Passate le elezioni, gabbati gli elettori

“Io spero che la riforma costituzionale sul presidenzialismo si farà. É dal ’95 che ho proposto un sistema presidenziale” per l’Italia. Un sistema “perfettamente democratico che la democrazia la esalta consentendo al popolo di scegliere direttamente da chi essere governato”. Lo ha detto il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, a Radio Capital. “Se la riforma entrasse in vigore – ha aggiunto – sarebbero necessarie le dimissioni” di Sergio Mattarella “per andare all’elezione diretta di un Capo dello Stato che, guarda caso, potrebbe essere anche lui”.

Riprendo per l’occasione la dellutriana metafora del nonno che gira per casa in mutande: per Berlusconi non si tratta di veri e propri attacchi di arteriosclerosi, semmai si potrebbe parlare di megalomania infantile sfociata in vera e propria follia senile. Non mi sento tuttavia di liquidare la faccenda in chiave sanitaria ed auguro sinceramente al cavaliere di vivere ancora a lungo con il cervello a posto. Sta il fatto che probabilmente non riesce a trattenersi e dice quelle verità inconfessabili che i suoi amici non hanno il coraggio di ammettere.

“La sicumera di fermare il tempo, volere l’eterna giovinezza, il benessere illimitato, il potere assoluto, non è solo impossibile, è delirante”. Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale nell’Aula Paolo VI, una delle ultime catechesi dedicate al tema della vecchiaia. “La vecchiaia è nobile – ha sottolineato il Pontefice -, non ha bisogno di truccarsi per far vedere la propria nobiltà: forse il trucco viene quando manca nobiltà”. 

Di Berlusconi lasciamo stare il ribellismo erotico che fa più tenerezza che stupore, occupiamoci invece del fatto che probabilmente, sotto-sotto, coltiva un vero e proprio delirio politico, che lo porta magari ad ipotizzare di essere il presidente della Repubblica eletto direttamente dagli italiani. Credo che in questa fase le fantasie berlusconiane abbiano parecchi riscontri nella realtà della destra politica avviata ad una stagione di “spadroneggiamento” istituzionale oltre che governativo.

Forse gli lasciano credere di essere il beneficiario immediato della riforma costituzionale in senso presidenziale, mentre pensano a ben altra prospettiva a breve termine. Una cosa è certa: la destra vorrebbe liberarsi in fretta della pietra d’inciampo mattarelliana e la cosa potrebbe diventare agibile, mettendo Mattarella in contrasto con un Parlamento “quantitativamente e qualitativamente diverso” rispetto a quelli che l’hanno per ben due volte nominato. Aggiungiamoci una modifica costituzionale in senso presidenziale e Sergio Mattarella potrebbe essere politicamente spacciato, dopo essere stato supplicato di rimanere la suo posto: gli darebbero un vergognoso benservito, ma la vergogna dura poco.

A mio giudizio però non sarebbe tanto Berlusconi destinato a sostituire Mattarella, ma, udite udite, Mario Draghi, nella sua qualità di “sdoganatore” della destra e “rassicuratore” della sinistra. Il mondo intero resterebbe ammutolito di fronte ad un simile colpo di teatro: Giorgia Meloni potrebbe, direttamente o indirettamente, governare senza cipria; la sinistra sarebbe costretta a ripiegare sulla difesa del salvabile; tutti applaudirebbero alla vendetta indolore del Mario nazionale ed internazionale. Si aprirebbe una nuova fase intermedia di vacanza politica, che potrebbe durare a lungo, fin che Draghi vorrà.

Se questo fosse il tacito e sotterraneo disegno, il 25 settembre, vincano gli uni o gli altri, andremmo comunque a votare par Mario Draghi e potremmo tirare un lungo sospirone di sollievo. Chi l’avrebbe mai detto. Tutti gabbati, come si dice alla fine del Falstaff di Giuseppe Verdi. Io non sarei tanto d’accordo, ma cosa conta la mia intransigente fede democratica e costituzionale? Non mi resterebbe altro da fare che telefonare a Berlusconi per iscrivermi al suo partito, quello dei nonni che girano in mutande.