Le fate russe e le streghe americane

Da tempo penso, dico e scrivo che l’Occidente nei confronti di Putin ha troppi scheletri nell’armadio, che lo frenano e ad un tempo lo spingono su posizioni esagerate e sconclusionate in ordine alla guerra in corso con tutto quel che ne consegue. Eccomi servito!

É trapelata dalla capitale federale Usa una notizia che infiamma ulteriormente la polemica politica in Italia: la Russia avrebbe trasferito segretamente oltre 300 milioni di dollari a partiti politici, dirigenti e politici stranieri in oltre una ventina di Paesi a partire dal 2014. Ad affermarlo non meglio precisati alti dirigenti Usa sulla base di accertamenti dell’intelligence americana. La notizia crea imbarazzi nel centrodestra. Tutto il resto dello schieramento va sulle barricate e chiede chiarezza, in Italia, prima del voto. Interviene anche Fdi. E Matteo Salvini minaccia querele.

Al momento non si riesce a capire la consistenza delle rivelazioni americane. Il primo dubbio che sorge è che gli Usa intendano tenere sulla corda i loro alleati occidentali al fine di prevenire eventuali loro scostamenti rispetto alla linea belligerante adottata e più in generale per condizionare comunque la politica di questi Stati (Italia più che mai compresa) nell’assoluto rispetto dei patti storici e delle iniziative attuali.

La notizia suona come un avvertimento a chi si possa sentire in colpa e come un caldo invito agli elettori di questi Paesi amici a non scherzare col fuoco. Il discorso vale anche per l’Italia. Credo che questo avviato tormentone ci accompagnerà fino al 25 settembre, ma anche oltre tale data.

La domanda di fondo che gli Usa insinuano nel dibattito elettorale italiano è la seguente: la destra italiana è affidabile per quanto riguardo la collocazione internazionale del Paese o rappresenta una mina vagante a livello europeo, Nato e quant’altro? C’è una storia fatta di dichiarazioni, incontri e rapporti a dir poco equivoci tra la Lega di Salvini e la Russia di Putin. Su questo terreno chi è senza peccato scagli la prima pietra, ma ora è il turno della Lega e con essa della destra a dover rispondere su questa materia delicata, che potrebbe addirittura diventare, politicamente ed elettoralmente, devastante.

Non è dato intuire cosa potrà succedere. Non so fino a qual punto gli italiani si faranno coinvolgere in questo discorso e come reagiranno. La destra è sulla difensiva anche se rischia di rappresentare la prima gallina che canta dopo avere fatto l’uovo. Giorgia Meloni si sta spendendo per rassicurare gli elettori sulla propria vocazione democratica, filoamericana e filoeuropea: non è molto credibile… I dubbi ci sono, eccome. La sinistra rischia di cavalcarli in modo tardivo, scomposto e inconcludente. Se questi pericoli esistono (ne sono personalmente più che convinto) andavano dichiarati per tempo e su di essi bisognava imbastire una diversa tattica elettorale all’insegna della diga da porre all’avanzata della destra. Adesso forse è tardi, anche se gli Usa la sanno molto lunga e se si sono mossi…

Anche ammettendo che la destra risulti comunque vincente alle urne, ci sarà poi il “piccolo” problema di governare il Paese. Potrebbero esplodere, come acutamente ipotizza Massimo Cacciari, le contraddizioni soprattutto nella Lega con un Salvini minoritario all’interno del partito e con la prevalenza dell’ala governista e rassicurante dei Giorgetti e degli Zaia. E magari, per dirla con Carlo De Benedetti con un Silvio Berlusconi in vena di piroettare o addirittura di sfilarsi da una combriccola imbarazzante e pericolosa. Molto dipenderà dall’entità della vittoria elettorale e dalla ripartizione del consenso all’interno della coalizione. Certo che il fiato degli Usa sul collo si farà sentire: della serie “ma dove credete di poter andare…”.

Se il risultato elettorale non fosse eclatante, l’influenza esterna sarebbe ancor più forte fino al punto da tornare al presidenzialismo obbligato e surrettizio di Mario Draghi e Sergio Mattarella: un autentico boomerang per chi a destra lo ha temerariamente inserito nel programma elettorale.

Una riflessione finale molto amara riguarda la immaturità democratica italiana e la debolezza del suo sistema politico: possibile che occorrano le streghe americane per farci ragionare? Alla fine della fiera rischiamo di doverci ancor più schierare acriticamente con gli Usa, senza poter nulla eccepire e facendo scegliere i ministri all’intelligence americana. Sarà questo il prezzo da pagare per arginare i fantasmi del passato e per mandare a casa direttamente o indirettamente Giorgia Meloni? Non vorrei che fosse peggio la toppa del buco.