chi si crede di essere questa ragazzetta”; sul piano sostanziale non hanno carte da giocare né a livello propagandistico-elettorale né sul tavolo politico-istituzionale.

Non riesco a prevedere dove andranno a parare. Si tratta, da parte mia, più di curiosità gossippara che di attenzione motivata. Forse il futuro ravvicinato di Salvini dipende dall’esito delle prossime elezioni regionali in Lombardia, laddove Letizia Moratti sta tentando di rubargli altro consenso e di sconfiggerlo proprio nella sua casa periferica, mettendo in discussione i rapporti sociali e la classe dirigente leghista. Forse la sopravvivenza di Berlusconi dipende dalle tattichette renzian-calendiane volte a sottrargli quel poco di centrismo e di moderatismo che riesce ancora a rappresentare.

Giorgia Meloni assomiglia molto alla gatta che gioca coi topi: li lascia vivere finché non avrà l’appetito definitivo per farsene un sol boccone. Sarà proprio così?  Se vedo Salvini piuttosto disperato nella sua tattica, per Berlusconi non sono così certo della sua impellente fine politica. Lui e gli italiani/berlusconiani mi hanno sempre sorpreso. Il cavaliere avrà la presenza di spirito di aprire improvvisamente la porta spinta da Renzi e Calenda per farli cadere miseramente? Tutto sommato ne godrei alquanto. E Gianni Letta gliela lascerà aprire? E le sue aziende cosa diranno? “Qui comando io” risponderà Berlusconi, magari rifugiato sotto il letto con tante donnine ancora intorno.