La ricottina del sindaco Marietta

Escluso – dal Terzo polo – l’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti che ha lamentato “la scelta conservativa e poco coraggiosa” di Azione e Italia viva di “salvare l’attuale dirigenza senza aprirsi a rappresentanti dei territori e di persone che potessero far crescere questo nuovo soggetto”.

Devo ammettere di aver votato per Pizzarotti nel lontano 2012, quando si presentò come candidato grillino tutto d’un pezzo a suon di “antitermovalorizzazione”. Andai su di lui a prescindere dal M5S e dall’inceneritore, peraltro già in via di avanzata realizzazione, rischiando di tagliarmi il membro virile della politica seria pur di fare un dispetto alla moglie piddina, che amoreggiava con la penosa candidatura di Vincenzo Bernazzoli.

Fu una prevedibile anche se parziale delusione: un’amministrazione incolore che si limitò a non fare danni e a sbandierare la messa in sicurezza delle casse comunali, che forse non erano poi così disastrate come si voleva far credere e comunque ripianate “pantalonizzando” i cittadini.

Nel 2017 mi astenni dal voto amministrativo parmense. Incolore la sindacatura di Pizzarotti, che non aveva mantenuto le promesse sul forno inceneritore non provando nemmeno a metterci un freno e che si era sostanzialmente accomodato all’andazzo parmense guidato dai poteri forti cittadini: chiedeva conferma più per forza d’inerzia “poltronara” che per meriti conquistati sul campo. Incolore l’ennesima inadeguata candidatura di sinistra in alternativa.

Ottenuta la conferma, Federico Pizzarotti non ha fatto altro che puntare ad un suo impegno politico di più alto livello.  Scrive al riguardo l’amico Luigi Derlindati, in un suo sferzante libro sulla vita amministrativa di Parma, che l’aspirazione e l’ispirazione fondamentali del sindaco sono  state quelle di trovare il proseguimento politico della sua attività: “Aspirazione comprensibile e anche condivisibile se questo sindaco avesse in parallelo pensato a gestire la città come Dio comanda, ma il suo pensiero dominante era altrove, così non si sono viste opere pubbliche qualificanti, lavori pubblici solleciti, ma servizi insufficienti. Un vero personaggio pubblico pensa al presente ed al futuro (dello Stato, della città, del comprensorio, etc.), chi non lo è pensa solo al suo contingente”.

Non c’è peggior considerazione per la politica che ritenerla un mestiere come un altro da proseguire a tutti i costi, facendolo magari diventare una professione-rifugio da cui ottenere le compensazioni carrieristiche rispetto alla normale routine. Non so se sia successo così per Pizzarotti, temo di sì. Oltre tutto bisognerebbe avere consapevolezza dei propri limiti…

La vicenda della candidatura di Michele Guerra è stata una sorta di ipotetico sigillo a questo disegno pizzarottiano: era chiarissimo che l’accordo prevedesse un successivo approdo di Pizzarotti nelle liste del PD, patrocinato dall’invadente governatore regionale Stefano Bonaccini. Lo scarsissimo successo della lista promossa dall’ex sindaco alla recente consultazione amministrativa parmense e l’evoluzione impazzita della politica nazionale hanno buttato all’aria i piani di Pizzarotti, costretto a ripiegare sul terzo polo, salvo trovarsi con un pugno di mosche in mano dopo aver sperato nella “generosità” di Renzi e Calenda.

Della serie “chi troppo vuole nulla stringe”. I patti in politica non si mantengono, figuriamoci se sono aleatori e deboli come quello stipulato più o meno espressamente da Pizzarotti col partito democratico. Bonaccini avrà impiegato mezzo minuto a sbarazzarsi delle velleità parlamentari del sindaco uscente, Letta avrà avuto ben altro a cui pensare, la questua dell’ultimo minuto non poteva che finire male.

Niente di personale e soprattutto nessuna soddisfazione per gli insuccessi altrui, ma prendo atto, con ironica bonomia, che la ricottina di Marietta-Federico è caduta in terra e il sogno non è diventato realtà. Dico la verità: se il Pd lo avesse candidato in Parma sarebbe stata per me la goccia che avrebbe fatto traboccare il voto astensionista. Non ho ancora valutato appieno le candidature piddine nel collegio di Parma: che non ci sia Pizzarotti è già qualcosa, il resto lo vedrò con la triste ansia di un’anima politica in pena antifascista.