La diaspora del “rudo”

Il New York Times torna a parlare di Roma e dei suoi rifiuti. Il quotidiano statunitense dedica alla Capitale, in un articolo uscito il 29 agosto scorso, un reportage che racconta i giorni della crisi legata all’incendio di vaste proporzioni nella discarica di Malagrotta, che ha finito per interessare un impianto di trattamento meccanico biologico (tmb) dei rifiuti, definendo Gualtieri un sindaco che “osa sognare” perché vuole realizzare un termovalorizzatore. Soluzione che stavolta potrebbe essere “quella definitiva”. 

“Da anni ormai, nulla simboleggia la caduta di Roma più della sua crisi dei rifiuti – si legge nell’articolo – un serraglio di cinghiali, gabbiani violenti e ratti si riunisce per banchettare con i detriti della capitale. All’inizio dell’estate, una serie di incendi sospetti in impianti di rifiuti e sfasciacarrozze – letteralmente incendi di cassonetti – ha oscurato il cielo, soffocato l’aria e sollevato lo spettro dell’incendio doloso e della criminalità organizzata”.

“Poi, quando sembrava che – aggiunge – la puzza dei rifiuti di Roma non potesse peggiorare, una disputa sulla costruzione di un nuovo inceneritore per la città è emersa come motivo dichiarato di un ammutinamento politico che ha fatto cadere il governo di unità nazionale del primo ministro Mario Draghi a luglio. Il giorno della rivolta, mentre seguiva l’evolversi del dramma politico dal suo ufficio con vista sul Foro Romano, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, è sembrato confuso dal ruolo che lui e il problema dei rifiuti della sua città hanno avuto nell’inaspettato crollo del governo. ‘Formalmente il motivo sono io’, ha detto. Almeno Gualtieri, un veterano della politica di sinistra, è emerso dal naufragio con l’autorità di accelerare la costruzione di un impianto di termovalorizzazione dei rifiuti per Roma da circa 600 milioni di euro, che spera gli permetta di avere successo dove altri hanno fallito”. 

L’articolo, tra l’altro, ricorda che Gualtieri “in qualità di ex ministro dell’Economia, ha contribuito personalmente a ottenere miliardi di euro di fondi dell’Unione europea per l’Italia, con una fetta significativa per Roma e altri impianti del piano rifiuti della città. Ha parlato di 1,4 miliardi di euro aggiuntivi da parte del governo italiano per contribuire alla preparazione dei pellegrini che visiteranno la città e il Vaticano durante l’Anno Santo del 2025 come se fosse un affare fatto. E ha già avuto successo nell’attrarre investitori privati per finanziare il nuovo inceneritore. “Il problema non è il denaro”, ha detto.

L’articolo racconta poi le varie fase previste dal piano rifiuti firmato dal sindaco dem. A partire da Ama. “Entro la fine dell’anno la città assumerà circa 650 persone per pulire le strade, e poi entro due anni il Comune dovrebbe mettere nuovi cassonetti nelle strade. Mentre la terza fase inizierebbe nel 2025, verso la fine del mandato, quando appunto dovrebbe entrare in funzione il termovalorizzatore”. (Romatoday)

Quando le reprimende arrivano dall’estero mi torna alla mente il presidente della Repubblica Sandro Pertini: aveva mille ragioni quando sosteneva che il popolo italiano non è primo, ma nemmeno secondo a nessuno. Noi invece tendiamo ad auto-screditarci irrimediabilmente. Tanti anni fa ebbi modo di pranzare occasionalmente ed in gruppo assieme a Piero Bassetti, autorevole personaggio pubblico di provenienza lombarda, ma di livello nazionale ed internazionale: sosteneva di aver girato mezzo mondo e di aver concluso obiettivamente come il Paese dove si vive meglio sia l’Italia.  Forse è opportuno che ce ne ricordiamo, non per imbrodarci nelle auto-lodi, ma per sopportare meglio le pur sacrosante critiche che arrivano da lontano e soprattutto per reagire costruttivamente ad esse.

Fatta questa “patriottica” premessa, aggiunto che gli statunitensi farebbero meglio a guardare come in casa loro vengono trattati quelli che considerano rifiuti umani (messicani, neri, delinquenti vari, etc. etc.), vengo a qualche riflessione sulla vergognosa incapacità romana di ripulire una volta per tutte la città dai rifiuti senza palleggiarli da un sindaco all’altro e senza ideologizzare il problema tra raccolta differenziata e termovalorizzatori.

Mentre i politici dissertano sul sesso dello smaltimento, la città convive con la sporcizia. I sindaci si susseguono, ma i rifiuti rimangono, forse addirittura crescono. È possibile che nella capitale non si riesca ad avviare seriamente a soluzione questo annoso e vergognoso problema? Possibilissimo! Il problema viene palleggiato fra destra e sinistra politica, che di fronte a questa normale e colpevole emergenza pari sono (parità che purtroppo si allarga a molte problematiche), tra teorie igienico-ambientaliste contrapposte e basate sul riciclaggio (raccolta differenziata) o sull’incenerimento (termovalorizzatori), tra inefficienze degli enti preposti e strumentalizzazioni delinquenziali del disagio, tra amministrazioni locali e governo regionale e centrale, tra soluzioni provvisorie e illusioni radicali.

L’ultimo clamoroso passaggio riguarda l’inceneritore, che, anziché bruciare i rifiuti, ha contribuito a bruciare il governo Draghi: intendiamoci bene è stato solo un pretesto per dare la spallata a ciò che da tempo si faceva fatica a sopportare, tuttavia la politicizzazione del problema ha raggiunto l’apice.

Qualcuno sostiene che l’attuale sindaco si illuda di risolvere il problema a suon di miliardi investiti nell’incenerimento. Forse sarebbe opportuno lasciarlo lavorare, anzi metterlo in condizione di far lavorare tutti coloro che dovrebbero essere impegnati nella trafila dei rifiuti. Sì, perché ho da sempre l’impressione che ci sia molta pigrizia e molto menefreghismo se non addirittura disfattismo.

Fatto sta che la capitale continua a vivere coi rifiuti sotto casa: è una vergogna! Mi viene il dubbio che possa essere l’immagine eloquente dell’inadeguatezza dei pubblici amministratori ad affrontare e risolvere i problemi dei cittadini. Una bella conseguente spinta alla sfiducia verso la politica. Ricordiamoci che la prima definizione di “politica” risale ad Aristotele ed è legata all’etimologia del termine; secondo il filosofo, “politica” significava l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti. Sarà necessario tornare a questo concetto. Anche perché senza questa forte motivazione si può finire veramente tutti dentro il cassonetto dell’inciviltà.