Il riso politico abbonda sulla bocca degli italiani

Accantonerei momentaneamente il discorso dell’affidabilità democratica della destra che si accinge a governare il Paese, lasciandolo alla rigorosa e tempestiva verifica fattuale sulla base delle scelte che verranno adottate nel tempo. L’esame preventivo poteva avere un senso se fosse stato accompagnato da una tattica elettorale stringente, con la prospettazione di una coalizione alternativa attestata sulla intransigente difesa della costituzione e della storia da cui essa è nata. Non è stato così, la polemica propagandistica è stata vuota e controproducente e proseguirla ora sarebbe oltre modo sbagliato e inutile. Voglio invece interrogarmi provocatoriamente sul perché e il percome l’elettorato abbia scelto di virare sulla destra.

All’estero in molti si chiederanno cosa stia succedendo in Italia: come mai gli italiani sono passati da un premier di grande livello ed autorevolezza come Mario Draghi ad una scolaretta governativa come Giorgia Meloni? Domanda pertinente anche se un tantino maliziosa. Me lo sto chiedendo anch’io e faccio sinceramente molta fatica a trovare risposte plausibili.

La prima ipotesi che mi salta in mente è quella di considerare il massiccio voto a Fratelli d’Italia come un voto di protesta verso tutto e tutti, una protesta che anni fa si era incanalata su Beppe Grillo ed il suo movimento. Tra i molti suoi demeriti buffonescamente accumulati c’era un pregio iniziale, quello cioè di avere intercettato una protesta che poteva prendere scorciatoie pericolose: la delusione dei protestatari è stata grande, il M5S si è repentinamente trasformato prima in un improbabile partito di governo e ultimamente in un movimento progressista tale da far invidia e concorrenza alla sinistra più o meno storica. La protesta quindi ha dovuto prendere un’altra strada, quella di Giorgia Meloni, coerente nelle sue incoerenze, capace quindi di rappresentare la confusione mentale dei cittadini, oppressi dalle difficoltà insormontabili e schiavi dei problemi enormi da cui sono subissati.

Una seconda ipotesi potrebbe essere quella di considerare il successo elettorale meloniano come un ingenuo e/o disperato scherzo col fuoco di un popolo che va a farfalle. Un voto espresso alla “viva il parroco”, un divertissement elettorale, una goliardata politica, un’alzata di spalle bella e buona.

Una terza ipotesi un po’ più sostanziosa induce a ritenere questo strano voto come uno spassionato affidamento al nuovo, che non avanza, ma che consiste in un autentico salto nel buio. Siccome il nuovo non si vede, tanto vale andarlo a cercare a casaccio: una sorta di colossale gioco a mosca ceca.

Con queste considerazioni non intendo affatto criminalizzare la dabbenaggine dei miei connazionali, ma solo cercare di capire cosa li ha spinti a sbandare in una curva molto pericolosa.  Protesta di comodo, scherzo a parte o salto nel buio.

Un tempo si diceva che ogni popolo ha la classe politica che merita, oggi si può affermare ironicamente che la politica merita il popolo che si ritrova. Probabilmente il governo di centro-destra, in fin dei conti, non sarà quel disastro che qualcuno teme: viaggiamo su binari obbligati a livello economico, europeo ed internazionale. La politica è così debole che gli italiani pensano che uno valga l’altro, tanto le cose vanno come devono andare. Anche l’aumento notevole dell’astensionismo, a cui peraltro ho contribuito, la dice lunga.

L’unico punto positivo consiste nella sdrammatizzazione della politica, ma stiamo attenti che sdrammatizzare non vuol dire buttarla in ridere, soprattutto in un momento storico tragico come quello attuale. Forse gli italiani hanno preso alla lettera quanto dice Kurt Vonnegut, scrittore ed accademico statunitense: “Sia il riso che il pianto sono reazioni alla frustrazione e alla stanchezza. Io personalmente, preferisco ridere. C’è meno da risistemare dopo”.