L’ordine del regime e il disordine dei giovani

Due influencer si sono fatte ritrarre seminude agli Uffizi, davanti alla Venere di Botticelli, e poi hanno pubblicato le immagini sui profili Instagram. Il gesto ha scatenato le polemiche, in primis quella del capogruppo Fdi a Firenze, Alessandro Draghi, che ha affermato: “La Venere del Botticelli non può essere usata da costoro per uno spot indecente e mi pare strano che i custodi non se ne siano accorti, e che a distanza di diverse ore al direttore Schmidt non siano arrivate le indegne immagini delle due sexy influencer”.

Da Firenze mi sposto a Predappio, dalla galleria degli Uffizi alla cripta del Duce.

Versi di Faccetta nera urlati a squarciagola, tricolori fieramente sventolanti e l’immancabile «Camerata Mussolini, presente!». Non è l’incipit di un film di Corrado Guzzanti, ma la surreale scenografia che, oggi, ha accompagnato i neofascisti giunti a Predappio per tributare il duce e festeggiare, in una maniera un po’ sui generis, il centenario della Marcia su Roma. Ironia della sorte, nel giorno in cui il neo ministro Piantedosi ha annunciato il pugno duro contro rave e raduni non organizzati come reazione al free party attualmente in svolgimento a Cittanova, vicino Modena, duemila nostalgici dell’olio di ricino hanno scelto di riunirsi nel comune simbolo della memoria divisa di questo Paese per dare seguito al loro, di “rave”.

Evidentemente per FdI fa più scandalo il seno nudo di due ragazze alla Galleria degli Uffizi dei duemila cervelli vuoti convenuti a Predappio. Non mi risulta infatti che nessun esponente locale o nazionale di questo partito abbia reagito polemicamente al vomitevole raduno fascista, che peraltro ha assunto un significato particolare in occasione del centenario della marcia su Roma e dell’insediamento di un governo di destra contenente personaggi in odore di storiche simpatie neofasciste.

Alcuni, pochi per la verità, continuano a chiedere un’esplicita e totale abiura da parte di Giorgia Meloni rispetto al fascismo. Non arriverà mai e non sarebbe comunque credibile. Non è possibile che una pianta recida le proprie radici, pena la propria morte.

Qualcuno vuole aspettare di vedere i frutti.  Mio padre, a cui piacevano molto le pesche, sosteneva che l’albero di pesco spesso innestato su piante di salice desse frutti amari: “A pära ‘d ciuciär ‘na stròpa ‘d sàlos”. A rovescio, il neofascismo, pur innestato sulla buona pianta della democrazia costituzionale, non può dare frutti buoni. Dice Gesù (lo ricordi la cattolicissima Eugenia Roccella): “Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni”.

È inutile quindi sorprendersi che la nascita del governo Meloni e il debutto del ministro Piantedosi siano stati concomitanti ad un pestaggio della polizia ai danni di studenti e/o allo scioglimento di un raduno giovanile. Siamo solo agli inizi: «Ha da passà ‘a nuttata».

Ad una carissima giovane amica, che mi chiedeva un parere sui recenti scontri fra studenti e polizia all’università La Sapienza di Roma, ho risposto che non ho mai gradito, anche se mi sono sempre sforzato di capirle e contestualizzarle, le forzature protestatarie e trasgressive dei giovani e non solo dei giovani. Per la verità bisogna culturalmente ammettere che non esiste il “purismo di piazza”: ogni protesta ha in sé qualcosa di provocatorio al limite del violento. Ciò non giustifica affatto la repressione tout court: i pubblici poteri devono essere in grado di valutare quando l’intervento della polizia si renda necessario e quali siano le modalità accettabili di tale intervento. Purtroppo in questa delicata fase storica nel nostro Paese si respira aria di destra, di restaurazione: i giovani studenti, hanno antenne sensibili e la captano assai più degli adulti, che hanno l’olfatto logoro e abituato agli odori sgradevoli. Possono reagire in modo scomposto, ma non stanno fermi. Più si cercherà di reprimerli, più si muoveranno. La storia lo insegna.

Il governo Meloni è nel mirino dei poteri forti a livello europeo ed internazionale, ma bene o male con questi riuscirà a cavarsela con opportunismo reciproco. La Ue ci perdonerà le scappatelle orbaniane e le simpatie voxiane, tanto dovremo fare i conti col bilancio comunitario, con la Bce, con la dipendenza dagli Usa, con l’inquadramento nella Nato, con la consapevolezza di essere comunque un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.

Non so invece come se la metterà con i giovani e la loro scatenata intransigenza. Alla prima cazzata del ministro del “merito” sono sicuro che reagiranno senza pietà: al governo servirà per piantare ulteriori bandierine d’ordine, per blandire in modo identitario un certo elettorato di destra, ma il mondo è più grande rispetto a chi ha votato FdI e i suoi utili idioti. C’è anche la mina dei diritti civili pronta ad esplodere alla prima occasione. Quando una squadra di calcio crede di avere il controllo del gioco e si illude di poter spadroneggiare sul campo, arriva puntualmente il gol subito in contropiede. Meloni avvisata, mezzo salvata.