E in piazza…botte da Orban

Tutti hanno sbrigativamente assolto Giorgia Meloni dalle sue macchie del passato (simpatie neofasciste) e dalle contraddizioni del presente (opzioni sovraniste e nazionaliste a livello europeo e mondiale) per iscriversi al pragmatismo della storia futura. Non sono d’accordo su questa frettolosa e comoda voltata di pagina, ma comunque voglio anch’io provare a fare il pragmatico a tutti i costi, come se la politica potesse prescindere da certi immutabili valori per appiattirsi sui precari programmi.

Ebbene, credo che il governo di destra dovrà misurarsi con tre promesse elettorali, molto dure da mantenere e che potrebbero costituire autentiche bucce di banana: i diritti civili con particolare riguardo all’aborto ed a tutto il discorso LGBT, il reddito di cittadinanza e il presidenzialismo.

Dio, patria e famiglia è la sintesi di un programma che liquida Dio con gli interessi di potere della Chiesa, la patria con assurdi rigurgiti di nazionalismo camuffati da sovranismo, la famiglia con la chiusura verso le problematiche riconducibili ai rapporti interpersonali.

Non è un caso se gran parte del mondo cattolico ha finito col votare a destra (non è una novità, ma una triste realtà, nonostante le aperture mentali di papa Francesco e del cardinale Zuppi): Dio viene così messo al suo posto… (d’altra parte Gesù non è assiso alla destra del Padre?).

La patria chiama e la destra risponde andando in prestito da Viktor Orban, da Marine le Pen, da Vox, da Trump: bisogna pur difendersi dallo strapotere tedesco e dal burocratismo europeo…un nuovo modo di (non) essere europei.

La famiglia va difesa con le unghie e coi denti: mettiamo un po’ di ordine nella vita sessuale degli italiani! Sembra di essere tornati al clima del referendum sul divorzio…

Fin che si scherza si scherza, ma quando eventualmente si dovesse fare sul serio, qualcosa potrebbe accadere. Le “streghe femministe” ed i “fannulloni meridionali” potrebbero anche scendere in piazza in modo tutt’altro che pacifico: i gruppi dell’ultra-sinistra non aspetterebbero altro, quelli dell’ultra-destra troverebbero finalmente sbocco politico alle loro farneticazioni filofasciste e filonaziste. E la polizia?  I fantasmi del 1960 si aggirerebbero nelle piazze italiane: il governo Tambroni cadde per molto meno!

E il presidenzialismo? Fortunatamente la maggioranza dei due terzi, che consentirebbe riforme costituzionali  senza referendum popolare, non è stata raggiunta dalla destra (il solo pensare ad una simile eventualità mi “scaravoltava” letteralmente il sangue), tuttavia resta nel suo Dna  una sorta di ricorso all’uomo forte, che potrebbe essere introdotto surrettiziamente da una riforma populista per eccellenza, quella dell’elezione diretta del capo dello Stato, magari con la messa in discussione della presidenza Mattarella. Non so come reagirebbero gli italiani. A mio giudizio non sarebbe una passeggiata!

Che il reddito di cittadinanza possa avere dei limiti e dei difetti è abbastanza scontato, togliere drasticamente ogni sostegno ai poveracci iscrivendoli tutti indistintamente nella categoria dei fannulloni è roba da matti.

Che l’orgoglio femminista ed omosessuale possa essere temperato da una visione equilibrata della società moderna è una cosa, mettere i “bastoni fra le ruote” alle donne che intendono abortire e “righettizzare” le persone sessualmente diverse è ben altra idiozia umana e sociale.

Rivedere la Costituzione per renderla più aderente alle esigenze di rappresentatività e governabilità istituzionale è un discorso da tempo all’ordine del giorno, fare uno sgarbo al parlamentarismo riducendolo a vignetta istituzionale è una prospettiva che grida vendetta.

Non ho voluto fare dell’allarmismo anti-fascista, del maccheronico sociologismo pauperista, dell’oltranzistico ed anacronistico costituzionalismo, ma soltanto lanciare un messaggio a Giorgia Meloni: donna avvisata, mezzo salvata!