Votare di pancia per nuotare nella cacca

Sondaggio che farà discutere, che potrebbe spostare le consapevolezze di più di un partito e di qualche osservatore, quello della CISE/Università Luiss Guido Carli. Un’indagine che conferma il predominio della coalizione di centrodestra su quella di centrosinistra – anche se meno schiacciante rispetto alle altre rilevazioni –, che vede una Lega addirittura sotto il 10%, il Movimento 5 Stelle in salita fino quasi al 17%, Verdi e Sinistra Italiana sopra Azione e Italia Viva. E che ipotizza un presumibile “effetto Churchill” sul voto delle politiche del prossimo 25 settembre.

Il sondaggio è introdotto da una sostanziosa nota metodologica. L’indagine è stata condotta con metodologia CAWI su un campione di 861 intervistati da mercoledì 31 agosto a lunedì 5 settembre dalla società Demetra di Mestre. Gli intervistati sono stati scelti in rappresentanza di un campione di popolazione italiana in età di voto per combinazione di sesso, classe di età, titoli di studio e provenienza geografica. Alle intenzioni di voto sono state applicate correzioni specifiche, “derivate da una stima sperimentale dell’effetto della collocazione della domanda sull’intenzione di voto”.

A differenza degli altri sondaggi quello CISE/LUISS ha presentato un questionario lungo e articolato che ha presentato la domanda sull’intenzione di voto nella seconda metà del questionario, quindi con una possibile influenza delle domande precedenti sulla domanda finale. “Va detto che la nostra indagine non fa parte di una serie regolare (settimanale o mensile), e quindi non ci ha dato la possibilità di fare correzioni di stabilizzazione (magari basandoci su sondaggi precedenti) come possibile per gli istituti di sondaggio veri e propri, che svolgono indagini regolari e frequenti. È una delle importanti differenze tra le aziende di sondaggi e invece (come noi) i centri di ricerca che usano sondaggi per le proprie ricerche”. Ne è uscito fuori un “outlier”, ovvero un’indagine fuori da molte linee, un’eccezione quasi.

“Immagini che domani ci siano le elezioni politiche per il Parlamento nazionale. Lei quale partito voterebbe per la Camera dei Deputati? Per favore, scelga solo una delle seguenti opzioni”, la domanda sull’intenzione di voto posta agli intervistati. Saldo in testa Fratelli d’Italia, anche se con una performance leggermente inferiore ai sondaggi di questi giorni, al 23% contro il Partito Democratico al 21,4%, in linea con le altre indagini. Saldo è anche il vantaggio della coalizione di centrodestra, dell’11%, sul centrosinistra ma inferiore al distacco che altri istituti stabilizzano tra 15 e 18 punti.

A influire in particolare è un presunto crollo della Lega, addirittura sotto il 10%: al 9,6%. Forza Italia è all’8%. Se anche altri sondaggi davano un Movimento 5 Stelle in risalita, a minacciare il Carroccio: certo l’exploit del sondaggio è clamoroso e piazza i grillini al 16,6%, un risultato che premierebbe l’ex premier Giuseppe Conte e che configurerebbe il M5s come sorpresa assoluta della tornata. Altra notizia è l’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana in vantaggio sul cosiddetto Terzo Polo Azione con Italia Viva al 5,3%. Italexit è stabile al 3,6%. Più Europa al 2,3%, Altre liste al 2,0%, Impegno Civico all’1,4%, Noi Moderati allo 0,9%. Resta altissima la percentuale del campione tra astenuti, non validi e indecisi, questa in linea con le altre indagini.

Le conclusioni: fuori discussione una vittoria netta del centrodestra, il M5S è qui visto anche oltre gli altri sondaggi più ottimisti che lo vedevano al 14% circa, il cosiddetto Terzo Polo non sfonda, Italexit anche qui oltre la soglia di sbarramento. Il centrodestra raccoglie i frutti di una coalizione che si è presentata compatta e quindi quasi dominante nei collegi uninominali. Il centrosinistra legandosi all’agenda Draghi accosta la propria corsa a un leader che non ha mai detto di voler tornare al governo e ai provvedimenti di un governo stretto tra i compromessi tra destra e sinistra. Lo stesso discorso vale per il binomio Calenda-Renzi.

Il sondaggio ipotizza quindi un “effetto Churchill”: il leader britannico, dopo aver guidato il Regno Unito contro la minaccia dell’invasione della Germania nazista, subì una cocente sconfitta elettorale. Gli elettori premiarono i laburisti e il loro piano di Welfare State. “Occorre ricordare spesso quell’episodio, che ci insegna sempre che la competizione elettorale si gioca sul futuro, non sul passato. Stiamo a vedere”. (dal quotidiano “Il riformista”)

I sondaggi sono fatti apposta per essere smentiti, ma qualche indicazione la forniscono e poi finiscono con l’influenzare gli elettori in una sorta di competizione fine a se stessa, che può portare anche ad esiti piuttosto strani.

Faccio una piccola digressione con un richiamo alla storia ed alla tradizione del canto corale a Parma. Mio padre era stato corista (secondo tenore) della corale Giuseppe Verdi in aperta e gloriosa concorrenza con la corale Euterpe. Mi raccontava spesso con quanta dedizione e con quanto spirito di sacrificio i coristi dei due gruppi si dedicassero, a livello puramente dilettantesco, a questa attività: una vera e propria scuola con maestri di grande valore e con raggiungimento di livelli artistici molto importanti. La passione di Parma per il canto non è un caso e viene da lontano. Mio padre però sosteneva, con il suo solito approccio disincantato, che la molla, forse fondamentale, per tanto impegno fosse la competizione, la sfida tra le due corali, il derby corale potremmo dire. Tanto che, una volta arrivati alla fusione dei due gruppi, pensando di elevare ulteriormente il livello artistico, si ebbe la sgradita sorpresa di un allentamento dell’impegno: scemò l’entusiasmo. Mio padre mi raccontava che “nessuno” più andava alle prove, la tensione forte era venuta meno. Non so come finì, non conosco il prosieguo della vicenda. Mio padre mi voleva insegnare che anche nei campi più alti dell’attività umana bisogna stare un po’ coi piedi in terra, un po’ di sano realismo non guasta mai.

Certamente i cittadini sono molto preoccupati delle prospettive di una situazione zeppa di problemi gravissimi e sembrano rassegnati alla irrilevanza della politica rispetto ad essi. Forse la parentesi Draghi è stata subita come una bella favola da cui prima o poi bisognava comunque svegliarsi indipendentemente dal principe azzurro e dalle sue autorevoli scorribande internazionali.

La prova elettorale viene quindi vissuta quasi come una gara sportiva in cui non è affatto detto che vinca il migliore: da una parte quindi la tentazione di salire più o meno convintamente sul carro del vincitore che sembra chiamarsi Giorgia Meloni, dall’altra parte il ripiegamento velleitario su chi può dare alla sconfitta un senso disfattista o almeno disturbante (M5S e Verdi-sinistra). Orientamenti assai poco razionali e molto istintivi: voti di pancia per dirla brutalmente. Forse anche parte dell’astensionismo finirà con un voto concesso “alla boia”, alla viva il parroco, alla palla in tribuna.

Chi ha sostenuto il governo Draghi e chi si ostina a sostenerne una riedizione verrebbe penalizzato (vedi soprattutto Lega per il passato e terzo Polo Calenda-Renzi per il futuro). Il movimento pentastellato, che avrei pensato uscisse “asfaltato dalle elezioni”, rischia di uscirne molto bene, mantenendo il suo appeal di forza protestataria camuffata da progressista (ai danni di un PD decisamente scolorito e appiattito).

Enrico Letta aveva tatticamente scommesso su un’alleanza col M5S senza essere capace di gestirla, salvo fare rapidamente macchina indietro in nome della difesa del governo Draghi, ma bruciando l’alleanza con Calenda e rimanendo attaccato ad una “sinistrina” rosso-verde che gli sta rubando voti e coerenza. In buona sostanza il PD non è né carne né pesce, l’unico pesce, peraltro lesso, è Letta.

Si va verso il peggior governo bilanciato dalla peggior opposizione, una sorta di beffa democratica con ulteriori probabili elezioni a breve scadenza in una deriva che sembra non avere fine. Il resto lo faranno gli eventi bellici, economici, sanitari, finanche metereologici.

Non ha tutti i torti chi fa riferimento all’effetto Churchill/Draghi: acqua passata non macina più. L’acqua futura è tutta da scoprire: potrebbe uscirne anche un Parlamento senza capo né coda. Ci sono tutti i presupposti perché ciò accada nonostante il segno elettorale di un centro-destra compatto ma diviso, forte quantitativamente ma irrilevante politicamente, a metà strada fra il cambio di marcia e il motore imballato, con la sciagurata probabilità dell’arrivo di un meccanico chiamato “troika”.

Auguri a Mattarella: la gente lo gode e sembra quasi divertirsi a rimettere nelle sue mani la patata bollente. Speriamo che non si stanchi…  Dopo aver giocato il jolly-Draghi, cosa studierà per tirarci fuori dalla cacca?