Sotto l’arroganza niente

Nella mia ormai lunga vita ho visto molti governi e mi sono interessato ad essi con occhio sempre critico: basti ricordare un episodio della mia fanciullezza.

Ero andato con mia madre e mia nonna a trascorrere qualche giorno di vacanza a Fabbro Ficulle (paese in provincia di Terni), ospite del convento dove viveva mia zia suora orsolina.  Avevo quattro-cinque anni, non ricordo con precisione. Pranzavamo in una saletta messa molto gentilmente a nostra disposizione ed in quella saletta vi era un apparecchio radio: la nonna gradiva ascoltarla durante il pasto, soprattutto le piaceva ascoltare il giornale radio. Un giorno, al termine del notiziario politico, me ne uscii candidamente con questa espressione: “Adesso nonna chiudi pure la radio, perché a me interessa il governo”. Lascio a voi immaginare le reazioni di mia madre, ma soprattutto di mia nonna, incredula e divertita, che rideva di gusto, ma forse avrà anche fatto qualche pensiero sul futuro di questo strano nipote.

Resto in tema di governi e devo tristemente ammettere di non avere mai riscontrato un atteggiamento così arrogante e presuntuoso come in quello attuale. Non capisco da cosa sia causato anche se mi trovo costretto a cercarne qualche plausibile motivazione.

Si tratta della prima volta di una compagine ministeriale guidata da una donna e questo indubbiamente può rendere Giorgia Meloni un po’ troppo autocompiaciuta e “pienissima di seissima”. Aggiungiamoci che si tratta del primo governo italiano veramente di destra e che scatta quindi l’orgoglio per avere superato una sorta di storica barriera e ottenuto il pieno sdoganamento elettorale. Pensiamo anche alla convinzione di essere stati eletti a larga maggioranza direttamente dal popolo: non è proprio così, ma la temperatura elettorale percepita da questo governo è più alta ed in continuo aumento rispetto a quella reale. Per finire consideriamo la rivincita della politica in senso stretto sulla politica in senso tecnico molto praticata nell’ultimo decennio: la smania di superare il complesso di inferiorità tramite una eccessiva dose di autostima.

L’inizio non è certo stato dei migliori ed ho l’impressione che, per coprire gli errori inanellati nel brevissimo periodo (una simile quantità di cavolate era difficile da prevedere anche per i più critici ed i più scettici), anziché correggersi ed emendarsi ci si voglia ancor più accreditare nel medio termine lasciando intendere che il disegno programmatico è quello di mettersi contro tutto e tutti (molti nemici molto onore, boccaccia mia statti zitta…) per segnare una discontinuità identitaria che diventa politica (non si tratta di fascismo in senso stretto, ma in senso lato e moderno).

Credo che gli osservatori snob, che non accettavano il preventivo esame finestra sulla storia passata, si convincano che purtroppo non torna nemmeno la prova del nove sul presente: l’approccio politico del governo è a dir poco inquietante e rivela una chiara ispirazione populista a livello interno e sovranista a livello internazionale.

Forse in Europa l’hanno capito e non accettano la sfida: hanno i loro punti deboli, ma con la nostra arroganza forniamo loro un perfetto assist. Alle storiche debolezze di mafia, corruzione, evasione fiscale, bilancio deficitario e burocrazia aggiungiamo anche la debolezza della forza dell’arroganza, e la misura è colma.

Persino l’uomo politico migliore di Fratelli d’Italia, vale a dire Guido Crosetto, dopo essere stato collocato nel posto ministeriale sbagliato a causa di un clamoroso conflitto di interessi rimosso in fretta e furia, si è lasciato andare a pesanti apprezzamenti su un avversario politico durante un fuori onda: altro sintomo di arroganza e di mancanza di stile. L’attuale governo magari passerà alla storia anche come quello dei fuori onda.

Non ho capito se il principale responsabile di questa deriva arrogante sia Matteo Salvini con i suoi sputtananti luoghi comuni oppure Giorgia Meloni con i suoi imbarazzanti antenati. Di tutto un po’. Antonio Tajani regge il moccolo. Sergio Mattarella sembra stia facendo il possibile per raccogliere gli escrementi governativi lasciati nel pur brevissimo tragitto: gli stanno rovinando la reputazione. Faccio la parafrasi di un aforisma di Fabrizio Caramagna: il governo è qui per spaccare il mondo, mentre Mattarella cerca di riattaccarne i pezzi. Speriamo che il Capo dello Stato resista, anche se in questo strano Paese qualcuno dovrebbe cominciare ad aiutarlo parlando forte e chiaro prima che sia troppo tardi.