Prima donna sì, primadonna no

La botte dà il vino che ha e quindi sono rimasto sostanzialmente annoiato dal discorso scontato di Giorgia Meloni alla Camera per la presentazione del suo governo: non ha dimenticato niente del bagaglio ideale, identitario, storico, politico e sociale della destra. Cose “patoccamente” risapute! Il tutto è stato però abilmente alleggerito e reso appena istituzionalmente digeribile (?) sul piano democratico, formalmente inattaccabile, senza però rinunciare a niente del pensiero della destra più estrema. Sulle “i” non ha messo i puntini, ma le dieresi.

Consiglio a tutti di riascoltare i vari punti della relazione e troverà preciso e inconfutabile riscontro a queste due mie chiavi di lettura. Se vogliamo rendere plasticamente l’idea, il discorso di Meloni ha puntato smaccatamente, retoricamente ed emotivamente agli applausi, che infatti sono abbondantemente arrivati, evitando accuratamente di fornire qualsiasi pretesto e appiglio dialettico per i potenziali e sacrosanti fischi.

Da appassionato di opera lirica, la giudico una prestazione liscia come l’olio, ma priva di brivido. Faccio riferimento a mio padre: tanto per esser chiari non era un patito dell’acuto per l’acuto, men che meno dell’acuto sparato alla “viva il parroco”; apprezzava certamente l’esuberanza e la sicurezza vocali che sintetizzava in un modo di dire curioso ma plastico, rivolto soprattutto ai soprani, “la va pr’aria”, ma soprattutto si entusiasmava per la frase incisiva, per l’interpretazione trascinante, per gli interpreti “chi fan gnir i zgrizór”, per i cantanti che lasciano un segno forte nel personaggio più che nel ruolo. Ebbene Giorgia meloni “la va pr’aria”, ma “l’an fa miga gnir i zgrizor”, anche perché sarebbero brividi di grave sofferenza. Lei sapendolo, si è tenuta in equilibrio tra il passato impresentabile, il presente cavalcabile e il futuro incalcolabile.

Un soprano di non grande levatura durante le prove andava alla ricerca di un entusiastico consenso, che non arrivava. “Cosa mi dice maestro?” chiese provocatoriamente al direttore d’orchestra durante una pausa. Il direttore rispose burocraticamente: “Cosa le devo dire? … Brava!?”. Senza essere un esperto di politica, se Giorgia Meloni mi ponesse la domanda di cui sopra, risponderei con le stesse parole di quel direttore e me la caverei con un “brava!?” che assomiglia molto a “poco credibile”. Non mi sentirei di andare oltre, rifuggendo persino dal luogo comune della prima donna a capo del governo italiano. Infatti quanto ad essere una vera primadonna della politica…