Aiutiamo Egonu a murare gli stupidi

La disciplina sportiva della pallavolo mi piace non tanto per la sua discutibile spettacolarità (è infatti un gioco abbastanza monotono), ma perché mi fa ringiovanire portandomi ai tempi scolastici in cui l’educazione fisica non era il mio forte e la pallavolo era la mia ancora di sicurezza, che mi consentiva di sfoggiare un po’ di abilità di palleggiatore-alzatore per compensare l’insufficienza assoluta negli esercizi ai vari attrezzi. Poi c’erano i campionati studenteschi con i derby fra istituti scolastici, c’erano le ragazze, che, senza alcuna malizia, mettevano comunque in mostra le loro gambe per la gioia degli occhi dei compagni/tifosi. Un mondo tutto da ricordare con nostalgia.

C’è anche un altro motivo che mi rende simpatica la pallavolo: il clima gioioso e corretto del tifo che accompagna le partite. Non è poca cosa pensando a quanto succede, ad esempio, negli stadi calcistici…Una festa sportiva sul parquet e sugli spalti.

Purtroppo però anche la pallavolo si sta “divizzando”: niente in confronto di altri sport, ma sufficiente per rovinare un clima sereno e positivo. Nel divismo ci sta anche l’eco disturbante dei social, che tutto avvolgono e tutto rovinano. Una doverosa premessa a quanto successo in capo alla giocatrice della nazionale di volley femminile Paola Egonu, presa di mira, quale capro espiatorio per la delusione di un pur lusinghiero terzo posto raggiunto ai campionati mondiali dalla squadra italiana (rientra dalla finestra il tifo devastante e frustrante), per il colore della sua pelle nera che non si sposerebbe all’azzurro della maglia che indossa (razzismo bello e buono), per le sue opzioni sessuali (che non dovrebbero entrare in campo, ma rimanere nei rispettabili sentimenti e diritti personali).

Per quanto ne capisco di pallavolo dal punto di vista tecnico, mi sembra che l’apporto di questa giocatrice sia fin troppo generoso e decisivo: forse da lei si pretende l’impossibile, gli schemi di gioco finiscono sempre addosso a lei, tutto ruota più o meno intorno alle sue performance, se funziona lei bene, altrimenti… Una nazionale che non esito a definire egonu-dipendente. Cosa si pretenda in più da questa ragazza non riesco a capire. Il resto lo fanno anche i media, sempre pronti a cavalcare il minimo accenno polemico e anche la più piccola e normale delle discussioni. Sarebbe ora di darci un taglio!

L’spetto più grave resta quello del razzismo e dell’omofobia. Bene ha fatto il presidente Draghi a intervenire per esprimere ammirazione e solidarietà ad una sportiva presa di mira dagli stupidi di cui è pieno il nostro Paese. Dopo avere giustamente e severamente stigmatizzato certi comportamenti, è meglio però spegnere i riflettori e andare avanti, avendo a cuore solo il valore della competizione sportiva e il rispetto per le persone che in essa si impegnano. Il resto, causa-effetto di un divismo devastante, lasciamolo perdere. Capisco la sensibilità ferita di questa giovane persona: facciamole sentire il rispetto, l’ammirazione e la vicinanza che merita. Evviva la pallavolo. Evviva Paola Egonu!