La scolaretta col grembiule nero

In un interessante intervento nel programma televisivo “Otto e mezzo” de La 7, l’ingegner Carlo De Benedetti, sullo sfondo di una situazione globale drammatica tendente al catastrofico, ha delineato in modo plastico le due figure politiche italiane, che pur nella loro diversità, stanno caratterizzando la campagna elettorale, più con i loro difetti che con i loro pregi. Si tratta di Giorgia Meloni a cui De Benedetti fa un implacabile esame del sangue democratico e una spietata ecografia della capacità di governare e di Enrico Letta il cui comportamento viene sottolineato con la matita blu dei gravi errori politici.

Intendiamoci bene, – credo peraltro che l’ingegner De Benedetti sarà d’accordo – tra i due c’è un abisso culturale prima che politico: Enrico Letta ha preparazione, competenza, esperienza, mentre Giorgia Meloni è una pur valida e divertente soubrette sul penoso palcoscenico della campagna elettorale. Tuttavia vanno visti entrambi con spirito critico anche perché potrebbero essere preparatori-protagonisti di un futuro tutt’altro che roseo.

Cedo comunque la parola a Carlo De Benedetti, che, a dispetto dell’età piuttosto avanzata, dimostra una inossidabile ed invidiabile verve intellettuale. Riporto di seguito integralmente le sue invitanti considerazioni.

La Meloni è una persona camaleontica. Nella sua maratona Garbatella-Oxford con tappa in Spagna al ritrovo con i suoi camerati di Vox, ha negato tutte le cose dette negli ultimi due anni: adesso è pro-guerra, pro-Ucraina, pro-armi, pro austerità finanziaria pubblica, etc. Sembra una “scolaretta”! Vogliamo credere alla Meloni quando era al comizio di Vox o vogliamo credere, come dice Letta, “all’incipriamento”? Penso che la sua vera natura sia quella che ha mostrato in tutti questi anni con la cultura da cui viene. Si dice che non bisogna dire che sono fascisti, ma la sua storia è certamente molto chiara. Non vedo quindi questo entusiasmo per avere un primo ministro come la Meloni. Aggiungo che il cambiamento tra Draghi e Meloni è una roba che, se non fosse una tragedia, sarebbe esilarante. Non credo neanche un istante all’ipotesi di Mario Draghi consulente, suggeritore, garante o patrono di Giorgia Meloni. Draghi è una persona seria, lo conosco molto bene. Se è solo questione di interlocuzione, ricordiamo che a Draghi è toccato stare al telefono con Grillo, che è un’umiliazione mica da ridere…

Ho una mia idea: essendo un “esperto” di Berlusconi, penso che lui si sfilerà dall’alleanza di centro-destra, perché a fare il “paggetto” della Meloni non lo vedo. Inoltre le posizioni fra Salvini e Berlusconi sono all’opposto e quindi non sono affatto sicuro che nel campo del centro-destra vada tutto così liscio. Personalmente scommetto che Berlusconi si sfilerà.

Quanto alla situazione internazionale siano di fronte a diversi fenomeni che si sovrappongono. È in atto un processo di “deglobalizzazione”, che è generato da Russia e Cina, mentre gli americani tendono a riportare le produzioni in casa, e che porta inflazione. Abbiamo altri due fenomeni: il blocco delle forniture di gas, con tutto quel che ne consegue, e la siccità. La produzione agricola italiana è stata inferiore del 35% rispetto all’anno scorso. La siccità non ha però colpito solo l’Italia, ha colpito, per esempio, anche la Cina. Se si sommano deglobalizzazione, crisi del gas, siccità e inflazione…auguri a tutti noi. Bisogna poi aggiungere che l’inflazione ha dei colpevoli, che non l’hanno generata, ma che l’hanno sottovalutata: sono le banche centrali, che hanno continuato con una scriteriata politica di interessi pressoché negativi.

Quanto alle sanzioni, che Salvini ritiene facciano più male all’Italia che alla Russia, cosa dovevamo mandare a Putin? Un mazzo di rose? Al di là delle sanzioni cosa si può fare? La guerra o l’indifferenza. Non mi pare sia civile fare gli indifferenti di fronte all’invasione di uno Stato sovrano. Le sanzioni sono l’unico modo civile con cui si risponde a un dittatore incivile. L’allargamento della guerra spero non succeda.

Pur considerando che i problemi sono più economici che politici, lo scenario elettorale e post-elettorale non è certo tranquillizzante. Speriamo che Mattarella tenga in carreggiata l’Italia, conoscendo come si è mosso, anche dal 2018 in poi, rispettando al cento per cento la natura parlamentare della nostra democrazia.

La vicenda elettorale parte da una legge, che tutti definiscono uno schifo e che dovrebbe essere cambiata dal Parlamento, ma nessun si è preoccupato di farlo nonostante l’entrata in vigore del cambiamento della composizione del Parlamento stesso. Enrico Letta doveva sapere che questa legge predilige le coalizioni, non tanto politiche, che non esistono né a destra né a sinistra, quanto elettorali. Le contraddizioni politiche esistono sia a destra che a sinistra, quindi il segretario democratico ha sbagliato ad impuntarsi sulle divisioni rispetto al M5Se non solo. Il punto è tentare di vincere le elezioni mettendosi in condizioni di competere e non rinunciando alla competizione. Letta ha predicato un campo largo ed è finito in un campetto. La politica consiste nella capacità di aggregare degli alleati, che non devono essere necessariamente alleati politici, ma possono essere elettorali. DI fronte a questa destra bisognava fare un CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) con dentro tutti. Non avere capito questo è un gravissimo errore.

Dopo aver detto di essere sostanzialmente d’accordo, mi permetto un breve commento alla stimolante analisi di De Benedetti. L’ingegnere bacchetta Meloni e Letta: la prima per inaffidabilità democratica e inadeguatezza governativa, il secondo per incapacità tattico-politica a combattere una destra pericolosa e ficcante. Potremmo dire che tutto il resto è fuffa elettorale, mentre la situazione in cui viviamo è grave e sembra inaffrontabile dalla politica prigioniera delle sue debolezze e fragilità.  La classe politica italiana è ridotta molto male se siamo costretti a fare i conti con l’incedere di una equivoca “scolaretta” vanitosa e presuntuosa che si candida a guidare il Paese e sembra, stando ai numeri, persino riuscirci e se dall’altra parte della barricata non c’è nessuno capace di serrare le fila per sbarrare la strada ai “barbari”.

Le uniche speranze a cui attaccarsi riguardano la litigiosità del pollaio destrorso in cui il vecchio gallo potrebbe rovinare la festa al galletto ed alla gallina rampanti e ruspanti, ma soprattutto l’affidabilità del capo dello Stato che potrebbe ancora una volta rompere le uova nel paniere parlamentare rispettando il paniere stesso e ripulendolo dalle frittate.